Oggi la Chiesa ricorda Santa Rosalia, vergine ed eremita tanto amata e venerata in Sicilia…
Patronato: Palermo
Etimologia: Rosalia = dal nome del fiore
Emblema: Giglio, Corona di rose, Teschio
Sulla vita di Santa Rosalia, purtroppo, vi sono poche notizie e in parte leggendarie. Nasce a Palermo nel XII secolo e, secondo antichi libri liturgici, morì il 4 settembre del 1160 a 35 anni. Probabilmente era figlia del Duca Sinibaldo, feudatario, signore di Quisquinia e delle Rose, località ubicate fra Bivona e Frizzi, nel Palermitano. La madre era Maria Guiscarda, cugina del re normanno Ruggero II.
I genitori si preoccuparono di educare la fanciulla nei principi cristiani. E la piccola Rosalia corrispose alle cure dei genitori. Devotamente attendeva alle pratiche di pietà, amava teneramente la Madonna , e per la sua innocenza e bontà di cuore divenne l’idolo dei genitori.
Giovanissima fu chiamata nel Palazzo dei Normanni, alla corte della regina Margherita, moglie di Guglielmo I di Sicilia (1154-1166). La sua bellezza attirava l’ammirazione dei nobili cavalieri; il più assiduo pretendente, sempre secondo la tradizione popolare, si vuole che fosse Baldovino, futuro re di Gerusalemme.
Conoscendo il pregio della verginità, generosamente si consacrò tutta al suo sposo Gesù, mantenendosi illibata per tutta la sua vita. Crescendo negli anni e venendo a conoscere quanto perfido sia il mondo e quanto difficilmente un giglio possa conservarsi intatto tra il fango, fuggì dalla casa paterna e si ritirò in una grotta nei crepacci del monte Quisquina presso Palermo, per darsi all’unione perfetta col suo Sposo Celeste.
Solo una pastorella conosceva il luogo del rifugio di Rosalia ed ogni giorno le portava pane e latte. Difficile esporre a quali aspre penitenze e digiuni si sottopose Rosalia. Si vede ancora la grotta in cui dimorava. Vi si scende per una scala come in un sepolcro: umida, oscura. Si conserva tutt’ora la pietra su cui riposava la Santa e sul muro si vedono scolpite queste parole: «Io, Rosalia, figlia di Sinibaldo, signore di Quisquina e di Rosa, per amore del Signore mio Gesù Cristo scelsi di abitare in questa grotta ».
Non vi restò però molto tempo perché avvisata dal suo Angelo che se ivi fosse restata presto sarebbe stata trovata dai suoi genitori, si diresse verso il monte Pellegrino. Sulla sommità del monte gli Angeli le indicarono una grotta che aveva un’apertura appena sufficiente per entrarvi. La luce, penetrando in essa, ne rischiarava le nere pareti; il suolo era talmente bagnato che a stento Rosalia trovò un angolo dove riposarsi senza sprofondare nel fango.
Condusse quel genere di vita per vari anni, finché lo Sposo Divino la chiamò a se. Una viva luce in quella notte illuminò tutto il monte Pellegrino. A tale improvviso prodigio tutta Palermo si scosse, non conoscendone la ragione. Allora quell’umile pastorella che era stata a parte dei segreti della Santa, corse in città ad annunziare la sua morte. Fu trovata morta dai pellegrini il 4 settembre del 1165. Il giorno seguente si radunò tutto il popolo ed in processione salirono a prendere il prezioso corpo di Santa Rosalia, trasportandolo trionfalmente nella cattedrale.
D’allora in poi il Signore si degnò di glorificare la Santa con ripetuti miracoli e il culto di lei andò sempre più crescendo nella città di Palermo e fuori. Quando la Sicilia nel 1625 fu desolata dalla peste, con voce unanime quel popolo si volse a Santa Rosalia, trasse le sue reliquie dalla cattedrale, le portò processionalmente per la città ed il terribile morbo parve.Fonte www.santuariosantarosalia.it
Redazione Papaboys
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