Etimologia: Giovanna = il Signore è benefico, dono del Signore, dall’ebraico
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Nella graziosa cittadina di NogentleRoi, il 23 aprile 1463, la sposa di Luigi XI, Carlotta di Savoia, diede alla luce una bimba, cui venne imposto il nome di Giovanna. Ma il re Luigi aspettava un figlio maschio, per avere un legittimo successore. Appena ebbe ricevuta la notizia che era nata una bimba, annullò tutte le feste preparate per il lieto evento, e quasi subito rinchiuse la piccola creatura nel castello di Amboise.
In questo castello, Giovanna passò la sua fanciullezza nel nascondimento e nell’infelicità, perché non le era neppur concesso di vedere la sua buona mamma.
Fin dai primi anni si sentì portata ad una vita di pietà, e sovente si recava in cappella ad attingere forza da Colui che tutto può. Un giorno, mentre si trovava raccolta in preghiera, una voce misteriosa le risuonò nell’interno: «Giovanna, mia cara figlia, prima di morire tu fonderai una Congregazione religiosa in onor mio, il che sarà il maggior piacere che si possa fare a mio figlio ed a me».
Giovanna intanto cresceva e conservava nel suo cuore tutte queste cose. Raggiunta l’età di 12 anni si unì in matrimonio col duca d’Orleans Luigi, il quale fin da principio dimostrò manifestamente di non amare la sua consorte. La buona Giovanna però tenne questo amore come sacro e sempre amò il suo sposo. Anche quando il marito fu fatto prigioniero per essersi ribellato al fratello di lei, Carlo VIII, ella non si stancò mai di perorare la liberazione dell’amato sposo; anzi ella stessa si rinchiuse con lui nella stessa prigione per alleviargli la sofferenza. Tanto fece che riuscì ad ottenere infine la liberazione; ma il consorte tenne in poco conto quest’atto, perché alla morte di Carlo VIII trovandosi ad avere nelle sue mani la corona di Francia, non esitò a far dichiarare nullo il matrimonio; quindi si separò da lei, creandola duchessa di Berry.
La carità di Giovanna perdonò ancora una volta all’ingrato, e si recò nel ducato di Berry, dove le campane delle chiese della città annunziarono gioiosamente l’arrivo della regina di Francia che diventava ora, ripudiata dal re, la loro buona duchessa. Qui la carità di Giovanna si manifestò generosa; tutti i suoi beni furono messi a disposizione dei più bisognosi, non esclusa buona parte dei cibi che venivano serviti sulla sua mensa.
Intanto Giovanna nel suo intimo rifletteva alla rivelazione avuta da bambina. Palesò il segreto al suo direttore di spirito, il quale la aiutò a realizzare l’idea. Sorse così la Congregazione dell’Annunziata, che venne poi debitamente approvata dalla Chiesa.
Anche la duchessa cominciò da allora a portare sotto i suoi vestiti principeschi l’abito del proprio istituto. Volle poi emettere la professione, con la quale, pure rimanendo duchessa di Berry, si impegnava a rimanere claustrale nel palazzo ducale come in un convento.
Passò così gli ultimi anni, finché lasciò questa valle di lacrime per ricongiungersi, carica di meriti, allo Sposo Celeste. Era il 4 febbraio 1505.
Fonte santodelgiorno.it
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