R. – Il titolo del Meeting è un verso di Mario Luzi, in cui il poeta chiede al cuore, al suo cuore, e al cuore di tutti: “Di che è mancanza questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?”. “Di che?” uno dice immediatamente. Ma è vero: il cuore manca, il cuore è mancante di qualcosa, io mi accorgo che manco di qualcosa, e allora si domanda di che cosa è mancante. È un tema che ha un’apparenza di grande spiritualismo. Viceversa, il tema della mancanza è un tema di assoluta quotidianità: se l’uomo non mancasse, non cercherebbe gli altri; e questa mancanza, che non si ferma mai, che non si arresta mai, induce l’uomo anche a chiedersi: “Ma tutte queste mancanze, tutti questi bisogni, forse sono causati da una mancanza più grande?”.
D. – In sostanza, Il Meeting interroga la superficialità dell’uomo che allontana la speranza e crea confusione nel quotidiano…
R. – Sì, perché un uomo che non si accorge di essere mancante, che non si accorge dello spessore del suo “Io”, non si accorge della grandezza di ciò che è, si trasforma in un uomo appiattito. E’ un uomo che non può altro che essere fattore di violenza e di inimicizia all’interno del mondo.
D. – Si pone anche il tema della ricerca della verità come soluzione ai problemi del mondo…
R. – Assolutamente sì, anche perché la ricerca e la tensione degli uomini è sempre una tensione alla verità, in cui ognuno ha il suo percorso, in cui nessuno può essere giudice dell’altro; però, sicuramente, la tensione dell’uomo è una tensione alla verità. Vorrei dire ancora di più: nel momento in cui l’uomo intuisce che la sua esistenza è nel rapporto con l’altro, nel momento quindi in cui intuisce una prospettiva religiosa alla sua vita, ciò diventa fattore di amicizia e fattore di pace. Noi quest’anno apriremo il Meeting con un grande incontro, il cui titolo, che abbiamo “rubato” al cardinale Tauran, è: “Le religioni sono parte della soluzione, non il problema”. All’incontro saranno presenti il cardinale Tauran, il rabbino capo di Francia e l’imam di Lione.
D. – Qualche pessimista dice che per i problemi di oggi non ci sarebbero soluzioni…
R. – È vero, questo è il convincimento. Io credo che ci sia un paradosso nella situazione di oggi: il grande paradosso è che i problemi sono immensi, giganteschi, e sembrano irrisolvibili. Dall’altra parte, però, è anche evidente che ciò che li può affrontare, non so se risolvere, è il singolo uomo, la persona, l’Io; quello che noi ci sentiamo continuamente dire da tutti i nostri grandi testimoni del Medio Oriente – cito uno per tutti, padre Pizzaballa – ma tutti ci dicono che il problema è un senso a ciò che lì accade, da una parte – e i cristiani sono la testimonianza di questo senso presente – e dall’altra parte una capacità di incontro e di perdono continuo, che vuol dire la possibilità di ricominciare dal fratello che hai vicino.
D. – Come sarà il Meeting di Rimini 2015 ?
R. – Il Meeting di quest’anno porterà testimoni di una speranza nella vita. Il tema del perdono, la violenza nel Sud America, nel Venezuela, persone che operano con i disabili in situazioni internazionali terribili. Avremo anche tantissimi temi di carattere culturale. Il tema dell’umanesimo cristiano, che noi affronteremo attraverso la mostra dedicata alla Piazza del Duomo di Firenze, che l’opera del Duomo sta allestendo anche in occasione del Convegno della Cei di novembre, alla presentazione della quale sarà presente il cardinale Betori. Poi ancora un dialogo interessantissimo tra il professor Joseph Weiler, ebreo, e don Julián Carrón, il presidente della fraternità di Comunione e Liberazione, che vorrà mettere a tema, partendo dalle grandi figure bibliche, uno sguardo rivolto alle sfide dell’oggi. Avremo su un tema di estrema attualità – il tema “Chiesa e denaro” – il cardinale Pell. Sui temi internazionali interverrà mons. Tomasi, osservatore della Santa Sede all’Onu a Ginevra. Il titolo del Meeting sarà affrontato dall’abate Lepori, il capo dei Cistercensi. Avremo i grandi temi della scuola, dell’educazione, della famiglia.
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