Oggi la Chiesa ricorda Sant’Angela da Foligno, mistico
Sant’Angela da Foligno è considerata una delle più grandi mistiche italiane; è stata beatificata nel 1693 e canonizzata da papa Francesco il 9 ottobre 2013.
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Angela nasce a Foligno (in Umbria) nel 1248 da una famiglia molto ricca. Secondo le usanze si sposò giovanissima, con un ricco signorotto, dal quale ebbe vari figli; il marito sicuramente non fu un modello di affettuosità e di tenerezza.
Lella (così era chiamata) era piccola, ma di bell’aspetto; non priva di vanità e di orgoglio ma anche intelligente e sensibile; gli piaceva farsi notare. Non pare avesse avuto una vita scandalosa, ma molto spensierata e dispersa in cose futili e inutili. Di fatto non abbandonò mai la pratica della fede, la frequenza della chiesa e dei sacramenti, anche se erano atti compiuti più per abitudine, con superficialità.
Angela era molto devota di san Francesco e fin da piccola frequentava la chiesa dedicata al santo di Assisi e sembra che il santo le apparve in sogno e la sollecitò al cambiamento di vita.
La mattina dopo andò nella chiesa di san Francesco per cercare un confessore; non avendolo trovato, si recò in duomo, dove stava predicando Fra’ Arnaldo, frate minore conventuale, suo cugino, al quale fece una confessione sincera e completa e si sentì finalmente tutta perdonata.
Una volta convertita, nella confessione dei suoi peccati, parlò di colpe gravi, non sempre bene espresse in confessione. La tradizione ci dice che fu anche infedele al marito.
Riconobbe la sua vanità e frivolezza, la sua ambizione di essere ritenuta per santa, mentre in realtà era ben diversa. Questa vita mondana e superficiale, il modo altrettanto superficiale di frequentare i sacramenti, le creavano un intimo tormento, compreso il terrore della dannazione finale.
Il cambiamento di vita interiore si espresse anche nello stile di vita esteriore ora improntato all’umiltà, al nascondimento, alla preghiera assidua, senza rinunciare a grandi mortificazioni nel cibo, nelle acconciature e nei vestiti. I suoi familiari non condividevano affatto questo repentino cambiamento di vita e la ostacolarono in tutti i modi.
Venne presa per pazza e sbeffeggiata. Il marito non la capiva affatto, la madre era una donna leggera e vanitosa, i figli non la riconoscevano più e si sentivano trascurati. Angela allora pregò perché venisse liberata da questi condizionamenti.
Ben presto rimase vedova e sola. Vendette anche tutti i suoi averi, compresa una villa e un grande podere, chiamato “Il casaletto”, vicino Foligno e donò il ricavato ai poveri.
Giunta all’età di 43 anni, nel 1291, Angela compì un pellegrinaggio a Roma, all’insegna della penitenza e della preghiera. Nell’estate vestì l’abito di laica francescana (terziaria) ed ebbe per compagna un’amica, tale Masazuola (o Piccola Masa), con cui condivise una sorta di vita comunitaria, comprese le visite agli ammalati e lebbrosi nell’ospedale di san Feliciano.
Avvicinandosi la festa di san Francesco (4 ottobre), chiese al santo di poter vivere in modo perfetto la Regola professata e decise di compiere un pellegrinaggio in Assisi insieme ad altri. Durante il tragitto si sentì, anche fisicamente, inondata dalla presenza della Trinità. Lei, con il gruppo degli altri pellegrini, avevano appena oltrepassato Spello e si erano fermati davanti ad una cappellina dedicata alla Santissima Trinità.
Giunti ad Assisi, dopo aver visitato la basilica inferiore, il gruppo salì in quella superiore.
Lo sguardo di Angela fu attratto dalla vetrata di sinistra che raffigura san Francesco che si abbevera al sacro costato di Cristo. Subito dopo avvertì che era restata sola: la percezione dell’inabitazione della Santissima Trinità era scomparsa e sentì come un grande vuoto, una profonda desolazione.
Angela cominciò a gridare; urlava come impazzita. Amore non conosciuto, perché, perché, perché? Perché te ne vai? Perché mi lasci sola? Perché mi abbandoni? Perché?!?. E continuò, stramazzata sulla soglia della basilica, gridando parole incomprensibili. Accorsero i frati, venne anche suo cugino, Fra’ Arnaldo, allora della fraternità del sacro convento.
