Il santuario di Santa Maria di Stignano si trova nei pressi di San Marco in Lamis, sulla via Francigena, in provincia di Foggia. Leggenda e storia ne fanno uno dei primi e più frequentati santuari mariani pugliesi.
Un’antica leggenda narra che san Francesco al ritorno dall’Oriente sia passato per questa valle e abbia benedetto i suoi frutti; era il 1216.
L’APPARIZIONE DELLA MADONNA
Il nome del santuario lo si trova per la prima volta in un documento del 21 settembre 1231 dell’archivio di Stato di Napoli, attestante il già esistente culto alla Vergine. La tradizionale pietà, infatti, narra di un cieco della zona (tale Leonardo Di Falco) che, nel suo vario errare per mendicare un po’ di cibo, fu sorpreso nel sonno dalla voce di una donna bellissima, la quale ad un tempo, gli ridonò la vista e gli indicò la presenza di un suo simulacro nascosto sui rami di una robusta quercia.
Il miracolato avrebbe informato subito i vicini abitanti di Castelpagano i quali, colpiti dal duplice prodigio, accorsero in processione sul luogo, e costruirono una piccola chiesetta nel luogo dell’apparizione della Vergine, precisamente nel secondo arco della navata sinistra per chi entra nel tempio.
IL TENTATIVO DI FRA SALVATORE
Nel 1500, la bellezza del luogo e il crescere prodigioso della Vergine miracolosa sollecitarono il cistercense fra Salvatore Scalzo il quale, ansioso di una riforma nel suo ordine, abbandonò i confratelli monaci dell’abbazia di San Giovanni in Lamis (l’attuale convento di San Matteo) e si ritirò qui fondando un nuovo sodalizio e costruendo un convento accanto alla Chiesetta.
Con l’aiuto del noto feudatario Ettore Pappacoda di Napoli, distrusse il vecchio oratorio e costruì questa nuova chiesa nel 1515. Il merito fu quasi esclusivamente del Pappacoda il quale, dove era l’antico ingresso dell’oratorio sull’attuale parete di levante pose a suo vanto l’epigrafe che tuttora vi si legge. Fallito il tentativo di riforma di fra Salvatore Scalzo, nel 1560 il papa Medici, Pio IV, affidò il santuario ai frati minori osservanti.
IL PRODIGIO DURANTE LA SICCITA’
Nel 1686 una persistente siccità aveva prosciugato ogni riserva d’acqua mettendo la comunità dei Frati, che non era piccola, in grave difficoltà. P. Salvatore ricorse alla Vergine di Stignano e, un giorno, dopo aver pregato con confidenza, trovò la cisterna del secondo chiostro colma di freschissima acqua.
L’ACQUA MIRACOLOSA
La fama di quest’acqua miracolosa si sparse dovunque sì che il Barone di Rignano, proprietario delle case addossate al convento, ne portò qualche bottiglia a Napoli dove si ottennero “molte e mirabili guarigioni”, così come ricorda Padre Serafino Montorio nella sua opera “Zodiaco di Maria”.
I padri francescani fecero di questo convento una casa di studio e di Noviziato per la formazione dei religiosi, rendendolo ambita dimora di religiosi, santi e dotti.
Fonte www.sanfrancescopatronoditalia.it Gelsomino del Guercio
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