San Raimondo di Penyafort è stato un religioso e giurista spagnolo, appartenente all’Ordine domenicano; fu proclamato santo da papa Clemente VIII nel 1601.
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È stato il terzo generale dei Domenicani, dopo Domenico di Guzman e Giordano di Sassonia. Ma le cariche – quando le accetta – addosso a lui durano sempre poco, e quasi sembrano interruzioni forzate e temporanee di un modello di vita al quale tornerà sempre, nella sua lunga esistenza: preghiera, studio e nient’altro.
Raimondo nasce nel 1175 a Santa Margarida i els Monjos, Spagna. Studiò a Barcellona e compiuti i vent’anni, su invito del Vescovo, Raimondo aprì una scuola per conto suo nei chiostri della Cattedrale come insegnante di Logica e di Retorica.
In seguito, studiò Diritto Canonico all’Università di Bologna, ai tempi rinomata per gli studi giuridici, e nella medesima città, dopo aver conseguito la “Licenza”, insegnò diritto, ricevendo uno stipendio dall’amministrazione cittadina. L’influenza del docente Reginaldo da Bologna favorì la sua conversione all’ordine dei frati predicatori.
Torna a Barcellona, dov’è nominato canonico della cattedrale. Ma nel 1222 si apre in città un convento dell’Ordine dei Predicatori, fondato pochi anni prima da san Domenico. In lui scatta qualcosa e lascia tutto per diventare domenicano.
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Nel 1223 aiuta il futuro santo Pietro Nolasco, originario della Linguadoca in Francia, a fondare l’Ordine dei Mercedari per il riscatto degli schiavi, e qualche anno dopo accompagna il cardinale Giovanni d’Abbeville a Roma. Qui Papa Gregorio IX nota la profondità della sua dottrina giuridica e gli affida un gravoso compito: raccogliere e ordinare tutte le decretali, ossia gli atti emanati via via dai pontefici in materia dogmatica e disciplinare. Nonostante l’arduo e difficile compito, Raimondo, riesce a dare un ordine e una completezza mai raggiunti prima, e quindi una pronta utilità ad una quantità di carte indescrivibile.
A lavoro finito, nel 1234, il Papa gli offre in ricompensa l’arcivescovado di Tarragona. Ma lui non accetta. Frate domenicano è e frate vuole rimanere. Nel 1238, però, sono appunto i suoi confratelli a volerlo generale dell’Ordine, e deve dire di sì.
Dice di sì a un periodo faticosissimo di viaggi, sempre a piedi, attraverso l’Europa, da un convento all’altro, da un problema all’altro. Un’attività che lo sfianca, costringendolo infine a lasciare l’incarico.
Torna, ormai settantenne, alla sua vera vita: preghiera, studio, formazione dei nuovi predicatori nell’Ordine, che si va espandendo in Europa. Un Ordine per sua natura missionario e che perciò, pensa Raimondo, si deve dotare di tutti gli strumenti culturali indispensabili per avvicinare, interessare, convincere. Occorrono testi idonei alla discussione con persone colte di altre fedi; e lui lavora per parte sua a prepararli, spingendo inoltre il confratello Tommaso d’Aquino a scrivere per questo scopo la famosa Summa contra Gentiles.
Inoltre, bisogna conoscere da vicino la cultura di coloro ai quali si vuole annunciare Cristo e Raimondo istituisce una scuola di ebraico a Murcia, in Spagna, e una di arabo a Tunisi. Sembra che tante fatiche e iniziative gli allunghino la vita.
Frate Raimondo muore infatti a Barcellona ormai centenario il 6 Gennaio 1275 e sarà canonizzato nel 1601 da Clemente VIII.
San Raimondo è il patrono dei giuristi, giureconsulti e avvocati di Spagna.
O Dio, Padre buono, attraverso l’esempio e l’insegnamento di San Raimondo tu ci insegni che perfezione della legge è carità, effondi su di noi il tuo Spirito, perchè progrediamo nella libertà dei figli di Dio. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Oppure:
O Dio, che in San Raimondo sacerdote, pieno di bontà verso i peccatori e verso i prigionieri, hai dato alla tua Chiesa un modello di vita evangelica, fa’ che per sua intercessione siamo liberati dalla schiavitù del peccato per servirti con libertà di figli. Per il Cristo nostro Signore. Amen.
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