Categorie: Sancta Sedes

Il secondo anno di Papa Francesco: lo Spirito Santo scombussola

Il 13 marzo di 2 anni fa, il cardinale arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio veniva eletto in conclave quale 265° Successore di Pietro: primo gesuita, primo latinoamericano e primo a portare il nome di Francesco. Ripercorriamo questo secondo intensissimo anno di Pontificato, prendendo spunto da alcuni importanti discorsi del Papa. Il servizio di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana:

Tempo della misericordia
E’ il tempo della misericordia. Papa Francesco ripete questa buona notizia: “per Gesù ciò che conta” è “raggiungere e salvare i lontani, curare le ferite dei malati, reintegrare tutti nella famiglia di Dio”. “Questo scandalizza qualcuno” – osserva – ma “Gesù non ha paura di questo tipo di scandalo”, tocca e guarisce i lebbrosi. Si tratta di “due logiche di pensiero e di fede: la paura di perdere i salvati e il desiderio di salvare i perduti”:

“Anche oggi accade, a volte, di trovarci nell’incrocio di queste due logiche: quella dei dottori della legge, ossia emarginare il pericolo allontanando la persona contagiata, e la logica di Dio che, con la sua misericordia, abbraccia e accoglie reintegrando e trasfigurando il male in bene, la condanna in salvezza e l’esclusione in annuncio. (Omelia per la Messa con i nuovi cardinali, 15 febbraio 2015)

Cristiani non si isolino come una casta
“La strada della Chiesa” – afferma Papa Francesco ai nuovi cardinali – “è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell’integrazione”:

“Vi esorto a servire la Chiesa in modo tale che i cristiani – edificati dalla nostra testimonianza – non siano tentati di stare con Gesù senza voler stare con gli emarginati, isolandosi in una casta che nulla ha di autenticamente ecclesiale”. (Omelia per la Messa con i nuovi cardinali, 15 febbraio 2015)

Sinodo: le tentazioni di cosiddetti progressisti e tradizionalisti


Uno dei momenti forti di questo secondo anno di Pontificato è stato senza dubbio il Sinodo sulla famiglia. Francesco ha esortato alla parresìa, la libertà nel parlare, ed è stato ascoltato. Tanti i temi dibattuti con vivacità. A chiusura dell’assemblea, anche il Papa ha parlato chiaramente: ricorda che la Chiesa è custode, non proprietaria del “depositum fidei”, ma vede delle tentazioni. C’è quella dei cosiddetti “tradizionalisti”:

“La tentazione dell’irrigidimento ostile, cioè il voler chiudersi dentro lo scritto (la lettera) e non lasciarsi sorprendere da Dio, dal Dio delle sorprese (lo spirito); dentro la legge, dentro la certezza di ciò che conosciamo e non di ciò che dobbiamo ancora imparare e raggiungere”. (Discorso di chiusura del Sinodo sulla famiglia, 18 ottobre 2014)

Ma c’è anche la tentazione dei cosiddetti “progressisti e liberalisti”:
“La tentazione del buonismo distruttivo, che in nome di una misericordia ingannatrice fascia le ferite senza prima curarle e medicarle; che tratta i sintomi e non le cause e le radici”. (Discorso di chiusura del Sinodo sulla famiglia, 18 ottobre 2014)

Le 15 malattie curiali
C’è un altro tratto caratteristico di Papa Francesco: cerca i lontani e scuote con forza i vicini. Lo fa soprattutto nelle omelie mattutine a Santa Marta. Ma l’intervento più incisivo è stato in occasione degli auguri natalizi ai suoi collaboratori, quando ha elencato 15 “malattie curiali”, applicabili ovviamente a ogni cristiano: la patologia del potere e dell’accumulo, il complesso degli eletti, l’attivismo, l’impietrimento mentale e spirituale, la schizofrenia esistenziale, il vizio perenne delle chiacchiere, la mondanità. E poi “la malattia dei circoli chiusi, dove l’appartenenza al gruppetto diventa più forte di quella al Corpo e, in alcune situazioni, a Cristo stesso” e “causa tanto male – scandali – specialmente ai nostri fratelli più piccoli”:

“L’autodistruzione o il ‘fuoco amico’ dei commilitoni è il pericolo più subdolo. È il male che colpisce dal di dentro; e, come dice Cristo, «ogni regno diviso in se stesso va in rovina»”. (Discorso alla Curia, 22 dicembre 2014)

