Bartolo Longo è stato fondatore e benefattore del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei e consacrato alla Fraternità laica di San Domenico. Fu beatificato da papa Giovanni Paolo II il 26 ottobre 1980.
LEGGI: Scopri tutta la storia e la devozione alla Madonna di Pompei
(Fonte santiebeati.it/Autore: Antonio Borrelli)
Bartolo Longo nasce a Latiano, in provincia di Brindisi, il 10 febbraio 1841. Di temperamento esuberante, da giovane si dedicò al ballo, alla scherma ed alla musica.
Intraprese gli studi superiori in forma privata a Lecce; dopo l’Unità d’Italia, nel 1863, si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza nell’Università di Napoli.
Fu conquistato dallo spirito anticlericale che in quegli anni dominava nell’Ateneo napoletano, al punto da partecipare a manifestazioni contro il clero e il Papa. Dubbioso sulla religione, si lasciò attrarre dallo spiritismo, allora molto praticato a Napoli.
Per sua buona sorte era legato da una solida amicizia con il professor Vincenzo Pepe, suo compaesano e uomo religiosissimo, il quale, saputo del suo tormento interiore, lo avvicinò, convincendolo ad avere contatti con il dotto domenicano padre Alberto Maria Radente, che con i suoi consigli e la sua dottrina lo ricondusse alla fede cattolica e alle pratiche religiose. Intanto, il 12 dicembre 1864, si era laureato in Diritto.
Ritornò al paese natio e prese a dedicarsi ad una vita piena di carità e opere assistenziali. Rinunciò al matrimonio, ricordando le parole del Redentorista padre Emanuele Ribera: «Il Signore vuole da te grandi cose, sei destinato a compiere un’alta missione ».
Superati gli indugi, abbandonò quindi la professione di avvocato, facendo voto di celibato e ritornò a Napoli per dedicarsi in un campo più vasto alle opere di beneficenza.
Qui incontrò il francescano padre Ludovico da Casoria e Caterina Volpicelli, due figure eminenti del cattolicesimo napoletano dell’Ottocento napoletano, entrambi fondatori di opere assistenziali e congregazioni religiose (canonizzati rispettivamente nel 2014 e nel 2009).
Fu per mezzo loro che conobbe una contessa, Marianna Farnararo, vedova De Fusco.
Da qui Bartolo ebbe una svolta decisiva per la sua vita: divenne compagno inseparabile nelle opere caritative della contessa, nonché divenne istitutore dei suoi figli e amministratore dei suoi beni.
Fu per questo motivo che prese a recarsi spesso nella cittadina di Valle di Pompei, ai piedi del Vesuvio, dove lei aveva dei possedimenti. Resosi conto dell’ignoranza religiosa in cui vivevano i contadini sparsi nelle campagne, prese ad insegnare loro il catechismo, a pregare e specialmente a recitare il rosario.
Una pia suora, Maria Concetta de Litala, gli donò una vecchia tela, molto rovinata, raffigurante la Madonna in trono,con Gesù Bambino sulle ginocchia, in atto di consegnare la corona del Rosario a santa Caterina da Siena e a san Domenico di Guzman.
Restauratala alla meglio, Bartolo Longo decise di portarla a Valle di Pompei. Lui stesso raccontò che nel tratto finale posò il quadro su un carro, che faceva la spola dalla periferia della città alla campagna trasportando letame, che allora veniva usato come concime nei campi. Il 13 novembre 1875, il quadro venne esposto nella piccola chiesetta parrocchiale: da quel giorno la Madonna elargì con abbondanza grazie e miracoli.
La folla di pellegrini e devoti aumentò a tal punto che si rese necessario costruire una chiesa più grande. Su consiglio anche del vescovo di Nola (nel cui territorio cadeva Valle di Pompei), monsignor Giuseppe Formisano, iniziò il 9 maggio 1876 la costruzione del tempio, che terminò nel 1887.
Il quadro della Madonna, dopo essere stato opportunamente restaurato, venne sistemato su un trono splendido; l’immagine poi venne incoronata con un diadema d’oro, ornato da più di 700 pietre preziose e benedetto da papa Leone XIII.