Lo scandalo suscitato nella gente fu tanto che Fra’ Arnaldo le proibì di tornare ad Assisi.
Nel capitolo provinciale dei frati minori, nel maggio del 1292, Fra’ Arnaldo fu trasferito da Assisi a Foligno. Una volta trasferito, volle farsi raccontare dalla cugina tutto quello che le era successo nel pellegrinaggio di Assisi.
Si convinse, allora, che Angela aveva avuto una forte esperienza mistica, non era dunque una esaltata, tanto meno una isterica. Divenne, così, suo confessore, direttore spirituale e “frate scrittore” di tutte le esperienze mistiche che si susseguivano nella vita di Angela.
Egli redasse in forma unitaria i suoi appunti che vennero chiamati “Memoriale”, in cui dalla vita di peccato si narra l’ascensione interiore della donna. Questo scritto è una sorta di “autobiografia spirituale” che riporta i trenta passaggi che l’anima compie per raggiungere l’intima comunione con Dio. Un percorso eseguito attraverso la meditazione dei misteri di Cristo, l’Eucaristia, le tentazioni e le penitenze.
Le sue esperienze mistiche erano così profonde da essere chiamata “Maestra dei teologi”.
Esiste anche un altro libro dove sono raccolte anche le sue “Istruzioni” nelle quali si rivela madre di tanti figli e figlie spirituali.
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Il 29 settembre, festa di san Michele arcangelo del 1308, già malata, Angela ebbe la visione di una schiera innumerevole di angeli che la invitano a prepararsi all’incontro con lo Sposo celeste.
L’aggravamento della malattia durò per tre mesi. Il giorno prima della morte ripeteva di frequente: “Padre nelle tue mani raccomando l’anima e lo spirito mio”. E sentì rispondersi: “Quel che è rimasto impresso nel tuo cuore durante tutta la tua vita, è impossibile che non vi resti nel momento della morte”.
Nelle ultime ore di agonia cessarono tutti i dolori e visse in una grande pace fisica e spirituale, pregustamento della promessa beatitudine. Si addormentò nel Signore il 4 gennaio del 1309.
È stata beatificata nel 1693 da papa Innocenzo XII e canonizzata da papa Francesco il 9 ottobre 2013.
Beata Angela da Foligno! Grandi meraviglie ha compiuto in te il Signore.
Noi oggi, con animo grato, contempliamo e adoriamo l’arcano mistero della divina misericordia, che ti ha guidata sulla via della Croce fino alle vette dell’eroismo e della santità.
Illuminata dalla predicazione della Parola, purificata dal Sacramento della Penitenza, tu sei diventata fulgido esempio di virtù evangeliche, maestra sapiente di discernimento cristiano, guida sicura nel cammino della perfezione.
Hai conosciuto la tristezza del peccato, hai sperimentato la “perfetta letizia” del perdono di Dio.
A te Cristo si è rivolto con i dolci titoli di “figlia della pace” e di “figlia della divina sapienza”.
Beata Angela! confidiamo nella tua intercessione, invochiamo il tuo aiuto, perché sincera e perseverante sia la conversione di chi, sulle tue orme, abbandona il peccato e si apre alla grazia divina.
Sostieni quanti intendono seguirti sulla strada della fedeltà a Cristo crocifisso nelle famiglie e nelle Comunità religiose di questa Città e dell’intera Regione.
Fa’ che i giovani ti sentano vicina, guidali alla scoperta della loro vocazione, perché la loro vita si apra alla gioia e all’amore.
Sostieni quanti, stanchi e sfiduciati, camminano con fatica fra dolori fisici e spirituali.
Sii luminoso modello di femminilità evangelica per ogni donna: per le vergini e le spose, per le madri e le vedove.
La luce di Cristo, che rifulse nella tua difficile esistenza, brilli anche sul loro cammino quotidiano. Implora, infine, la pace per noi tutti e per il mondo intero.
Ottieni per la Chiesa, impegnata nella nuova evangelizzazione, il dono di numerosi apostoli, di sante vocazioni sacerdotali e religiose.
Per la Comunità diocesana di Foligno implora la grazia di un’indomita fede, di una fattiva speranza e di un’ardente carità, perché, seguendo le indicazioni del recente Sinodo, avanzi spedita sulla strada della santità, annunciando e testimoniando senza sosta la perenne novità del Vangelo.
Beata Angela, prega per noi!
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