San Juan Diego, è stato un azteco convertito al Cristianesimo. Fu il veggente nel 1531 delle apparizioni della Madonna di Guadalupe. È stato proclamato santo da papa Giovanni Paolo II nel 2002.
Con lo sbarco degli spagnoli nelle terre del continente latino-americano aveva avuto inizio la lunga agonia di un popolo che aveva raggiunto un altissimo grado di progresso sociale e religioso. Il 13 agosto 1521 segnò il tramonto di questa civiltà. Tenochtitlan, la superba capitale del mondo atzeco, fu saccheggiata e distrutta. L’immane tragedia che ha accompagnato la conquista del Messico da parte degli spagnoli, sancisce per un verso la completa caduta del regno degli aztechi. Per l’altro l’affacciarsi di una nuova cultura e civiltà originata dalla mescolanza tra vincitori e vinti.
È in questo contesto che, dieci anni dopo, va collocata l’apparizione della Madonna. La Vergine apparve a un povero indio di nome Juan Diego, nei pressi di Città del Messico.
La mattina del 9 dicembre 1531, mentre sta attraversando la collina del Tepeyac per raggiungere la città, l’indio è attratto da un canto armonioso di uccelli e dalla visione dolcissima di una Donna. Lei che lo chiama per nome con tenerezza. La Signora gli dice di essere “la Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio” e gli ordina di recarsi dal vescovo a riferirgli che desidera che si eriga un tempio ai piedi del colle.
Juan Diego corre subito dal vescovo, ma non viene creduto.
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Tornando a casa la sera, incontra nuovamente sul Tepeyac la Vergine Maria, a cui riferisce il suo insuccesso. Chiede di essere esonerato dal compito affidatogli, dichiarandosene indegno. La Vergine gli ordina di tornare il giorno seguente dal vescovo, che, dopo avergli rivolto molte domande sul luogo e sulle circostanze dell’apparizione, gli chiede un segno. La Vergine promette di darglielo l’indomani.
Il giorno seguente Juan Diego non può tornare. Un suo zio, Juan Bernardino, è gravemente ammalato e lui viene inviato di buon mattino a Tlatelolco a cercare un sacerdote che confessi il moribondo. Giunto in vista del Tepeyac decide perciò di cambiare strada per evitare l’incontro con la Signora.
Ma la Signora è là, davanti a lui, e gli domanda il perchè di tanta fretta. Juan Diego si prostra ai suoi piedi e le chiede perdono per non poter compiere l’incarico affidatogli presso il vescovo, a causa della malattia mortale dello zio.
La Signora lo rassicura, suo zio è già guarito. Lo invita a salire sulla sommità del colle per cogliervi i fiori. Juan Diego sale e con grande meraviglia trova sulla cima del colle dei bellissimi “fiori di Castiglia“. Era il 12 Dicembre, il solstizio d’inverno secondo il calendario giuliano allora vigente, e né la stagione né il luogo, una desolata pietraia, sono adatti alla crescita di fiori del genere.
Ne raccoglie un mazzo che porta alla Vergine, la quale però gli ordina di presentarli al vescovo come prova della verità delle apparizioni. Juan Diego ubbidisce e giunto al cospetto del presule, apre il suo mantello e all’istante sulla tilma si imprime e rende manifesta alla vista di tutti l’immagine della Santa Vergine. Di fronte a tale prodigio, il vescovo cade in ginocchio, e con lui tutti i presenti.
La mattina dopo Juan Diego accompagna il presule al Tepeyac per indicargli il luogo in cui la Madonna ha chiesto le sia innalzato un tempio. L’immagine, collocata nella cattedrale, diventa presto oggetto di una devozione popolare che si è conservata ininterrotta fino ai nostri giorni.
La Vergine ha scelto come suo interlocutore un “povero indio” .
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Juan Diego era nato verso il 1474 e morto nel 1548 a Guadalupe. Prima di convertirsi al cattolicesimo portava un affascinante nome azteco, Cuauhtlotatzin, che sta a significare “colui che parla come un’aquila”.
Varie fonti ci tramandano i dati biografici del veggente del Tepeyac. Egli è un macehual, cioè un uomo del popolo, piccolo coltivatore diretto in un modesto villaggio. Poco più di niente, nella società azteca complessa e fortemente gerarchizzata. Cuauhtlotatzin fu tra i primi a ricevere il battesimo, nel 1524, all’età di cinquant’anni. Gli fu imposto il nuovo nome cristiano di Juan Diego. Con lui venne battezzata anche la moglie Malintzin, che prese a sua volta il nome di Maria Lucia.
Il neoconvertito si distingueva in mezzo agli altri per la sollecitudine nel frequentare la catechesi e i sacramenti, senza badare ai sacrifici che questo richiedeva. Si poneva in cammino fin dalle prime ore del giorno per raggiungere Santiago di Tlatelolco, dove i francescani radunavano gli indigeni per catechizzarli. Rimasto vedovo dopo solo quattro anni, Juan Diego orienta la sua vita ancora più decisamente verso Dio.
Trascorre tutto il suo tempo fra il lavoro dei campi e le pratiche della religione cristiana, fra cui l’ascolto della catechesi impartita agli indigeni convertiti dai missionari spagnoli.
Conduce una vita esemplare che edifica molti. L’esperienza eccezionale vissuta sul Tepeyac s’inserisce in un’esistenza già trasformata dalla grazia del battesimo. Fino a spingerlo ad abbandonare tutto, casa e terra, per trasferirsi in una casetta che il vescovo Zumàrraga gli ha fatto costruire a fianco della cappella eretta in onore della Vergine di Guadalupe.
Qui Juan Diego vive per ben 17 anni in penitenza e orazione. Assoggettandosi agli umili lavori di sagrestano, senza mai mancare al suo impegno di testimoniare quanto Maria ha fatto per lui e per tutti i suoi figli.
La morte lo coglie nel 1548, quando ha ormai 74 anni. La sua fama di santità, che già l’aveva accompagnato in vita, cresce nel tempo fino ai nostri giorni. Nel 1984 si dette finalmente inizio alla sua causa di beatificazione.
Si pose mano all’elaborazione della Positio. Questa era orientata a comprovarne non solo il culto, da tempo immemorabile, ma anche a dimostrare le virtù del servo di Dio e a illustrarne la vita, separate il più possibile dal fatto guadalupano.
Attraverso una solida base documentale si voleva cioè dimostrare che Juan Diego, per i suoi soli meriti di cristiano, era degno di assurgere agli onori degli altari.
Finchè – al termine di un complesso iter ecclesiastico – con il decreto Exaltavit humiles (6 maggio 1990), se ne è finalmente concessa la memoria liturgica, fissata al 9 dicembre, data della prima apparizione della “Morenita”.
Giovanni Paolo II lo ha dichiarato beato nel 1990. Poi lo ha proclamato santo nel 2002.
Fonte santiebeati.it – Autore: Maria Di Lorenzo
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