Gaetano Thiene è stato un presbitero italiano, fondatore dell’Ordine dei Chierici regolari teatini; nel 1671 è stato proclamato santo da papa Clemente X ed è detto il Santo della Provvidenza.
Nasce a Vicenza dalla nobile famiglia dei Thiene nell’Ottobre 1480. Fu battezzato con il nome di Gaetano, in ricordo di un suo celebre zio, il quale si chiamava così perché era nato a Gaeta.
Laureatosi a Padova in materie giuridiche a soli 24 anni nel 1504. Nello stesso anno entrò nello stato clericale ricevendo la tonsura da Pietro Dandolo, vescovo di Vicenza: il suo desiderio di divenire sacerdote venne, però, ostacolato dalla madre che, avendo già perso due figli maschi, vedeva in lui la speranza di proseguire la stirpe o perchè forse non si sentiva degno.
Fonda nel contempo nella tenuta di famiglia a Rampazzo, una chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena. Ancora oggi è la parrocchia del luogo.
Si trasferisce a Roma nel 1506 dove divenne subito segretario particolare di papa Giulio II. Ebbe l’incarico di scrittore delle lettere pontificie, ufficio questo che gli diede l’opportunità di conoscere e collaborare con tante persone importanti.
Siamo nel periodo dello splendore rinascimentale, che vede concentrati a Roma grandi artisti, intenti a realizzare quanto di più bello l’arte era in grado di offrire, e che ancora oggi il Vaticano e Roma offrono all’ammirazione del mondo. Nel contempo però la vita morale della curia papale, del popolo e del clero, a Roma come altrove, non brillava certo per santità di costumi.
Gaetano non si lasciò abbagliare dallo splendore della corte pontificia, né si scoraggiò per la miseria morale che vedeva; egli ripeteva: “Roma un tempo santa, ora è una Babilonia”.
Invece di fuggire e ritirarsi in un eremo, da uomo intelligente e concreto, passò all’azione riformatrice, cominciando da sé stesso; incoraggiato da una suora agostiniana bresciana Laura Mignani, che godeva di fama di santità.
Prese ad assistere gli ammalati dell’ospedale di San Giacomo, si iscrisse all’Oratorio del Divino Amore, associazione che si riprometteva di riformare la Chiesa partendo dalla base, il tutto alternandolo con il lavoro in Curia. In queste attività conobbe altre personalità, che avevano lo stesso ideale riformista.
Nel settembre 1516 a 36 anni, accettò di essere ordinato sacerdote, ma solo a Natale di quell’anno, volle celebrare la prima Messa nella Basilica di Santa Maria Maggiore.
In una lettera scritta a suor Laura Mignani a cui era legato da filiale devozione, Gaetano confidò che durante la celebrazione della Messa, gli apparve la Madonna che gli depose tra le braccia il Bambino Gesù. Per questo egli è raffigurato nell’arte e nelle immagini devozionali con Gesù Bambino tra le braccia.
Ritornato nel Veneto, nel 1520 fondò alla Giudecca in Venezia l’Ospedale degli Incurabili. Instancabile nel suo ardore di apostolato e di aiuto verso gli altri, ritornò a Roma e nel 1523 insieme ad altri tre compagni: Bonifacio Colli, Paolo Consiglieri, Giampiero Carafa (vescovo di Chieti, diventerà poi papa con il nome di Paolo IV), chiese ed ottenne dal papa Clemente VII, l’autorizzazione a fondare la “Congregazione dei Chierici Regolari” detti poi Teatini.
Avevano il compito specifico della vita in comune e al servizio di Dio verso gli altri fratelli e per restaurare la Chiesa (si dedicano maggiormente al ministero sacerdotale, all’istruzione della gioventù e alle missioni). Il nome Teatini deriva dall’antico nome di Chieti (Teate), di cui uno dei fondatori il Carafa, ne era vescovo. L’ispirazione che egli sentiva impellente, era di formare e donare alla Chiesa sacerdoti che vivessero la primitiva norma della vita apostolica, perciò non ebbe fretta a stendere una Regola, perché questa doveva essere il santo Vangelo, letto e meditato ogni mese, per potersi specchiare in esso.
Le costituzioni dell’Ordine furono infatti emanate solo nel 1604. I suoi chierici non devono possedere niente e non possono neanche chiedere l’elemosina. Devono accontentarsi di ciò che i fedeli spontaneamente offrono e di quanto la Provvidenza manda ai suoi figli. Con le parole di Gesù sempre presenti: “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta”.