I diritti “individualisti” generano la cultura dello scarto
Ma c’è un elemento del magistero di Francesco poco evidenziato dai media: la questione dei diritti, trattata in particolare nella visita a Strasburgo all’Europarlamento e al Consiglio d’Europa. Il Pontefice parla dei rischi “dell’affermazione soggettivistica dei diritti, così che al concetto di diritto umano, che ha di per sé valenza universale, si sostituisce l’idea di diritto individualista”. Le conseguenze sono il disinteresse per il bene comune, la globalizzazione dell’indifferenza, la cultura dello scarto, dove a pagare sono sempre i poveri e i più deboli. E infatti, parlando alla Fao, afferma:

“Oggi si parla molto di diritti, dimenticando spesso i doveri; forse ci siamo preoccupati troppo poco di quanti soffrono la fame. È inoltre doloroso constatare che la lotta contro la fame e la denutrizione viene ostacolata dalla ‘priorità del mercato’, e dalla ‘preminenza del guadagno’, che hanno ridotto il cibo a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione, anche finanziaria. E mentre si parla di nuovi diritti, l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, chiede di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione di base. Ci chiede dignità, non elemosina”. (Discorso alla Fao, 20 novembre 2014)

Famiglia mai attaccata come oggi
L’individualismo fa valere, in modo sottile, la legge del più forte e – afferma Papa Francesco – porta a negare i diritti dei più vulnerabili: gli immigrati, gli anziani, i malati, le donne, i bambini nel grembo delle madri. In particolare, la società individualista attacca la famiglia come mai era accaduto prima. Il Papa riafferma con forza “il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma”, “nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva”. Ribadisce “il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli” e denuncia la “colonizzazione ideologica” delle teorie del gender a scuola, paragonata alle dittature del passato:

“Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del ‘pensiero unico’. Mi diceva … un grande educatore: “A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”. (Discorso al Bice, 11 aprile 2014)

Aborto, eutanasia, obiezione di coscienza
Nei Paesi occidentali, la rivendicazione dei diritti individuali rischia di attaccare il diritto all’obiezione di coscienza sui temi etici fondamentali. E Papa Francesco, ampliando il discorso nell’incontro con i medici cattolici, ricorda che “il pensiero dominante propone a volte una ‘falsa compassione’: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica ‘produrre’ un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre”.  Ed esorta i medici a “scelte coraggiose e controcorrente che, in particolari circostanze, possono giungere all’obiezione di coscienza”.

Dalla riforma della Curia alla cultura dell’incontro
In Vaticano, intanto, prosegue la riforma della Curia e dell’amministrazione economica, mentre sul piano della tutela dei minori il Papa vara una Commissione specifica: non c’è posto nella Chiesa – afferma – per chi abusa dei bambini. A livello internazionale, l’impegno del Papa per la pace e la cultura dell’incontro, vede, dopo la veglia per fermare le armi in Siria, la preghiera in Vaticano con i presidenti israeliano e palestinese e il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, e l’azione decisiva per il riavvicinamento tra Stati Uniti e Cuba. Un’attenzione forte, Papa Francesco la rivolge ai cristiani perseguitati nel mondo: ce ne sono più oggi – dice – che nei primi secoli. In agosto invia il cardinale Filoni in Iraq tra i cristiani cacciati dalle loro città dai jihadisti.

Lo Spirito Santo scombussola
Francesco entra nel terzo anno di Pontificato. Continua a chiedere una Chiesa in uscita che annunci a tutto il mondo il Vangelo della gioia. Esorta a vincere “la tentazione di fare resistenza allo Spirito Santo, perché scombussola, perché smuove, fa camminare, spinge la Chiesa ad andare avanti”:

“Ed è sempre più facile e comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche e immutate. In realtà, la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo nella misura in cui non ha la pretesa di regolarlo e di addomesticarlo. E la Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo anche quando lascia da parte la tentazione di guardare sé stessa. E noi cristiani diventiamo autentici discepoli missionari, capaci di interpellare le coscienze, se abbandoniamo uno stile difensivo per lasciarci condurre dallo Spirito. Egli è freschezza, fantasia, novità. (Messa nella Cattedrale Cattolica dello Spirito Santo, Istanbul, 29 novembre 2014)

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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