Categorie: Sancta Sedes

Il Sinodo dei vescovi nel segno del Beato Paolo VI

Sabato 17 ottobre in Vaticano si terrà una particolare commemorazione dei cinquant’anni dalla fondazione dell’istituzione del Sinodo dei vescovi voluta da Paolo VI come frutto del Concilio Vaticano II, e sarà il cardinale di Vienna, Christoph Schönborn, ad aprire l’incontro con una relazione sui cinquant’anni dell’attività sinodale. È inoltre atteso un discorso del Papa sull’importanza dello strumento sinodale per la Chiesa.

L’evento, che non a caso si inserisce a metà del corso del Sinodo sulla famiglia aperto solennemente da Francesco domenica 4 ottobre, avrà luogo all’interno dell’Aula Paolo VI e sarà aperto a tutti coloro che vi vorranno partecipare.

Il cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario generale del Sinodo dei vescovi, ha spiegato che nel corso della mattinata non solo si evidenzieranno le assemblee sinodali generali, ordinarie e straordinarie, ma anche le singole assemblee speciali dell’Africa, dell’Europa, dell’Asia, delle Americhe, dell’Oceania che saranno corredate da una rappresentazione visuale con i passaggi più importanti dei vari sinodi.

La grande figura del Papa riformatore che «scrutò con coraggio cristiano i segni dei tempi» viene posta una seconda volta al centro del Sinodo dei vescovi voluto da Papa Francesco in forma straordinaria dal 5 al 19 ottobre 2014 in preparazione all’assemblea ordinaria iniziata il 4 ottobre scorso e che volgerà a termine il 25 prossimo. Se lo scorso anno i lavori dell’assemblea straordinaria dei vescovi furono conclusi con la beatificazione di Paolo VI, quest’anno torna il ricordo di quel Papa di cui Francesco ha delineato – seppur brevemente – la figura ma anche la lezione permanente, che vale per la Chiesa del 2000 e soprattutto per il cammino odierno del Sinodo.
Come è ormai noto, la sensibilità alle attese e alle inquietudini dell’uomo moderno furono un motivo che spinse Papa Montini a cercare il dialogo con tutti, non chiudendo mai le porte all’incontro: «La Chiesa e il Papa – egli diceva – aprendosi al mondo, vedono tante persone che non credono; da qui lo stile che deve essere attuato: dialogo con tutti, per annunciare a tutti la bontà di Dio e l’amore di Dio per ogni uomo». Proprio partendo da questo desiderio di dialogo, che ritroviamo nei documenti del Vaticano II Lumen Gentium (la chiesa come comunione), Gaudium et Spes (la chiesa nel mondo moderno) e nell’enciclica programmatica Ecclesiam Suam del 1964 (il dialogo come parola-chiave per la chiesa nel contemporaneo), Paolo VI stimolò la Chiesa al dialogo intraecclesiale e la condusse in direzione di una maggiore collegialità. Il 15 settembre 1965, con il Motu proprio Apostolica sollicitudo in risposta al desiderio dei padri del Concilio Vaticano II per mantenere viva l’esperienza dello stesso Concilio, Montini infatti istituì il Sinodo dei vescovi regolamentato dal Codice di diritto canonico nei can. 342-348.



La proposta di ripristinare l’istituzione del Sinodo, come avveniva nella Chiesa antica, la si deve tuttavia al cardinale Silvio Oddi, allora nunzio apostolico nella Repubblica Araba Unita (Egitto), il quale il 15 novembre 1959 chiese di istituire un organo di governo centrale della Chiesa, o, per usare le sue parole, un organo consultivo. Egli spiegava: «Da molte parti del mondo giungono lamentele perché la Chiesa non ha un organo consultivo permanente, a parte le congregazioni romane. Pertanto dovrebbe essere istituito una sorta di “Concilio in miniatura” che includa persone provenienti dalla Chiesa di tutto il mondo, che s’incontrino periodicamente, anche una volta all’anno, per discutere le questioni più importanti e per suggerire nuove possibili vie nell’operato della Chiesa».

Il concetto religioso di concilio (o come venivano chiamati nell’antichità i Sinodi) con molta probabilità prende origine da un’affermazione di Cristo: “Dove due o tre saranno riuniti nel mio nome, io sarò con loro”, ma storicamente le “assemblee sinodali” furono convocate dai cesaropapisti in Oriente – il primo fu il Concilio di Nicea del 325 presieduto dall’imperatore Costantino alla presenza di 300 vescovi, e successivamente, sancito il concordato di Worms (1122) la Chiesa di Papa Callisto II rivendicò il diritto di elezione e investitura dei Vescovi. Questo IX concilio ecumenico tenuto in Laterano nel marzo del 1123 fu il primo che ebbe luogo in Occidente e con esso vennero condannati la simonia, il concubinato dei preti e l’impiego dei laici nell’amministrazione degli affari ecclesiastici, fu inoltre confermato il sacro vincolo del matrimonio e vennero regolati con norme giuridiche i rapporti tra monaci e vescovi.

Dei cosiddetti «sinodi occidentali», i primi dieci affrontarono questioni prevalentemente disciplinari o per combattere le eresie, gli ultimi tre il Tridentino (1545-63), il Vaticano I (1869-70), il Vaticano II (1962-65), d’altra parte sono caratterizzati dall’universalità effettiva dei vescovi convenuti, dalle decisioni prese e dall’efficacia rinnovatrice prodotta nella vita della Chiesa universale.

All’epoca moderna si richiamano il Concilio Vaticano I, convocato da Pio IX e indetto nel 1869, che fu sospeso allorché il Papa si dichiarò prigioniero in Vaticano a causa dell’arrivo dell’esercito di Vittorio Emanuele II a Roma. Formalmente non fu mai chiuso, e dal punto di vista giuridico ha avuto termine nel Natale del 1961, quando Giovanni XXIII indisse per mezzo di una bolla, il Concilio Vaticano II.

Nel corso dei tre lustri del magistero montiniano si sono riunite cinque assemblee mondiali da lui convocate: quattro generali (1967, 1971, 1974, 1977) e una straordinaria (1969). Alla Recita dell’Angelus Domini di domenica 22 settembre 1974 lo stesso Paolo VI diede la definizione del Sinodo dei Vescovi: «È un’istituzione ecclesiastica, che noi, interrogando i segni dei tempi, e ancor più cercando di interpretare in profondità i disegni divini e la costituzione della Chiesa cattolica, abbiamo stabilito dopo il Concilio Vaticano II, per favorire l’unione e la collaborazione dei Vescovi di tutto il mondo con questa Sede Apostolica, mediante uno studio comune delle condizioni della Chiesa e la soluzione concorde delle questioni relative alla sua missione. Non è un Concilio, non è un Parlamento, ma un Sinodo di particolare natura».

Dal 1967 a oggi ci sono state: 14 assemblee generali ordinarie, tre assemblee generali straordinarie e dieci assemblee speciali nella cui occasione un’ampia rappresentanza di vescovi appartenenti ad una precisa area geografica si riunisce per discutere questioni relative alla propria area.

Di Alessandro Notarnicola
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