Oggi, 9 gennaio, la Chiesa ricorda San Marcellino da Ancona
San Marcellino è stato il primo vescovo di Ancona; la tradizione vuole che un furioso incendio stava distruggendo la città, il santo (malato) si fece portare davanti alle fiamme e con un libro sacro in mano per intercessione di Cristo fece cessare il fuoco.
La vita
Non conosciamo la data della sua nascita e i primi anni della sua vita. Sappiamo che Marcellino è stato il primo nome storicamente certo nella serie dei vescovi di Ancona. Di lui parla san Gregorio Magno nei suoi Dialogi attribuendogli chiaramente l’episcopato di Ancona, senza precisare, tuttavia, il tempo in cui ricoprì questo ruolo.
Si può accettare senza dubbio la tradizione locale, che pone il suo governo pastorale nella seconda metà del secolo V. Infatti san Gregorio parla soltanto di vescovi dei secoli V e VI, che egli stesso conobbe o di cui ebbe notizia da testimoni diretti. Non sappiamo invece quanto valore abbia la tradizione che lo ritiene appartenente alla famiglia dei Boccamaiori. Ora estinta, ma certamente fra le più antiche della città.
Il miracolo del fuoco
San Gregorio lo descrive come un uomo di profonda fede e ci narra il suo miracoloso intervento in soccorso della città di Ancona quando essa minacciava di essere distrutta da un grave incendio.
Mentre molte persone cercavano invano di domare le fiamme, che già avevano divorato parte dell’abitato, il santo vescovo, malato di podagra (attacco infiammatorio acuto e molto doloroso che interessa le articolazioni del piede), si fece portare dai suoi familiari nel luogo ove le fiamme erano più violente e queste al suo avvicinarsi si ritirarono improvvisamente e si spensero.
Alla memoria del vescovo è legato un importante libro liturgico, che egli, stando alla tradizione, avrebbe tenuto in mano al momento di operare il miracolo, attribuendosi al contatto delle fiamme la consumazione e l’annerimento ai margini dei fogli in pergamena.
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La reliquia
Tale libro è stato considerato come preziosa reliquia del santo e fu usato a lungo, non solo a scopi liturgici, ma anche come oggetto sacro, che i fedeli, desiderosi di grazie, toccavano e baciavano. Questa forse potrebbe essere la ragione più plausibile del suo grave deperimento.
Si tratta di un documento liturgico, d’inestimabile valore storico, culturale e artistico. I fogli superstiti riordinati, grazie al restauro curato dalla Biblioteca Vaticana nel 1910 per interessamento dell’allora titolare, monsignor Achille Ratti, contengono vari passi dei Sinottici. Questi ultimi da leggersi nelle domeniche e festività dell’anno e sono in caratteri onciali con brevi didascalie in scrittura longobarda. Le lettere iniziali presentano tracce di miniatura in giallo oro.
Il culto
Il culto di san Marcellino nella Chiesa anconitana risale certamente a tempi remotissimi.
Il suo corpo, che prima era venerato nella cattedrale dedicata a santo Stefano, nel 1097 venne traslato nella nuova cattedrale di San Ciriaco, sul colle del Guasco.
Durante una ricognizione del 1756, le sue ossa furono sistemate in un’artistica urna, presso la cripta dei santi protettori della città sempre nella Cattedrale di San Ciariaco. Ancora oggi si trovano lì.
San Marcellino e l’iconografia
Benché non sia azzardato pensare che l’immagine di Marcellino figurasse nelle lastre graffite della cattedrale di san Ciriaco, che risalgono ai secoli XI e XII e in cui sono rappresentati altri santi locali, tuttavia la più antica raffigurazione superstite ci è data da una statua del secolo XIII, che, prima delle distruzioni della recente guerra, si trovava sul luogo ove si narrava avvenuto il miracolo dell’estinzione dell’incendio, presso la romantica Chiesa di san Pietro, distrutta dai bombardamenti aerei.
L’iconografia più recente consiste in una tavola del secolo XV, dove Marcellino è rappresentato con altri santi locali.
Il santo è sempre rappresentato in abiti pontificali, con in mano il libro del Vangelo aperto, ove sono effigiate le fiamme allusive al miracolo. La scena dello stesso fatto prodigioso è riprodotta anche in una faccia della custodia argentea del codice Evangeliario, pregevole lavoro di oreficeria del secolo XVII. (Fonte santiebeati.it – Autore: Mario Natalucci)
Preghiera
Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.
Dio onnipotente ed eterno, che hai chiamato a presiedere la Tua Chiesa il santo vescovo San Marcellino, per sua intercessione concedi a noi, che lo veneriamo maestro e protettore, di sperimentare la dolcezza della tua misericordia.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Padre Nostro, Ave Maria, Gloria al Padre