Nella sua città natale, quando era bambino, lo chiamavano “Giovannino il buono”. Educato alla vita cristiana dai suoi cattolicissimi genitori, giocava allegrissimo come tutti i ragazzi, ma al venerdì, dopo il gioco, tenendo alzato tra le mani il Crocifisso, raccoglieva sulle piazze gruppi di coetanei e predicava il Vangelo. Spesso si fermavano ad ascoltarlo anche degli adulti, ammirati.
È nato il 13 maggio 1792 a Senigallia (Ancona), il suo nome era Giovanni Maria Mastai Ferretti. Nel suo cuore brillava un grande ideale: diventare sacerdote di Gesù. Ha compiuto gli studi a Volterra, nel Collegio degli Scolopi. Fu brillante ed esemplare. Aveva un grandissimo amore a Gesù: sovente si avvicinava a Lui nella Confessione e nella Comunione eucaristica. A 17 anni, decise: “Voglio farmi prete”. Nel 1809, a Roma, iniziò gli studi nel Collegio Romano, preparandosi a salire all’altare. In quel tempo, sacerdoti e religiosi erano derisi e minacciati dai rivoluzionari venuti dalla Francia. Papa Pio VII venne imprigionato e deportato in Francia da quel piccolo corso prepotente che, chiamandosi Napoleone, credeva di essere il padrone del mondo.
Ma una lunga malattia lo ferma in un tunnel oscuro per alcuni anni. Si affida alla Madonna e vive da cristiano esemplare nella sua famiglia. Finalmente, nel 1814, miracolosamente guarito dopo aver pregato a lungo la Vergine Santissima nel santuario di Loreto, ritorna a Roma e riprende il cammino verso l’altare.
Si occupa come catechista dei ragazzi poveri dell’Istituto “Tata Giovanni”, studia e ascolta i preti santi suoi contemporanei: Vincenzo Strambi, Gaspare Del Bufalo, Vincenzo Pallotti, ardenti di amore a Gesù. Il 10 aprile 1819, don Gian Maria è ordinato sacerdote dall’Arcivescovo Mons. Caprano nella cappella di Palazzo Doria. Ha un solo desiderio: farsi santo e guadagnare a Gesù quante più anime possibile. Dirige il “Tata Giovanni”, confessa e predica nelle chiese dell’Urbe, prega intensamente. Rivolto a se stesso, nelle sue “note d’anima”, scrive: “Pensa all’amore grande che Gesù ti porta. Compi l’atto eroico della tua offerta definitiva a Lui, da cui avrà principio la tua santità. Tutto soffri in pace per Lui che tanto ama te ”.
Per amore a Lui, nel 1823, rischiando la vita, accompagna come missionario il “Vicario apostolico” Mons. Muzi, inviato dal Papa in Cile. Al suo rientro a Roma, nel 1825, è posto da Papa Leone XII a dirigere il Collegio “S. Michele a Ripa”, a servizio dei giovani e degli anziani e di diverse “anime in pericolo”. La sua missione nella Chiesa sta per “esplodere”.
Il 3 giugno 1827 a soli 35 anni, è consacrato Vescovo di Spoleto dal Card. Saverio Castiglioni (il futuro Papa Pio VIII). Per sei anni, in momenti difficili, tra contrasti religiosi e politici e calamità naturali, è il buon Pastore della carità, mai disgiunta dalla verità, anche quando costa dirla e urtare qualcuno. Nel 1833, è trasferito a Imola, nella difficile Romagna, proprio perché sappia risolvere gravi difficoltà e incoraggiare l’annuncio del Vangelo e la vita cristiana. Il 14 dicembre 1840, apprezzatissimo da papa Gregorio XVI per la sua opera, Mons. Mastai è insignito della porpora cardinalizia.
È sempre e innanzi tutto sacerdote, proprio come diceva di lui appena trentenne, il fratello Gabriele: “Gian Maria è prete. Tagliatelo a pezzi, ma ricomponendo i pezzi, vedrete che non potrà venir fuori altro e sempre che il prete”. Un prete vero che vive di Gesù solo, che è un “altro-Gesù”.
