RIFLESSIONE SUL VANGELO DI QUESTO MERCOLEDI’ – La festa della Trasfigurazione deve la sua collocazione nel calendario alla giorno della dedicazione delle basiliche costruite sul monte Tabor, in Palestina, il luogo in cui secondo la tradizione avvenne appunto questo episodio narrato nei Vangeli. Questa festa è in diretto collegamento con quella della Santa Croce, dalla quale è volutamente posta a 40 giorni di distanza. La trasfigurazione sul monte Tabor è infatti l’anticipazione del mistero di sofferenza e di gloria che si manifesterà pienamente sul Calvario.
Lectio
1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte.
Questo versetto ci dà in modo sintetico le notizie necessarie per inquadrare l’avvenimento che sta per narrare: quando, chi, cosa, dove avviene.
Quando? Sei giorni dopo aver annunciato la sua morte. I sei giorni possono fare riferimento alla manifestazione del Signore che era avvenuta sul monte Sinai (Es 24,16: la gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni). Oppure i sei giorni sono quelli che distanziavano la festa dell’Espiazione da quella delle Capanne (Lv 23,39-43. A questa festa si farà ancora riferimento nel corso di questo episodio).
Chi? Gesù insieme ai suoi tre discepoli più intimi: Pietro, Giacomo e Giovanni. Essi furono tra primi ad essere chiamati (Mt 4,18-22) e mentre in Marco la loro presenza è espressamente indicata in diversi momenti importanti della vicenda di Gesù, Matteo li ricorda qui alla Trasfigurazione e nell’agonia dell’orto degli Ulivi (Mt 26,36-39).
Cosa? Gesù portò questi suoi amici in un luogo particolare.
Dove? In disparte, su un monte alto. Matteo dice che qualche volta Gesù si reca in disparte, in un luogo deserto a pregare, questa volta porta i suoi amici più intimi. Il luogo deserto però questa volta è un monte alto. Il monte nella mentalità popolare è sempre stato il luogo della presenza di Dio. Il monte per eccellenza è il monte Sinai, dove Mosè ha ricevuto le tavole della legge. Questa immagine di Gesù come nuovo Mosè percorre tutto il vangelo di Matteo e in modo particolare questo brano. Un altro elemento che richiama al monte Sinai è la presenza di tre compagni, che per Mosè erano Aronne e i suoi due figli Nadab e Abiu (Es. 24,1.9).
La tradizione ha identificato il monte della trasfigurazione con il monte Tabor, nella piana di Jizreel, che è facilmente raggiungibile in “sei giorni” da Cesarea.
2 E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.
Il verbo usato da Matteo per raccontare la trasfigurazione è metamorphòthe: cambiò di aspetto. Gesù dona ai suoi discepoli un’anteprima della gloria che sarà propria di Gesù dopo la risurrezione e alla fine dei tempi. Nel volto luminoso di Gesù possiamo trovare un riferimento a Mosè che, scendendo dal monte Sinai “non si era accorto che la pelle del suo volto era raggiante per il fatto di aver conversato con Dio” (Es 34,29).
3 Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
“Ed ecco” è un’espressione letteraria tipica della narrativa biblica che attira l’attenzione dell’ascoltatore e lo porta a conoscere un fatto nuovo: accanto a Gesù compaiono due altre figure, Mosè ed Elia. Questi due sono i personaggi più importanti dell’Antico Testamento, sono il simbolo della Legge e dei Profeti. Entrambi sono stati sul monte Sinai e hanno avuto il privilegio di vedere Dio faccia a faccia. Inoltre la morte di entrambi è avvenuta in circostanze particolari: Mosè morì prima di entrare nella terra promessa, ma la sua tomba non è mai stata ritrovata (Dt 34,5-6); Elia fu rapito da un carro di fuoco (2Re 2). La presenza di Gesù, Mosè ed Elia sul monte indica così la pienezza della rivelazione: la Legge, i Profeti e il compimento di tutte le Scritture. I tre inoltre conversavano: si tratta dunque di un compimento dinamico, che si realizza nella conversazione, nello scambio di idee tra coloro che rappresentano tutta la rivelazione di Dio.
