Tre anni fa a Pristina, in Kosovo, è stato consacrato il Santuario e concattedrale dedicata a Santa Teresa di Calcutta.
(Fonte Vatican News- Debora Donnini)
Questo Santuario è come “una lampada di amore, umiltà e speranza, posto in mezzo alla gente” dice monsignor Dodë Gjergji, dal 2018 vescovo di Prizren-Prishtin, in Kosovo, descrivendo ai microfoni di Vatican News il senso profondo del Santuario e concattedrale dedicato a Santa Teresa di Calcutta, a 3 anni dalla sua consacrazione, nel 2017.
Il 5 settembre è anche la memoria liturgica della Santa fondatrice delle Missionarie della Carità, morta 23 anni fa, beatificata nel 2003 da San Giovanni Paolo II e canonizzata da Papa Francesco nel 2016. Lei che ha compiuto azioni straordinarie verso gli scartati dei nostri tempi e si riconosceva nell’immagine di “piccola matita nelle mani di Dio”.
Una storia particolare quella di questo Santuario, che sorge sul luogo dei primi martiri San Floro e Lauro (II sec. d.C. ) e vicino alla tomba dell’arcivescovo Peter Bogdani. Con l’appoggio del primo presidente del Kosovo, Ibrahim Rugova, fu concesso il terreno e la pietra angolare fu benedetta il 26 agosto del 2005 dal vescovo Mark Sopi. Entrambi morirono l’anno successivo. Questo ritardò i lavori di costruzione. Con la nomina e l’arrivo dell’allora amministratore apostolico, Dodë Gjergji, il progetto riprese e dopo 10 anni di lavori, nel 2017, il Santuario venne consacrato. Nel 2010 si poté celebrare il centesimo anniversario della nascita di Madre Teresa all’interno del Santuario stesso, all’epoca ancora in costruzione.
“Come Chiesa cattolica vogliamo essere una luce di pace e riconciliazione”, “una luce che illumina il nostro passato anche perché la gente possa riscoprire le radici cristiane”, dice ancora il vescovo nell’intervista, anche in riferimento alla sofferenza vissuta dalla popolazione, particolarmente nel 1998-1999, con una violenza che provocò la morte di almeno 11mila persone. Un luogo centrale, il Santuario, nella vita di Pristina, capitale del Kosovo, “e non solo per i cristiani”, ricorda monsignor Gjergji: “una meraviglia vedere come la gente di tutte le confessioni, di tutte le nazioni, viene con gioia nella cattedrale e fanno un’esperienza di tranquillità e gioia del cuore”. Il presule ricorda anche i legami di Madre Teresa con questa terra: dai suoi genitori originari di Prizren alla vocazione ricevuta nel Santuario della Madonna di Letnica durante la veglia del 14 agosto 1928.
A proposito, poi, dell’incontro avuto con il Papa la scorsa settimana, monsignor Gjergji racconta: “Abbiamo discusso diverse questioni del nostro Paese, del nostro passato e futuro e abbiamo parlato anche del Santuario di Madre Teresa. Sono stato sorpreso quando il Papa stesso mi ha chiesto: ‘Come sta il Santuario di Madre Teresa?‘. Abbiamo parlato, quindi, del significato del Santuario per il nostro Paese”.
La missione di Madre Teresa “nelle periferie delle città e nelle periferie esistenziali permane ai nostri giorni come testimonianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri”, disse Papa Francesco nell’omelia della Messa per la canonizzazione evidenziando come lei si sia “impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero” e come si sia “chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato”.
Il vescovo di Prizren-Prishtin, che ha incontrato due volte personalmente Madre Teresa, la ricorda come una donna semplice, buona, umile, e sottolinea come sia una fonte di speranza centrale “per la rievangelizzazione del nostro popolo”.
“Noi cerchiamo – dice – di portare il suo messaggio nel cuore dei giovani perché non c’è un esempio più bello che l’esempio di amore di Madre Teresa per tutti e nel nome di Gesù Cristo”.
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