È il tempo in cui pubblicisti, politici e rivoluzionari, mobilitati dalla massoneria, lavorano per scristianizzare l’Europa e l’Italia, per togliere di mezzo la Chiesa e annullare il Credo Cattolico, e per attrarre il Clero e la gioventù sotto la loro influenza. Il loro scopo finale –
era stato scritto fin dal 1819-20 – è quello di Voltaire e della rivoluzione francese, cioè l’annichilimento del Cattolicesimo e perfino dell’idea cristiana”.
Il Card. Mastai Ferretti ben conosce i progetti di costoro e lavora in prima linea per radicare Gesù nelle anime e nella società. Sa che Gesù regna sul mondo per mezzo di Maria Santissima e per questo promuove e diffonde la preghiera del Rosario e le Confraternite del Cuore di Maria, con un solo fine: schiacciare la testa al serpente infernale e condurre tutti a Cristo.
Dopo la morte di Gregorio XVI, il Card. Mastai-Ferretti, il 16 giugno 1846, è eletto Papa. Prende il nome di Pio IX! Ha solo 54 anni.
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Preti e cristiani di Roma lo incontrano in preghiera nelle chiese e possono parlargli come a un buon parroco. Dà inizio a una serie di riforme, per le quali si grida subito dappertutto “Viva Pio IX!”, considerato da molti un Papa liberale, ma è un “evviva” interessato. Sacerdote di Gesù e di nessun altro, non può essere “liberale” quando ciò significa in fondo che solo l’uomo – e non Dio – è legge per l’uomo.
Nel 1848, il 10 febbraio, Pio IX prega: “Benedite, gran Dio, l’Italia e conservatele il dono di tutti il più prezioso, la Fede”. È la preghiera che dobbiamo ripetere ogni giorno anche oggi.
Tra l’estate e l’autunno del 1848, a Roma, a causa dei mestatori che vogliono sbarazzarsi del Papa, c’è forte agitazione. Il 15 novembre, Pellegrino Rossi, l’uomo che Pio IX ha chiamato al governo per rimettere ordine e garantire le buone riforme da lui avviate, viene assassinato. Il circolo massonico appare padrone della città, anche se è esigua minoranza. Il Quirinale è preso d’assalto dai rivoltosi che vogliono imporre al Papa le loro condizioni per governare. Pio IX rifiuta con calma e fermezza ciò che ripugna alla sua coscienza, che Roma e il suo stato cadano in mano a uomini nemici di Dio e della Chiesa.
Il 24 novembre 1848, vestito da semplice prete, Pio IX parte per Gaeta. A Roma, senza alcun consenso del popolo, si instaura la “repubblica romana”, capeggiata da Mazzini che dichiara decaduto il Papato dal governo temporale. Da Gaeta, Pio IX chiede l’aiuto dei principi cattolici contro gli usurpatori. Sconfitta la “repubblica romana” per intervento dei francesi, il 12 aprile 1850, il Papa è accolto a Roma che lo acclama Padre e Maestro. Ora egli ha una coscienza ancora più lucida del suo ministero: a costo dell’impopolarità non potrà mai avere accordo con i negatori di Dio e i nemici di Cristo.
La Chiesa da secoli venera Maria come Immacolata fin dal suo concepimento e Pio IX sa che se Ella è stata preservata dal peccato originale in vista dei meriti del Figlio suo. Perché la Chiesa ha la missione di vincere satana in tutte le eresie che diffonde a perdizione dei credenti. Ancora esule a Gaeta, fa studiare la “questione” e interpella i Vescovi di tutta la Chiesa, indicendo pubbliche preghiere per avere da Dio la luce che gli occorre.
L’8 dicembre 1854, solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, in San Pietro a Roma, Pio IX nella pienezza del suo potere dottrinale, definisce dogma di fede che Maria è stata concepita senza peccato d’origine ed è Tutta Santa fin dall’inizio della sua esistenza.
Maria Immacolata, da lui sempre amata fin da bambino, ora sarà la “Stella fulgida” del suo pontificato e di tutta la Chiesa, così da essere giustamente chiamato “il Pontefice dell’Immacolata”. “La proclamazione di questo dogma racchiude in germe tutto il disegno di Pio IX” – dirà il card. L. M. Parocchi.
