Il Papa ha donato ad Abu Mazen un medaglione rappresentante la basilica di San Pietro, l’enciclica ‘Laudato si” e il Messaggio della Pace 2018. “Ho voluto firmarlo con la data di oggi”, ha tenuto a precisare. Dal canto suo, il presidente della Palestina ha omaggiato il Pontefice con un dipinto raffigurante la vecchia città di Gerusalemme, un libro sui rapporti tra il Vaticano e la Terra Santa e un oggetto artigianale in legno.
Lavorare insieme per togliere la guerra dalla storia dell’umanità e creare un mondo di pace. Francesco lancia un nuovo monito incontrando l’Associazione “Rondine – Cittadella della Pace”. Ai giovani chiede di essere leaders con una nuova mentalità capaci di dialogare e andare incontro al nemico
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Unire gli sforzi di tutti perché la guerra sia definitivamente tolta dal pianeta e dalla storia dell’umanità e nascano leader capaci di uscire dall’inganno del nemico. Il Papa torna a lanciare questo grido incontrando i membri dell’Associazione “Rondine – Cittadella della Pace”, in occasione del 20esimo anno di fondazione. La pace è infatti secondo il Pontefice una responsabilità universale e ogni azione dell’uomo dovrebbe contribuire ad abbattere i muri più alti, costruire ponti, spazzare via i confini invalicabili per tornare a dialogare, perché incalza “solo nel dialogo si crea fiducia”.
La povertà – in senso negativo – e la guerra sono collegate in un circolo vizioso che uccide le persone, alimenta sofferenze indicibili e sparge un odio che non si ferma. Scegliendo di dedicarvi ai giovani, voi vi impegnate anche a combattere la povertà e costruire la pace, come opera di giustizia e di amore. Un’azione che alimenta la speranza e pone la fiducia nell’uomo, soprattutto nei giovani.
Francesco loda il lavoro dell’Associazione che fonda la sua storia su due grandi radici spirituali: San Francesco di Assisi, stimmatizzato a La Verna, e San Romualdo, fondatore di Camaldoli. Loda l’accoglienza, l’ospitalità, l’impegno educativo rivolto ai giovani che “vivono bloccati in culture avvelenate dal dolore e dall’odio”, lo sforzo fatto affinché l’altro, colui o colei che vive al di là di un reticolato o di un muro invalicabile, non sia più considerato un nemico.
In questi vent’anni avete messo a punto un metodo capace di trasformare i conflitti, facendo uscire i giovani da questo inganno e riconsegnandoli ai loro popoli per un pieno sviluppo spirituale, morale, culturale e civile: giovani generosi che, incolpevoli, sono nati col peso dei fallimenti delle precedenti generazioni.
Ai ragazzi e agli studenti, oltre 350, riuniti in Sala Clementina insieme al cardinale Gualtiero Bassetti, e all’arcivescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Riccardo Fontana, il Papa garantisce tutto il suo appoggio per l’appello all’Onu, scritto dai giovani stessi in occasione del 70esimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, e che verrà portato sul tavolo delle Nazioni Unite il prossimo 10 dicembre: in questo testo una giovane palestinese e un giovane israeliano chiedono ai governi di fare un passo che possa riaprire il futuro “trasferendo il costo di un’arma dal bilancio della Difesa al bilancio dell’Educazione per formare un leader di pace”
E’ una cosa rara, è una cosa luminosa. Come si potrebbe non essere d’accordo? Ma noi adulti non possiamo cavarcela con un “bravi ragazzi!”. Sento di dovervi dare tutto il mio appoggio, la mia simpatia, la mia benedizione.
Come nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale della Pace, il 1° gennaio 2019, Francesco ribadisce che la responsabilità politica al servizio della pace appartiene ad ogni cittadino, in particolare a chi ha avuto il mandato di proteggere e governare e tale missione consiste soprattutto nel salvaguardare il diritto e nell’incoraggiare il dialogo a tutti i livelli:
La pace infatti è responsabilità di ciascuno… Con gli sforzi di tutti dobbiamo togliere definitivamente la guerra dal pianeta e dalla storia dell’umanità.
Infine Papa, sempre rivolgendosi ai giovani, li esorta a prendersi le responsabilità professionali, civili, politiche per il bene dei loro popolo e disegna quelle che sono le caratteristiche di un vero leader capace di agire per far sentire l’umanità un’unica famiglia e la Terra, una Casa comune, in cui vivere in amicizia e concordia.
Siete già voi quei giovani leaders che nell’Appello chiedete agli Stati e ai popoli di impegnarsi a formare insieme! Ci chiedete di aderire al vostro Appello. Da parte mia, lo farò, e domando ai Capi di Stato e di Governo di fare altrettanto. La vostra voce – debole, ma forte della speranza e del coraggio della giovinezza – possa essere ascoltata il prossimo 10 dicembre alle Nazioni Unite. Servono leader con una nuova mentalità. Non sono leader di pace quei politici che non sanno dialogare e confrontarsi: un leader che non si sforza di andare incontro al “nemico”, di sedersi con lui a tavola come fate voi, non può condurre il proprio popolo verso la pace. Per far questo occorre umiltà e non arroganza: san Francesco vi aiuti a seguire questa strada, con coraggio.
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