Diana degli Andalò (Bologna, 1200 circa – 10 giugno 1236) e Cecilia Cesarini (Roma, 1200 circa – Bologna, 1260) sono figure insigni di quella fioritura verginale che accompagnò la presenza di san Domenico nella città di Bologna. Diana nelle mani del Patriarca emise i voti di castità, povertà e obbedienza. Intorno a lei si raccolsero altre religiose, fra cui la beata Cecilia.
Martirologio Romano: A Bologna, beata Cecilia, vergine, che ricevette l’abito monacale da san Domenico, del cui volto e del cui spirito fu testimone fedelissima.Nell’epistolario di Diana con il beato Giordano di Sassonia, uno dei primi compagni del Fondatore dell’Ordine dei Predicatori, è documentato il fervore di questa prima comunità nel cuore di Bologna, mentre a Cecilia è attribuita una mirabile descrizione di san Domenico. Il culto delle due beate vergini domenicane è stato confermato da Leone XIII.
Nella traslazione e ricognizione delle reliquie di Diana d’Andalò, fatta nel 1510 nel monastero bolognese di S. Agnese, si trovarono nella medesima tomba tre corpi, due dei quali furono attribuiti rispettivamente a Diana e a Cecilia. Il terzo, che allora non fu identificato, nella traslazione successiva (1584) fu attribuito a suor Amata, presunta monaca venuta con altre sorelle nel 1224, su invito del b. Giordano di Sassonia, da S. Sisto a S. Agnese per stabilirvi la vita domenicana. Tale identificazione, evidentemente fondata su Galvano Fiamma, manca di qualsiasi conferma. Il culto di Diana, Cecilia e Amata fu approvato il 24 dicembre 1891 da Leone XIII e la loro festa stabilita al 9 giugno. I corpi delle beate si conservano tuttora nel monastero di S. Agnese di Bologna.
Nacque a Roma nei primi anni del sec. XIII e morì a Bologna verso il 1290. Non siamo certi del suo casato, benché molti la dicano della famiglia Cesarini. Dopo essere passata con altre religiose da S. Maria in Tempulo nel costituendo monastero di S. Sisto (28 febbraio 1221), verso la fine del 1223 o l’inizio del 1224 fu da papa Onorio III inviata con altre tre consorelle a Bologna, per informare nello spirito domenicano le suore del monastero di S. Agnese, da poco fondato dalla b. Diana d’Andalò e dal b. Giordano di Sassonia. Vi fu eletta priora. Sul declinare di una vita esemplare, tra i settanta e gli ottanta anni di età, volle edificare le consorelle, ricordando le meraviglie operate da s. Domenico a Roma nella contrastata fondazione di S. Sisto: i suoi racconti furono raccolti da suor Angelica e portano il titolo di Miracula beati Dominici, ai quali la Cecilia ha legato il suo nome nella storia e nella agiografia domenicana. Non deve tuttavia far meraviglia se questi ricordi, a mezzo secolo di distanza dai fatti, non possono costituire una fonte storica assolutamente sicura, quanto a cronologia e a nomi.
Autore: Luigi Abele Redigonda
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