Lo “spirito del secolo” diffuso dall’illuminismo, dalla massoneria e dai negatori di Dio, afferma che l’uomo è legge assoluta per l’uomo. Pio IX, con il dogma dell’Immacolata, afferma invece che l’uomo è ferito dal peccato fin dalla sua origine e che Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato e morto sulla croce in espiazione del peccato, è l’unico Salvatore dell’uomo e del mondo. Maria dunque conduce a Cristo, spezzando tutte le eresie nel mondo intero e racchiude in se stessa e nel Cristo che dona al mondo, tutta la Rivelazione.
Proprio in quegli anni, lo spirito del secolo ha disseminato a piene mani in ogni campo errori di ogni genere: se Dio non c’è o non c’entra e la terra appartiene solo all’uomo, l’uomo si organizzi come gli pare e gli piace. Ma questo è contro Dio che ha dato a Cristo ogni potestà in cielo e sulla terra (Mt 28,18). Per questo, Pio IX, l’8 dicembre 1864, ancora nella solennità dell’Immacolata, emana l’enciclica Quanta cura e il Sillabo, elenco degli errori più gravi discendenti dalla negazione di Dio e li condanna con la luce e la forza irresistibile della Verità assoluta ed eterna, contro cui nulla regge.
Negatori di tutte le risme, si scagliano con violenza contro il Papa accusandolo di oscurantismo, fanatismo, di essere contrario alla ragione e alla civiltà. È certo che il Sillabo ha colpito un’intera visione della vita e della storia, quale è comune a tutte le ideologie nate dalla negazione di Dio. Ma oggi, che vediamo il fallimento di tutte le ideologie e il suicidio di società intere costruite su quei tragici errori, Pio IX con il Sillabo appare il più grande maestro e profeta della sua ora e dell’avvenire.
L’8 dicembre 1869 – ancora una volta nella solennità dell’Immacolata – Pio IX apre a Roma il Concilio Vaticano I cui prendono parte i Vescovi di tutto il mondo.
Il 24 aprile 1870, il Papa promulga la Costituzione Dei Filius, luminosa esposizione della dottrina cattolica su Dio, la Rivelazione, la vita di Fede, in opposizione al razionalismo e al naturalismo moderni, confutati e condannati in nome di Cristo, unico Signore e Maestro e Salvatore dell’umanità.
Il 18 luglio 1870, con la costituzione Pastor aeternus, Pio IX, proclama il dogma dell’infallibilità del Papa, quando come maestro della fede e della vita cristiana, insegna ex cathedra con l’autorità di Cristo. Ora davvero la Verità è affermata nel suo primato su tutto.
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Le potenze dell’inferno si scatenano contro Pio IX. Forse mai altro pontefice ebbe tanti santi a sostenerlo e fu tanto amato dagli umili e dai grandi della Chiesa e del suo tempo, primo fra tutti quel Modello e Maestro di santità che si chiama Don Bosco.
Nei loro frequenti incontri a Roma, come narra lo storico don G. B. Lemoyne – Pio IX e Don Bosco si compresero in una intensissima comunione di anime con Gesù al centro. Pio IX trovò in Don Bosco il prete più ardito per le imprese più ardue nelle ore più buie; Don Bosco trovò in Pio IX il sostenitore deciso della sua opera, fino al punto di ritenerlo il 2° fondatore della Società salesiana e a profetizzarne, giustamente, dopo la sua morte, la canonizzazione.
Con questo stile, Pio IX, governò la Chiesa per 32 anni, fino al 7 febbraio 1878, giorno della sua salita al Cielo. Fu uno dei Papi più grandi della storia, un gigante di luce e di santità. Il 3 settembre 2000, finalmente, da Giovanni Paolo II è stato elevato alla gloria degli altari. Occorre invocarlo per la Chiesa e per il mondo di oggi, vivendo con la sua certezza, così come egli diceva ai giovani di Azione cattolica, da lui avviata: “I nemici di Dio spariscono uno per uno, e la Chiesa resta. Saremo tribolati, ma vinti mai!”.
Autore: Paolo Risso
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