Elisabetta Canori Mora, è stata una madre di famiglia e terziaria dell’Ordine della Santissima Trinità. Proclamata beata il 24 aprile 1994 da papa Giovanni Paolo II. La sua memoria liturgica si celebra il 5 febbraio.
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Elisabetta Canori Mora nasce a Roma il 21 novembre 1774; era figlia di Tommaso e Teresa Primoli. La sua era una famiglia benestante, profondamente cristiana e attenta all’educazione dei figli. Il padre era un importante proprietario terriero e gestiva molte tenute agricole, un gentiluomo vecchio stampo.
I coniugi Canori hanno dodici figli, sei dei quali muoiono nei primi anni di vita. Elisabetta, quando nasce, trova cinque fratelli maschi ed una sorella, Maria; dopo due anni arriva un’altra sorella, Benedetta.
Nel giro di pochi anni, i cattivi raccolti, la moria di bestiame e l’insolvenza dei creditori, cambia la situazione economica e Tommaso Canori si trova costretto a ricorrere all’aiuto di un fratello che abita a Spoleto che si fa carico delle nipoti Elisabetta e Benedetta.
Lo zio decide di affidare le nipoti alle Suore Agostiniane del monastero di Santa Rita da Cascia, qui Elisabetta si distingue per intelligenza, profonda vita interiore e spirito di penitenza.
Rientrata a Roma, conduce per alcuni anni vita brillante e mondana, facendosi notare per raffinatezza di tratto e bellezza. Elisabetta giudicherà questo periodo della sua vita un “tradimento”, anche se la sua coerenza morale non viene meno e la sua sensibilità religiosa è in qualche modo salvaguardata.
Un alto prelato che conosce bene i problemi economici e le qualità spirituali della famiglia Canori, propone di far entrare Elisabetta e Benedetta nel monastero delle Oblate di San Filippo, facendosi carico di tutte le spese. Benedetta accetta e si fa suora nel 1795, Elisabetta no, non se la sente di lasciare la famiglia in difficoltà.
Il 10 gennaio 1796 nella chiesa di Santa Maria in Campo Corleo diventa sposa, infatti si celebra il matrimonio con Cristoforo Mora, ottimo giovane, colto, educato, religioso, ben avviato nella carriera di avvocato. Il matrimonio è una scelta maturata attentamente ma, dopo alcuni mesi, la fragilità psicologica di Cristoforo Mora compromette tutto. Allettato da una donna di modeste condizioni, tradisce la moglie e si estranea dalla famiglia, riducendola sul lastrico.
Elisabetta alle violenze fisiche e psicologiche del marito risponde con una totale fedeltà. La nascita delle figlie Marianna nel 1799 e Maria Lucina nel 1801 non migliora le cose. Costretta a guadagnarsi da vivere col lavoro delle proprie mani, segue con la massima attenzione le figlie e la cura quotidiana della casa, dedicando nello stesso tempo molto spazio alla preghiera, al servizio dei poveri e all’assistenza degli ammalati.
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La sua casa diventa punto di riferimento per molte persone che a lei si rivolgono per necessità materiali e spirituali. Svolge un’azione particolarmente attenta alle famiglie in difficoltà. Conosce ed approfondisce la spiritualità dei Trinitari e ne abbraccia l’ordine secolare (laico), rispondendo con dedizione alla vocazione familiare e di consacrazione secolare.
La fama della sua “santità”, l’eco delle sue esperienze mistiche e dei suoi “poteri taumaturgici” hanno grande risonanza particolarmente a Roma e nelle sue vicinanze. Niente, però, incide sul suo stile di vita povero, improntato ad una grande umiltà e ad un generoso spirito di servizio ai poveri e ai lontani da Dio.
Dona se stessa per la conversione del marito, per il Papa, la Chiesa e la sua città di Roma, dove muore il 5 febbraio 1825. È sepolta nella Chiesa di San Carlino.
Subito dopo la sua morte, il marito si converte, entra nell’Ordine secolare dei Trinitari e diviene, poi, frate Minore Conventuale e sacerdote, come gli aveva predetto la consorte.
Elisabetta Canori Mora viene beatificata il 24 aprile 1994 da Papa Giovanni Paolo II. (Fonte www.santiebeati.it Autore: Carmelo Randello)
Oh Santa Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo,
sorgente suprema di vita soprannaturale e di santità,
ti ringrazio per i favori che ti degnasti elargire
alla Venerabile Elisabetta Canori Mora, terziaria trinitaria,
colmandola di una fede, speranza e carità eroiche,
testimoniate nella sua provata esistenza di sposa e di madre.
Con umiltà e fiducia, ti supplico di concedermi la grazia
che chiedo e di far sentire, a quanti la invocheranno,
l’efficacia della sua intercessione. Amen.
Pater, Ave, Gloria.
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