La costruzione venne finanziata da innumerevoli offerte di denaro, proveniente dalle tante Associazioni del Rosario sparse in tutta Italia: in breve divenne un centro di grande spiritualità, elevato al grado di Santuario e di Basilica Pontificia.
Bartolo Longo istituì anche un orfanotrofio femminile, affidandone la cura alle suore Domenicane Figlie del Rosario di Pompei, da lui fondate. Ancora, fondò l’Istituto dei Figli dei Carcerati in controtendenza alle teorie di Lombroso, secondo cui i figli dei criminali sono per istinto destinati a delinquere; chiamò a dirigerlo i Fratelli delle Scuole Cristiane.
Nel 1884 divenne promotore del periodico «Il Rosario e la Nuova Pompei», che ancora oggi si stampa in centinaia di migliaia di copie, diffuse in tutto il mondo; la stampa era affidata alla tipografia da lui fondata per dare un avvenire ai suoi orfanelli.
Altre opere annesse sono asili, scuole, ospizi per anziani, ospedale, laboratori, casa del pellegrino.
Il Santuario fu ampliato nel 1933-‘39, con la costruzione di un massiccio campanile alto 80 metri, un poco isolato dal tempio.
Nel frattempo, avevano iniziato ad arrivare calunnie e pettegolezzi circa la sua convivenza con la contessa Marianna.
Dopo un’udienza accordata loro da papa Leone XIII, il quale sollecitava una soluzione confacente, i due accettarono di sposarsi, con il proposito di vivere in amore fraterno come avevano fatto fino allora: la cerimonia si svolse nella cappella privata del Vicario Generale di Napoliil 1° aprile 1885.
Nel 1893 Bartolo Longo offrì a papa Leone XIII la proprietà del Santuario con tutte le opere pompeiane e, qualche anno più tardi, rinunciò anche all’amministrazione che il Pontefice gli aveva lasciato.
In un pubblico discorso, lasciò le onorificenze ricevute ai suoi orfani e raccomandò di essere sepolto nel Santuario, vicino alla sua Madonna.
Quando morì, il 5 ottobre del 1926, fu infatti sepolto nella cripta, in cui tre anni dopo fu traslata anche la contessa sua moglie, morta nel 1924.
Don Bartolo, come lo chiamavano per rispetto, al suo arrivo aveva trovato una zona paludosa e malsana, a causa dello straripamento del vicino fiume Sarno, abbandonata praticamente dal 1659, nonostante l’antica storia di Pompei, città di più di 20.000 abitanti nell’epoca romana, distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 24 agosto 79 d.C.Alla sua morte lasciò una città ripopolata, salubre, tutta ruotante attorno al Santuario e alle sue numerose Opere, a cui poi si affiancò il turismo per i ritrovati scavi della città sepolta.
Non fece tuttavia in tempo a vederla diventare Comune autonomo, denominato semplicemente Pompei: avvenne il 29 marzo 1928.
È sua l’iniziativa della Supplica, alla Madonna del Rosario di Pompei, da lui compilata che si recita solennemente e con gran concorso di fedeli l’8 maggio e la prima domenica di ottobre.
Bartolo Longo è stato beatificato il 26 ottobre 1980 da papa Giovanni Paolo II.
O beato Bartolo Longo
che amasti Maria con tenerezza di figlio
e ne diffondesti la devozione con la recita del santo Rosario
e per sua intercessione ricevesti sovrabbondante grazia
per amare e servire Cristo nell’infanzia abbandonata,
ottieni a noi la grazia di vivere nello spirito di preghiera uniti a Dio
per amarlo come te nei nostri fratelli.
Tu, che al termine del terreno pellegrinaggio
dichiarasti di non esserti mai stancato di pregare
per ogni dolore,per ogni affanno,per ogni calamità
confidando nell’onnipotenza di Dio
e nell’intercessione della sua Madre divina,continua a intercedere per quanti sono chiamati
a proseguire la tua opera di fede e di amore a Pompei
e per tutti i Rosarianti del mondo.
Ottenici che, dopo la contemplazione terrena
dei misteri gaudiosi, luminosi e dolorosi, possiamo insieme a te e con Maria,Regina degli angeli e dei Santi, condividere la gioia dei misteri gloriosi nel cielo. Amen.
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