Loro stesse tornarono la domenica mattina successiva nella tomba di Gesù per cospargere il defunto con olii profumati ma, trovando la pietra rotolata e il sepolcro vuoto, corsero dagli apostoli a riferire quello che avevano visto. A questo punto anche gli apostoli Pietro e Giovanni corsero al sepolcro e lo trovarono come lo avevano descritto le donne.
La basilica del Santo Sepolcro, (in ebraico כנסיית הקבר – Cnesiat HaChever, ovvero Chiesa della Tomba; in arabo: كنيسة القيامة, Kanīsat al-Qiyāma, ossia Chiesa della Resurrezione), chiamata anche la chiesa della Resurrezione (Anastasis in greco e Surp Harutyun in armeno dai cristiani di rito ortodosso), è una chiesa cristiana di Gerusalemme, costruita sul luogo che la tradizione indica come quello della crocifissione, unzione, sepoltura e resurrezione di Gesù. Attualmente è ricompresa all’interno delle mura della città vecchia di Gerusalemme, al termine della Via Dolorosa, e ingloba sia quella che è ritenuta la «collina del Golgota», luogo della crocifissione, sia il sepolcro scavato nella roccia, dove il Nuovo Testamento riferisce che Gesù fu sepolto. La chiesa del Santo Sepolcro è una delle mete principali e irrinunciabili dei pellegrini che visitano la Terra Santa, insieme alla Basilica dell’Annunciazione di Nazaret e alla Basilica della Natività di Betlemme. Ma, a differenza di queste ultime, il Santo Sepolcro è l’unico luogo della cui esistenza si possiedono prove archeologiche risalenti ad appena un centinaio d’anni dopo la morte di Gesù. Oggi è la sede del Patriarcato ortodosso di Gerusalemme, il quale, al centro della chiesa, vi ha il proprio Katholikon, ossia la propria cattedrale, e la propria cattedra. Formalmente è anche la sede del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini; tuttavia il Patriarca cattolico latino non ha la libertà di celebrare se non negli spazi e nei tempi assegnati nel 1852 dallo Statu Quo alla Custodia di Terra Santa e secondo gli accordi con la stessa comunità monastica. Il Patriarca latino quindi risiede effettivamente in una sede presso la concattedrale del Santissimo Nome di Gesù, chiesa principale della diocesi e chiesa madre, dove egli ha la propria cattedra e celebra normalmente. Secondo la tradizione ortodossa, ogni anno, a mezzogiorno, durante la celebrazione del Sabato Santo della Pasqua ortodossa, vi si ripete il «miracolo del Fuoco Santo».
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In particolare, Eusebio nota che la scoperta della tomba “permise a tutti quelli che arrivarono di testimoniare la vista di una chiara e visibile prova delle meraviglie di cui quel luogo era stato un tempo teatro” (Vita di Costantino). L’archeologo Martin Biddle dell’Università di Oxford ha ipotizzato che questa “chiara e visibile prova” è visibile nei graffiti con scritte come “Questa è la tomba di Cristo”, incisi nella roccia dai pellegrini cristiani prima della costruzione del tempio romano. Dall’epoca della sua costruzione nel 335, e nonostante i numerosi ammodernamenti, la chiesa del Santo Sepolcro è stata venerata come il luogo autentico della crocifissione e sepoltura di Gesù. Nel XIX secolo, diversi studiosi discussero l’ipotesi che il luogo in cui fu edificata la chiesa fosse il vero luogo della crocifissione e sepoltura di Gesù. Essi ragionarono sul fatto che l’edificio fosse all’interno delle mura cittadine, mentre i primi resoconti (ad esempio: Ebrei 13,12) descrivevano questi eventi come avvenuti fuori delle mura. Studi successivi hanno invece confermato che il sito era in effetti al di fuori delle mura cittadine all’epoca della crocifissione. La cerchia muraria della città di Gerusalemme venne ingrandita da Erode Agrippa nel 41–44, e solo allora incluse il sito del Santo Sepolcro (e venne costruito il giardino circostante, menzionato nella Bibbia).
La Tomba del giardino. Il giorno seguente al suo arrivo a Gerusalemme, il generale britannico Charles George Gordon identificò una tomba scavata nella roccia, posta in un’area coltivata al di fuori delle mura, come luogo più probabile per la sepoltura di Gesù. Questo luogo viene solitamente indicato come “Tomba del Giardino”, per distinguerlo dal Santo Sepolcro, ed è ancora un popolare luogo di pellegrinaggio per quelli (solitamente i protestanti) che dubitano dell’autenticità dell’Anastasi e/o non hanno il permesso di tenere funzioni religiose nella chiesa. Nel 1847 papa Pio IX ristabilì a Gerusalemme il patriarcato di Gerusalemme dei Latini ed eresse la basilica del Santo Sepolcro a cattedrale patriarcale, tuttavia nel 1852 fu emanato un decreto ottomano (conosciuto in Occidente come Statu Quo) per porre fine ai violenti dissidi soprattutto tra la Chiesa ortodossa greca e la Chiesa apostolica romana, rappresentata dalla Custodia di Terra Santa dell’ordine francescano.
Il decreto, tuttora in vigore, ripristinò la situazione risalente al 1767, tenendo conto degli ulteriori diritti acquisiti anche da altre comunità cristiane, quali la Chiesa apostolica armena, la Chiesa ortodossa copta e la Chiesa ortodossa siriaca. Esso assegnò la Basilica quasi interamente ai greci ortodossi, il cui Patriarca vi ha infatti tutt’oggi la cattedra ed il katholikon, regolando altresì tempi e luoghi di adorazione e celebrazione per ogni Chiesa. Dal XII secolo le famiglie palestinesi musulmane Nusayba e Ghudayya, incaricate dal Saladino in quanto neutrali, sono custodi della chiave dell’unico portone di ingresso, sul quale nessuna Chiesa ha diritto.
di Ornella Felici
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