In arrivo un presepe di ceramica italiana e un abete sloveno rosso…
(Fonte Vatican News – Gabriella Ceraso)
Un segno di speranza e di fiducia per il mondo nella certezza che Gesù viene in mezzo al suo popolo per salvarlo e consolarlo.
Questo è l’importante messaggio che ancora di più in tempo di emergenza sanitaria vuole esprimere l’allestimento natalizio previsto in Piazza San Pietro per il 2020.
La tradizionale inaugurazione e l’accensione sono previste per venerdì 11 dicembre alle ore 16.30 pur con le limitazioni imposte dalla pandemia, in una cerimonia presieduta come di consueto dal cardinale Giuseppe Bertello, e dal monsignor Fernando Vérgez Alzaga, rispettivamente Presidente e Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.
Lo stesso giorno, nella mattinata, le delegazioni delle località di provenienza dell’albero e del presepe – Castelli e di Kočevje – saranno ricevute in udienza da Papa Francesco per la presentazione ufficiale dei doni. L’albero e il Presepe rimarranno esposti fino al domenica 10 gennaio, Festa del Battesimo del Signore.
Italia e Slovenia dunque i donatori dell’allestimento di quest’anno. Da Castelli, in provincia di Teramo, centro importantissimo per la ceramica fin dal XVI secolo arriva il Presepe con statue di grandezza maggiore del naturale. Un simbolo culturale per l’intero Abruzzo, ma anche un oggetto di arte contemporanea che affonda le sue radici nella tradizionale lavorazione della ceramica castellana.
L’opera è realizzata dagli alunni e dai docenti dell’Istituto d’arte “F.A. Grue”, attuale liceo artistico statale per il design, che, nel decennio 1965-1975, dedicò l’attività didattica al tema natalizio. In Piazza San Pietro verranno esposti solo alcuni pezzi della fragile collezione composta da 54 statue. Verranno collocate lateralmente a una pedana luminosa di circa 125 metri quadrati che circonda in leggera pendenza parte dell’obelisco. Le sculture rappresentano i Magi; al centro, sul punto più alto della pedana, è collocato il gruppo della Natività con l’Angelo, posto sopra la Sacra Famiglia a simboleggiare la sua protezione sul Salvatore, Maria e Giuseppe.
Il primo gruppo di statue, costituito dalla Sacra Famiglia, venne realizzato insieme con lo zampognaro, la pastorella con brocca, il suonatore con flauto di Pan, la bimba con bambola. Ispiratori del progetto furono Serafino Mattucci, allora direttore e animatore dell’Istituto, i professori Gianfranco Trucchia e Roberto Bentini. Con grande entusiasmo parteciparono all’iniziativa gli alunni e tutto il personale tecnico del liceo. Nel Presepe abruzzese si trovano forti richiami alla storia dell’arte antica, dall’arte greca a quella sumerica, passando per la scultura egizia. Inoltre, negli oggetti che arricchiscono il presepe e nella pentacromia castellana con cui sono state decorate le opere, si ritrova la memoria dell’arte della ceramica locale. Le statue sono state realizzate con moduli ad anelli che, sovrapposti, formano busti cilindrici. In alcune figure, soprattutto nell’uso del colore, si ritrova la sperimentazione e il rinnovamento dell’arte ceramica sviluppati in quegli anni nel liceo Grue. La prima esposizione pubblica del Presepe avvenne a Castelli, sul sagrato della chiesa madre nel dicembre 1965 poi, nel Natale 1970, fu la volta dei mercati di Traiano a Roma e, qualche anno dopo, di Gerusalemme, Betlemme e Tel Aviv.
In Piazza San Pietro, anche il maestoso abete rosso (o peccio) alto 28 metri per un diametro di 70 centimetri, che arriva dalla Slovenia sudorientale, esattamente dal comune di Kočevje, sul fiume Rinža. La regione Kočevsko è uno dei territori sloveni dove la natura è più rigogliosa e intatta – le foreste ricoprono il 90% del suo territorio. L’abete rosso scelto per Piazza San Pietro è cresciuto nei pressi di Kočevska Reka, a 6 chilometri in linea d’aria dall’imponente foresta vergine Krokar. Con quella di Snežnik-Ždrocle (nella regione Notranjska), è la seconda foresta slovena inserite tra i 63 siti delle antiche faggete primordiali nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco.
Il peccio si è diffuso largamente in Slovenia nella seconda metà del XVIII secolo, rappresenta più del 30% delle risorse forestali ed è la specie arborea più importante dal punto di vista economico. Fin dai tempi antichi è simbolo di fertilità e nella tradizione popolare viene usato spesso in occasione di cerimonie come la festa del 1° maggio o le solennità natalizie. Nella regione di Bela Krajina, per la festa di San Giorgio era tradizione portare in processione un peccio, decorticato e decorato con fiori e stoffe. Il peccio più alto d’Europa – “Sgermova smreka” – misura 61,80 metri e si trova sul massiccio di Pohorje proprio in Slovenia. Ha circa 300 anni, un perimetro di 3 metri e 54 centimetri e un diametro di oltre un metro.
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