Tra Nigeria, Niger, Ciad, Camerun intere popolazioni rurali hanno perso ogni accesso al cibo dopo essere scappate per paura del gruppo fondamentalista. E chi torna al villaggio è spesso costretto a chiedere l’elemosina..
NAIROBI: I persistenti attacchi in Africa centrale e orientale ad opera di Boko Haram, il gruppo estremista islamico nato in Nigeria, stanno facendo soffrire la fame alle popolazioni rurali che sono costrette a interrompere le proprie attività agricole. Le nazioni più colpite sono Nigeria, Niger, Ciad e Camerun dove sono coinvolte almeno 5 milioni e mezzo di persone, di cui una metà, fuggita lontano dalle proprie case, è ora ad alto rischio.
Secondo l’Ufficio Onu per gli Affari Umanitari (OCHA – Office for the Coordination of Humanitarian Affairs) le popolazioni colpite non hanno più cibo. “L’impatto degli attacchi di Boko Haram è stato devastante. Queste persone hanno perso tutti i mezzi di sostentamento. E non possono tornare ai propri villaggi per il raccolto”, denuncia Toby Lanzer, coordinatore dell’Ocha nella regione del Sahel.
Seppure alcuni abitanti della regione di Adamawa, nord-est della Nigeria, sono riusciti a tornare in patria a seguito di un appello del governo, la maggior parte non hanno un motivo per tornare poiché le loro case sono state distrutte, i negozi saccheggiati e le scuole bruciate. “Di recente sono tornato a casa e mi sono trovato costretto a fare il mendicante: le mie coltivazioni erano state distrutte e non avevo nulla con cui iniziare una nuova vita”, si lamenta Mohammed Ali, un agricoltore della regione di Adamawa. “Non possiamo più nemmeno comprare del cibo e facciamo affidamento soltanto sulle donazioni”, aggiunge Ali.
Secondo le agenzie umanitarie che operano nelle zone colpite, l’intera rete di infrastrutture è stata distrutta dalle milizie, rendendo impossibile qualsiasi sviluppo significativo. “Questo significa che la ripresa è bloccata”, si rammarica Kasper Engborg, segretario dell’Ocha in Nigeria.
Il direttore nazionale di Oxfam Nigeria, Jan Rogge, afferma: “Le stime ci dicono che negli stati colpiti il 90 per cento dei profughi ha perso tutti i beni che possedeva prima degli attacchi. Per ora solo il 10 per cento ha indicato di possedere ancora qualcosa come motociclette, cellulari, radio, gioielli, ma deve comunque fare affidamento su parenti e amici”.
Sebbene siano i villaggi e le campagne ad essere più colpiti dal conflitto, una stima recente della Famine Early Warning System Network (FEWS NET) ha rivelato cheanche nelle città la gente non ha più accesso alla terra e deve comprare tutto il cibo. Chi non riesce a permettersi i prezzi aumentati esponenzialmente deve rivolgersi ad amici, alla comunità o chiedere l’elemosina.
Redazione Papaboys (Fonte www.redattoresociale.it)