Appartenente a una distinta famiglia padovana, durante la persecuzione di Diocleziano, arrestata per la fede, fu condotta in tribunale. Non riuscendo a farla apostatare, il giudice la condannò alla pena capitale, eseguita il 7 ottobre del 304.
Il corpo della martire fu sepolto fuori del pomerio, ad oriente della città, nei pressi del teatro romano, dove poi verrà costruita una basilica. La diffusione della Congregazione benedettina di Santa Giustina, che elesse la martire come sua patrona, insieme con san Benedetto, contribuí a propagare il suo culto in Italia e in Europa. Anche Venezia la elesse a patrona di tutti i suoi domini, dopo la vittoria di Lepanto, riportata nel giorno festivo della santa, nel 1571. I benedettini di Padova fondarono in suo onore la Congregazione di Santa Giustina. Dal 1919 a Padova è stato riaperto al culto un monastero dedicato alla santa. (Avvenire)
Etimologia: Giusta = onesta, proba (sign. Intuitivo)
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Padova, santa Giustina, vergine e martire.
Pubblicando la passio della nostra santa, i Bollandisti scrivevano: “Quanto illustrior est S. Justinae virginis et martyris Paduanae, maxime per Italiam, qua Venetis paret, cultus, tanto fere incertiora sunt, quae de eius vita vulgo circumferuntur”. In realtà, mentre le piú antiche testimonianze del suo cuito risalgono al sec. V, le notizie biografiche non Sono piú antiche del sec. XI.
Venanzio Fortunato la ricorda piú volte nelle sue opere: “Si Patavina tibi pateat via, pergis ad urbom; huc sacra Iustinae, rogo, lambe sepulcra beatae”; “Justina Patavi, Euphemiam huc Calchedon offert”.Il suo culto è attestato a Rimini in un’iscrizione del sec. VI-VII, e, a Como, il vescovo Agrippino le dedicò un oratorio nel 617 come ricorda l’iscrizione dedicatoria: “Agripinus famulus Christi, Com[ensis] Civitatis episcopus hoc Oratorium s[an]ctae Justinae martyris anno X ordinationis suae a fondamentis fabricavit et sepulturas ibi ordenabit et in omni explebit, ad glo[riam] dicabit”.
In contrasto con queste sicure notizie cultuali, le fonti letterarie, conservate in numerosi codd., a partire dal sec. XII, sparsi in molte biblioteche italiane ed estere, sono “sublestae fidei et subditicia”, e raccolgono le tradizioni esistenti in quell’epoca sulla santa. Secondo questi scritti Giustina, appartenente ad una distinta famiglia padovana, durante la persecuzione di Diocleziano, arrestata per la fede, fu condotta al tribunale di Massimiano; non riuscendo né con blandizie, né con minacce a farla apostatare, il giudice la condannò alla pena capitale, eseguita il 7 ottobre del 304. Il corpo della martire fu sepolto fuori del pomerio, ad oriente della città, nei pressi del teatro romano.
La basilica costruita da Opilione sul sepolcro di Giustina si conservò fino al 1117, quando un terremoto la distrusse completamente. I monaci benedettini che: già officiavano la chiesa, forse fin dal sec. VIII, la ricostruirono meno splendida della prima; ma, sorta e rapidamente propagatasi la Congregazione Benedettina di S. Giustina, fondata appunto nella chiesa della santa da Ludovico Barbo nel 1418, i monaci costruirono in onore della martire un tempio piú degno che, iniziato nel 1521, fu completato nel 1587. Sotto l’altare maggiore della chiesa, nel 1627 fu collocato il corpo di Giustina in una doppia cassa di piombo e di cipresso coperta da un velo d’oro.
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La diffusione della Congregazione Benedettina di S. Giustina, che elesse la martire come sua speciale patrona, insieme con s. Benedetto, contribuí grandemente a propagare il suo culto in Italia e in Europa. In modo particolare Venezia la elesse a speciale patrona di tutti i suoi domini, dopo la vittoria di Lepanto, riportata appunto nel giorno festivo della santa, nel 1571; da allora, a perenne riconoscenza si cominciarono a coniare le Giustine fino alla caduta della repubblica, con il motto: “Memor ero tui Justina Virgo”.
Oggi, dopo un periodo di illanguidimento, caudato specialmente dalla soppressione del monastero, nel 1810, e dalla susseguente chiusura della chiesa per le leggi napoleoniche, il culto della santa riprende lentamente nuovo vigore, favorito anche dalla riapertura del monastero avvenuta nel 1919.
Autore: Agostino Amore