Giovan Giuseppe della Croce, al secolo Carlo Gaetano Calosirto, fu un presbitero dell’Ordine dei Frati Minori. Il 26 maggio 1839 è stato proclamato santo da papa Gregorio XVI. È il patrono dell’Isola di Ischia.
Nasce ad Ischia il 15 agosto del 1654 con il nome di Carlo Gaetano Calosirto; era figlio del nobile Giuseppe e di donna Laura Gargiulo.
Frequentò nell’isola i padri agostiniani da cui ricevette la prima formazione umanistica e religiosa. A 15 anni scelse la vita religiosa e aderì ai Francescani scalzi della Riforma di San Pietro d’Alcantara.
Cambiò il nome in quello di Giovan Giuseppe della Croce e fece il noviziato sotto la guida ascetica di padre Giuseppe Robles. Nel gennaio 1671 fu inviato insieme ad altri 11 frati, di cui egli era il più giovane, presso il santuario di Santa Maria Occorrevole a Piedimonte d’Alife, dove grazie alla sua fattiva opera fu costruito un convento.
Divenne sacerdote il 18 settembre 1677.
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Durante la sua permanenza a Piedimonte, fece costruire in una zona più nascosta del bosco un altro piccolo conventino detto “la solitudine”. Ancora oggi meta di pellegrinaggi, per poter pregare più in ritiro.
Per molti anni guidò contemporaneamente il noviziato a Napoli come maestro, e il convento a Piedimonte come padre guardiano, adoperandosi tra l’altro in forma molto attiva per la costruzione del convento del Granatello in Portici (Napoli).
Agli inizi del 1700 il Movimento Francescano subì una tempesta organizzativa dovuta ai forti dissensi sorti fra gli alcantarini provenienti in gran parte dalla Spagna e fra quelli italiani, che provocò, con l’approvazione pontificia, la separazione dei due gruppi per le loro nazionalità. Gli spagnoli ottennero il convento di Santa Lucia al Monte e del Granatello.
Padre Giovan Giuseppe, nominato capo e guida del gruppo italiano, dovette far fronte a tutte le difficoltà che venivano poste dai potenti confratelli spagnoli. Richiamò i circa 200 frati ad un rispetto più conforme alla Regola e riordinò gli studi.
Scaduto il suo mandato, ebbe dall’arcivescovo di Napoli, cardinale Francesco Pignatelli, l’incarico di dirigere settanta fra monasteri e ritiri napoletani, uguale incarico l’ebbe anche dal cardinale Innico Caracciolo per la diocesi di Aversa.
Essendo qualificato direttore di coscienze, a lui si rivolsero celebri ecclesiastici, nobili illustri, persino Sant’Alfonso Maria de’ Liguori e San Francesco de Geronimo.
Il Signore gli donò vari carismi, come la bilocazione, la profezia, la lettura dei cuori, la levitazione, apparizioni della Madonna e di Gesù Bambino.
I miracoli come quello della resurrezione del marchesino Gennaro Spada; fu inoltre visto passare per le strade di Napoli sollevato di un palmo da terra in completa estasi.
Muore il 5 marzo 1734 nel convento di Santa Lucia al Monte. La sua tomba è tuttora centro di grande devozione dei napoletani che lo elessero loro compatrono nel 1790.
Viene canonizzato da papa Gregorio XVI il 26 maggio 1839, insieme ad altri quattro santi: Francesco de Geronimo, Alfonso Maria de’ Liguori, Pacifico di San Severino e Veronica Giuliani.
O glorioso San Giovan Giuseppe, io ammiro la speciale grazia divina, per la quale fin dalla tenera età coltivasti le virtù cristiane, ed avesti in tale pregio il soffrire, che appena sedicenne, entrasti nell’Ordine dei Frati Minori Alcantarini, perché in esso ti si apriva la via più sicura per realizzare i desideri del tuo cuore.
In breve divenisti perfetto imitatore della povertà ed umiltà del Serafico Padre San Francesco, e arricchito di celestiali grazie ti spendesti tutto a favore dei fratelli.
Ora, dal Cielo rivolgi a me il tuo sguardo e intercedi presso Dio, che mi ottenga la grazia di abbracciare con pazienza e amore la Croce di Gesù Cristo nelle sofferenze della vita, per godere un giorno della felicità eterna in Paradiso. Amen.
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