Nel 1527 avvenne il feroce ‘Sacco di Roma’ da parte dei mercenari Lanzichenecchi, il papa Clemente VII della famiglia fiorentina de’ Medici, fu costretto a rifugiarsi in Castel Sant’Angelo difeso dal Corpo delle Guardie Svizzere, che subì pesanti perdite negli scontri.
Anche San Gaetano da Thiene, come tanti altri religiosi, fu seviziato dai Lanzichenecchi e imprigionato nella Torre dell’Orologio in Vaticano. Riuscito a liberarsi si rifugiò a Venezia con i compagni dell’Istituzione.
Il 14 settembre 1527 Gaetano venne eletto preposito generale dell’ordine.
Rimase nel Veneto fino al 1531, fondando, assistendo e consolidando tutte le Case del nuovo Ordine con le annesse opere assistenziali. Accolse l’invito del celebre tipografo veneziano Paganino Paganini, affinché i Padri Teatini si istruissero nella nuova e rivoluzionaria arte della stampa tipografica, inventata nel 1438 dal tedesco Giovanni Gutenberg.
Nel 1533, assieme al beato Giovanni Marinoni, si recò a Napoli per fondarvi una casa dell’ordine: il viceré Pedro de Toledo, nel 1538, concesse loro la basilica di San Paolo Maggiore.
A Napoli Gaetano curò la formazione dei sacerdoti impegnati nel locale ospedale degli Incurabili, fu correttore della compagnia dei Bianchi, diresse il monastero delle monache domenicane della Sapienza, guidò Maria Lorenza Longo nella fondazione delle Clarisse, fondò i Monti di Pietà, da cui nel 1539 sorse il Banco di Napoli, il più grande Istituto bancario del Mezzogiorno.
Suscitò nel popolo la frequenza assidua dei sacramenti, stette loro vicino durante le carestie e le ricorrenti epidemie come il colera, che flagellarono la città in quel periodo, peraltro agitata da sanguinosi tumulti.
Per ironia della sorte, fu proprio il teatino cofondatore Giampiero Carafa, divenuto papa Paolo IV a permettere che nell’Inquisizione, imperante in quei tempi, si usassero metodi diametralmente opposti allo spirito della Congregazione teatina, essenzialmente mite, permissiva, rispettosa delle altre idee.
E quando le autorità civili vollero instaurare nel Viceregno di Napoli, il tribunale dell’Inquisizione, il popolo napoletano (unico a farlo nella storia triste dell’Inquisizione in Europa) si ribellò. La repressione spagnola fu violenta e ben 250 napoletani vennero uccisi, per difendere un principio di libertà.
Gaetano in quel triste momento, fece di tutto per evitare il massacro e quando si accorse che la sua voce non era ascoltata, offrì a Dio la sua vita in cambio della pace.
Morì a Napoli il 7 agosto 1547 a 66 anni, consumato dagli stenti e preoccupazioni e due mesi dopo la pace ritornò nella città partenopea.
L’opera che più l’aveva assillato nella sua vita, era senza dubbio la riforma della Chiesa, al contrario del contemporaneo Martin Lutero. Operò la sua riforma dal basso verso l’alto, formando il clero e dedicandosi all’apostolato fra i poveri, i diseredati e gli ammalati, specie se abbandonati.
A quanti gli facevano notare che i napoletani non potevano essere così generosi negli aiuti, come i ricchi veneziani, rispondeva: “E sia, ma il Dio di Venezia è anche il Dio di Napoli”.
Il popolo napoletano non ha mai dimenticato il suo donarsi a loro fino a morirne per la stanchezza e gli strapazzi, in un’assistenza senza risparmio e continua. La piazza antistante la Basilica di San Paolo Maggiore è a lui intitolata, ma la stessa basilica, per secoli sede dell’Ordine, è ormai da tutti chiamata di San Gaetano.
Venne canonizzato il 12 aprile 1671 da papa Clemente X.
(Fonte santiebeati.it – Autore: Antonio Borrelli)
O glorioso San Gaetano,
Voi che pensando ai peccati del mondo,
ne provaste tanto dolore sino a morirne,
deh! impetratemi dal Signore il dolore delle mie colpe
e la grazia di non ricadervi mai più.
E poiché voi siete chiamato il Santo della Provvidenza,
il tesoriere delle grazie, il consolatore di ogni afflitto,
provvedetemi, assistetemi e consolatemi in ogni mia necessità.
Ma principalmente difendetemi dal peccato,
affinché vivendo sempre della divina amicizia,
possa un giorno venire a godere con voi nel cielo.
Ve lo chiedo per amore di Gesù e Maria.
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