Purtroppo di questo santo patrono di Fiesole, antica cittadina in provincia di Firenze, di certo si sa poco. In gran parte le notizie che lo riguardano sono fantasiose. Anche se poi hanno influenzato tradizioni, scritti e artisti nei secoli successivi.
L’esempio più chiaro di queste fantasie è la credenza, che certamente per il suo nome, è assimilato all’omonimo mitico fondatore di Roma. Come questi anche allattato da una lupa.
Romolo fu certamente diacono della Chiesa fiesolana. Forse sacerdote o vescovo, ma vissuto dopo il tempo delle persecuzioni, alla fine del secolo IV. Sepolto nella vecchia cattedrale, fu a poco a poco ritenuto come il primo vescovo della città e martire.
Le qualifiche di vescovo e di martire, non comparivano in documenti del 966. Mentre nel 1028 egli era già considerato tale e così per i secoli successivi. Il suo nome insieme a quelli dei compagni Carissimo, Marchiziano, Crescenzio e Dolcissimo, è riportato al 6 luglio dal “Martirologio di Usuardo” nell’edizione del 1468 fatta a Firenze. Alla stessa data fu introdotto nel secolo XVI nel ‘Martirologio Romano’ con l’affermazione che Romolo, discepolo di San Pietro apostolo. Fu da lui inviato a predicare il Vangelo. Dopo essere stato in diverse città d’Italia, fu martirizzato a Fiesole, insieme ad alcuni compagni, al tempo dell’imperatore Domiziano (51-96).
Dunque tra la fine del secolo X e l’inizio dell’XI c’è un cambiamento del culto di San Romolo, che da ‘confessore’ quale era considerato prima, è promosso a ‘martire’. Tale cambiamento è la conseguenza di una predicazione fatta in quel tempo, di un certo abate Teuzone. Il quale, rifacendosi alle scarsissime notizie in merito e ad una iscrizione lapidea smozzicata nella scrittura, dedusse che Romolo che era stato sepolto per molto tempo nella chiesa di S. Pietro e che fosse discepolo dell’apostolo e inviato a predicare il Vangelo a Fiesole, dove non poteva non subire il martirio.
San Romolo in Fiesole, venne sempre rappresentato, al di là di ogni certezza storica, con abiti episcopali, nei luoghi pubblici e di culto. Illustrandone gli avvenimenti prodigiosi che la tradizione popolare ricordava.
A volte la sua figura è affiancata da una lupa, che secondo la leggenda fiesolana, l’avrebbe allattato. La più antica immagine di Romolo è nello splendido polittico dipinto nel 1440 per l’altare maggiore della cattedrale a lui intitolata. Qui il santo è raffigurato insieme ai santi Alessandro, Pietro e Donato. Addosso ha uno splendido piviale rosso ed oro e si volge verso la Vergine con il Bambino.
Molti altri affreschi ricordano gli episodi salienti, sebbene leggendari, della sua vita e il martirio subito con i quattro compagni a Fiesole, come pure prodigi e miracoli da lui operati. Tra i tanti c’è la liberazione dal demonio del giovinetto Celso e quello dell’acqua, che gli era stata negata da una donna malvagia, tramutata in sangue. Fonte santiebeati.it
Autore: Antonio Borrelli
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