Etimologia: Andrea = virile, gagliardo, dal greco
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Fiesole in Toscana, sant’Andrea Corsini, vescovo, dell’Ordine dei Carmelitani. Insigne per la sua vita austera e per l’assidua meditazione delle sacre Scritture. Restaurò i conventi devastati dalla peste e governò con saggezza la sua Chiesa, portando conforto ai poveri e riconciliando i nemici.
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Andrea, della nobile famiglia fiorentina dei Corsini, nasce a Firenze nel 1301. Sua madre, prima di metterlo al mondo, disse di aver visto in sogno il suo figliolo nelle sembianze di un lupo, trasformato poi in agnello.
In gioventù Andrea pare sia stato davvero “una testa calda“, un lupo, o meglio un giovane leone, come si direbbe oggi per definire quel tipo di giovane arrogante, spendaccione e ozioso. Andrea, però, riuscì a sentire il soffio dello Spirito, che si tradusse in un irresistibile richiamo alla mistica pace del Carmelo. Maturò la decisione di diventare un frate carmelitano e nel 1318 venne ammesso al noviziato nel convento di Firenze.
A uno zio che tentava di riportarselo a casa, prospettandogli un eccellente matrimonio, rispondeva: “Che ne farei di questi beni, se poi non avessi la pace del cuore?”.
Nel 1328 viene ordinato sacerdote e venne inviato a Parigi per approfondire gli studi teologici e filosofici. Fu poi ammesso alla corte pontificia di Avignone.
Tornò dal soggiorno parigino più irrobustito non solo culturalmente, ma anche nello spirito. Durante il viaggio di ritorno, narrano i suoi biografi, operò alcune prodigiose guarigioni.
Tornò a Firenze quando imperversava l’epidemia della peste
. Venne eletto superiore provinciale dell’Ordine nel 1348 e, due anni dopo, essendo morto di peste il vescovo di Fiesole, Andrea fu chiamato a succedergli. Cercò di sottrarsi all’alto incarico, di cui si reputava indegno, andando a nascondersi in un lontano eremo, ma il suo nascondiglio venne scoperto da un fanciullo. Andrea interpretò quell’episodio come un invito all’obbedienza e accettò la nomina.Per ventiquattro anni resse la diocesi di Fiesole, non sempre con la mansuetudine dell’agnello, poiché il suo rigore ascetico e la sua assoluta dedizione al ministero pastorale non erano sempre graditi a coloro che non ponevano eccessivo zelo nel servizio del Signore. Della sua carità beneficiarono soprattutto i poveri. Della sua opera di pacificatone trassero vantaggio non solo i battaglieri comuni toscani, ma anche la città di Bologna, dove Papa Urbano V lo mandò a mettere pace tra i cittadini, sobillati dai Visconti. Durante quella missione subì anche il carcere.
Si ammalò mentre celebrava la messa di Natale del 1373.
Muore nel giorno della festa dell’Epifania del 1374.
La Chiesa lo ricorda il 6 gennaio. I Carmelitani Scalzi ne fanno memoria il 9 gennaio ed i Carmelitani lo celebrano come festa, sempre al 9 gennaio.
Fonte it.cathopedia.org
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