4 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”.
Pietro non si smentisce e si intromette nel discorso dei tre. Nel parallelo di Marco Pietro chiama Gesù Rabbì. In Luca lo chiama Maestro. Matteo invece usa il termine Signore, poiché non permette ai discepoli di chiamare GesùRabbì /maestro (lo farà soltanto Giuda, 26,25.49), Gesù non è un maestro come gli altri! Pietro con la proposta di fare delle capanne rivela la tentazione di un messianismo trionfante, vorrebbe impedire a Gesù la discesa dal monte della gloria. Questo significa annullare il senso dell’incarnazione.
La menzione delle capanne è anche il riferimento alla festa delle Capanne (cf. Lv 23,39-43). Durante questa festa gli israeliti abitavano in capanne per sette giorni, in ricordo del periodo trascorso nel deserto dell’Esodo, una situazione di precarietà, ma anche il momento in cui ricevettero la Legge dalle mani di Dio.
5 Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”
La nube luminosa interrompe il discorso di Pietro. La nube luminosa è un controsenso che si trova solo in Matteo (come può una nube fare luce?). In questo elemento troviamo ancora l’influsso dell’Esodo: la nube della gloria del Signore “appariva come fuoco divorante, agli occhi dei figli d’Israele, sulla cima della montagna” (Es 24,17). Ancora la nube copriva la tenda del convegno in Es 40,34-35. Vi è un accostamento interessante: non c’è più bisogno di fare capanne, poiché la rivelazione della gloria del Signore è stata ormai racchiusa nel cuore dei discepoli!
Ed ecco (queste parole introducono per la terza volta qualcosa di nuovo) si ode una voce dal cielo, del tutto simile a quella che è stata udita dopo il battesimo di Gesù. Con le sue parole ricorda ancora il destino messianico del Figlio (Salmo 2), con quello di Isacco (il figlio “unico”, “prediletto”: Gn 22) e con quello del Servo (il compiacimento del Padre: Is 42). A differenza della voce del battesimo, qui si aggiunge un “Ascoltatelo” (Dt 18,15). Qui si trova un concentrato di riflessione messianica davvero sorprendente.
6 All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore.
7Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: “Alzatevi e non temete”.
Le parole provenienti dalla nube fanno spaventare gli apostoli. Questo quadro richiama alla memoria la visione apocalittica dell’uomo vestito di lino contenuta in Dn 10,5-21. Ritornano infatti gli stessi elementi di questo brano: lo splendore luminoso del volto, la voce, il timore, l’incoraggiamento. Sono gli elementi della rivelazione, o apocalisse che solitamente esige il segreto e progredisce anche grazie alla conversazione di un angelo interprete. Infatti anche nel vangelo ci sarà l’ingiunzione di non dire niente a nessuno di “quello che avevano visto”.
8 Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
La visione termina bruscamente. Gesù rimane solo: ormai non c’è più bisogno di Mosè e di Elia. Gesù è il compimento di tutte le scritture. Però egli nasconde ancora per un po’ di tempo la sua gloria: è necessario che egli affronti la sua croce a Gerusalemme.
9 Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”.
Come accennato sopra vi è il comando di non dire niente e ancora richiama il libro di Daniele l’espressione Figlio dell’uomo (Dn 7,13-14). L’esperienza viene chiamata esplicitamente “visione”, come nelle esperienze di visioni apocalittiche.
Meditatio
– In quale circostanza mi è capitato di dire come Pietro: “E’ bello per noi stare qui”?
– Quali reazioni suscita in me guardare Gesù crocifisso? Vi trovo i lineamenti di Gesù glorioso?
– Faccio fatica a rimanere fedele a Gesù “una volta sceso/a dalla montagna”, nell’opacità della vita quotidiana?
Preghiamo
(colletta della festa della Trasfigurazione)
O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore hai confermato i misteri della fede con la testimonianza della legge e dei profeti, e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa’ che ascoltiamo la parola del tuo amatissimo Figlio per diventare coeredi della sua vita immortale. Egli è Dio, e vive…
Approfondimento e commento a cura del Monastero Domenicano Matris Domini