Nella cittadina di Fiobbio di Albino vicino a Bergamo, beata Pierina Morosini, vergine e martire, che, a ventisei anni, mentre faceva ritorno a casa dalla fabbrica in cui lavorava, morì ferita a morte al capo nel tentativo di difendere dall’aggressione di un giovane la propria verginità consacrata a Dio.
(Autore: Gianpiero Pettiti) Nasce nel 1931 a Fiobbio di Albino, nella bergamasca. È la primogenita di una famiglia di nove figli, con un papà invalido che guadagna qualcosa facendo il guardiano notturno in uno stabilimento, mentre mamma tira su un specie di “baby parking”, badando oltre che ai suoi anche ai figli degli altri solo in cambio del pane con cui riempire la bocca della sua nidiata.
Con simili premesse Pierina cresce, imparando da subito ad archiviare i sogni senza troppi rimpianti. Deve rinunciare a studiare ed a diplomarsi maestra, anche se ne avrebbe i numeri; deve rinunciare ad una vocazione religiosa, che tutti dicono sia solida e ben fondata. Rinuncia anche al sogno missionario , il cui solo pensiero le fa battere il cuore come se fosse il primo amore.
A 15 anni, infatti, è già operaia in un cotonificio di Albino e questo stipendio è l’unica entrata fissa su cui può contare la sua famiglia. Per il primo turno deve svegliarsi alle quattro del mattino. Invariabilmente trova ancora il tempo di prendere un “pezzo” di messa e soprattutto di fare la Comunione, che l’accompagnerà per tutto il giorno.
Pierina prega lungo la strada, prega quando è al telaio, prega quando riesce a scappare per qualche minuto in chiesa. Animatrice missionaria, zelatrice del seminario, terziaria francescana, è però soprattutto dirigente parrocchiale di Azione Cattolica e attivissima in parrocchia, il suo specifico campo di apostolato.
Trova, così, in famiglia, il convento cui ha dovuto rinunciare. Nella fabbrica, la scuola in cui aveva sperato di insegnare; nella sua parrocchia, la missione in cui aveva sognato di andare. Si da un regolamento di vita e soprattutto traccia per se stessa alcuni propositi che, nella loro semplicità, danno la misura di quest’anima innamorata di Dio.
Tra le altre cose, si propone di “tener la pace in famiglia”. Di “mostrarsi sempre allegra” e di “cercare di non sapere le cose altrui”. Tra i suoi appunti spicca una frase in cui è condensata tutta la sua vita. “Il mio amore, un Dio Crocifisso; la mia forza, la Santa Comunione; l’ora preferita, quella della Messa; la mia divisa, essere un nulla; la mia meta, il cielo ”.
Nel 1947 è a Roma, per la beatificazione di Maria Goretti e ne resta affascinata; alla nuova beata “ruba” il segreto che l’ha portata sugli altari, lasciandolo maturare lentamente in lei, e dieci anni dopo confida ad uno dei suoi fratelli: “Piuttosto che commettere un peccato mi lascio ammazzare”.
Che, questo, non sia solo un pio desiderio lo dimostra appena un mese dopo aver pronunciato questa frase. Pierina, nella freschezza dei suoi 26 anni, anche se volutamente vestita in modo dimesso, non può nascondere la sua avvenenza, che accende insani desideri in una mente malata.
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Il 4 aprile 1957, pochi minuti prima delle 15, di ritorno dal suo turno di lavoro in fabbrica, viene assalita dal violentatore nel castagneto che abitualmente, due volte al giorno, attraversa da undici anni per recarsi al lavoro. È inutile il suo tentativo di fuga, perché l’uomo le fracassa il cranio a colpi di pietra. Trasportata in ospedale a Bergamo, vi muore due giorni dopo, senza aver ripreso conoscenza.
È fin troppo facile, per la gente, vedere in lei una nuova Maria Goretti. Ed è infatti proprio la sua gente ad impedire che Pierina resti a lungo sottoterra e che il suo omicidio venga semplicemente archiviato come un pur tragico fatto di cronaca nera. Così, mentre la giustizia umana compie il suo corso nei confronti del giovane di Albino individuato come l’omicida, la Chiesa comincia invece ad interessarsi di lei fino ad arrivare a definire la sua morte, in modo inconfutabile, come autentico martirio.
Così il 4 ottobre 1987, durante l’assemblea del Sinodo dei Vescovi dedicata al tema «Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo», Giovanni Paolo II proclama beata la martire Pierina Morosini, autentica icona di un laicato maturo e coerente, anche a costo della vita.
Nella diocesi di Bergamo la sua memoria si celebra il 6 maggio.
O Signore, fonte di ogni bene,
che sei ricco di Grazia
e grande nell’amore,
tu vedi la nostra povertà
e i nostri bisogni:
non dimenticarci su questa terra d’esilio, ma, per intercessione
della Beata Pierina Morosini,
facci credere nel valore della preghiera, vieni in nostro aiuto
e concedici quello che ti chiediamo per l’anima e per il corpo.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Padre Nostro, Ave, Gloria
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