Sancta Sedes

Il Te Deum di fine anno di Papa Francesco: ridare speranza ai giovani, non emarginarli!

Impegnarsi affinché i giovani siano protagonisti attivi della nostra società, affinché abbiano lavori dignitosi. E’ l’esortazione levata da Papa Francesco alla celebrazione dei Primi Vespri e del Te Deum nella Basilica Petrina, nell’ultimo giorno dell’anno 2016, alla vigilia della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio. Dal Papa anche l’esortazione a superare le logiche che portano ad escludere il prossimo. Al termine della celebrazione, il Papa ha salutato brevemente il sindaco di Roma, Virginia Raggi, presente in Basilica. Quindi, accolto da tantissimi fedeli festanti, Francesco si è recato in visita al presepe in Piazza San Pietro, dinnanzi al quale si è raccolto per alcuni istanti in preghiera.

Sostare davanti al presepe per fare memoria di un anno che si è concluso e ringraziare il Signore per quello che ci ha donato. Nell’ultimo giorno del 2016, Francesco ricorda innanzitutto che, in Cristo, Dio “non si è mascherato da uomo” ma ha davvero condiviso “in tutto la nostra condizione”. Il presepe, ha affermato nella sua omelia per i Primi Vespri della Solennità di Maria Madre di Dio, “ci invita a fare nostra la logica divina”: una logica che rifiuta il privilegio, le concessioni e i favoritismi. E’ una logica, prosegue, che si basa sull’incontro, la vicinanza e la prossimità.

No alla logica dei privilegi che escludono il prossimo
Certo, ha riconosciuto il Papa, “da varie parti siamo tentati di vivere in questa logica del privilegio che ci separa-separando, che ci esclude-escludendo, che ci rinchiude-rinchiudendo i sogni e la vita di tanti nostri fratelli”:

“Oggi, davanti al bambino Gesù, vogliamo ammettere di avere bisogno che il Signore ci illumini, perché non sono poche le volte in cui sembriamo miopi o rimaniamo prigionieri di un atteggiamento marcatamente integrazionista di chi vuole per forza far entrare gli altri nei propri schemi”.

Evitare protagonismi e lotte per apparire
“Sostiamo davanti al presepe – ha ripreso – per contemplare come Dio si è fatto presente durante tutto questo anno e così ricordarci che ogni tempo, ogni momento è portatore di grazia e di benedizione”. Il presepe, ha ribadito, “ci sfida a non dare nulla e nessuno per perduto”:

“Guardare il presepe significa trovare la forza di prendere il nostro posto nella storia senza lamentarci e amareggiarci, senza chiuderci o evadere, senza cercare scorciatoie che ci privilegino. Guardare il presepe implica sapere che il tempo che ci attende richiede iniziative piene di audacia e di speranza, come pure di rinunciare a vani protagonismi o a lotte interminabili per apparire”.

Società ha privilegiato le speculazioni al futuro dei giovani
Francesco ha, quindi, rivolto il pensiero ai giovani, osservando che “non si può parlare di futuro” senza “assumere la responsabilità” che abbiamo verso le nuove generazioni. Più che responsabilità, ha precisato, “la parola giusta è debito”, un “debito” con i giovani che ci spinge a “pensare a come ci stiamo interessando al posto” che “hanno nella nostra società”:

“Abbiamo creato una cultura che, da una parte, idolatra la giovinezza cercando di renderla eterna, ma, paradossalmente, abbiamo condannato i nostri giovani a non avere uno spazio di reale inserimento, perché lentamente li abbiamo emarginati dalla vita pubblica obbligandoli a emigrare o a mendicare occupazioni che non esistono o che non permettono loro di proiettarsi in un domani. Abbiamo privilegiato la speculazione invece di lavori dignitosi e genuini che permettano loro di essere protagonisti attivi nella vita della nostra società”.

Non priviamo i giovani di un lavoro dignitoso, puntiamo sul loro futuro
“Ci aspettiamo da loro ed esigiamo che siano fermento di futuro – ha detto ancora – ma li discriminiamo e li ‘condanniamo’ a bussare a porte che per lo più rimangono chiuse”. Ha così esortato ad “aiutare i nostri giovani a ritrovare, qui nella loro terra, nella loro patria, orizzonti concreti di un futuro da costruire”:

“Non priviamoci della forza delle loro mani, delle loro menti, delle loro capacità di profetizzare i sogni dei loro anziani (cfr Gl 3,1). Se vogliamo puntare a un futuro che sia degno di loro, potremo raggiungerlo solo scommettendo su una vera inclusione: quella che dà il lavoro dignitoso, libero, creativo, partecipativo e solidale (cfr Discorso in occasione del conferimento del Premio Carlo Magno, 6 maggio 2016)”.

“Guardare il presepe – ha concluso Francesco – ci sfida ad aiutare i nostri giovani perché non si lascino disilludere davanti alle nostre immaturità, e stimolarli affinché siano capaci di sognare e di lottare per i loro sogni”.
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Il servizio di Alessandro Gisotti:

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