Ha fatto rumore in questi giorni la notizia dell’hackeraggio di Ashley Madison, il sito di relazioni extraconiugali squadernato online insieme ai profili dei suoi veri e presunti fedifraghi dopo un blitz informatico (La Stampa, 25 agosto).
Un gruppo di hacker chiamato Impact Team ha diffuso i nomi degli utenti del sito (e le relative informazioni sensibili) in tutto il mondo, con tanto di mappa che illustra la distribuzione geografica delle infedeltà (La Repubblica, 24 agosto).
A seguito della divulgazione di questi dati si sarebbero registrati già tre casi di suicidi di persone risultate iscritte al portale.
«Uno sguardo cristiano deve sempre partire dalla misericordia», premette ad
Aleteia don Fabio Bartoli, sacerdote e blogger, che segue e studia da vicino le tematiche del web. «Le persone che si iscrivono a questo sito di incontri – prosegue – a cui consegnano anche i propri dati sensibili, non sono sprovveduti. Spesso si tratta di professionisti. Sapevano il rischio che correvano, ma lo hanno fatto ugualmente. Quale dolore li avrà spinti a questa sciocchezza? E’ semplice puntare il dito e accusare. Responsabilità morali ce ne sono, senza dubbio, ma da un punto di vista cristiano il primo aspetto di cui tener conto è la Misericordia. Come cristiano devo comprendere questo dolore che attraversa l’anima di queste persone, a monte di un giudizio morale, pure necessario».SALVEZZA “FAI DA TE”
Leggendo alcune lettere di queste persone in Ashley Madison, don Fabio si dice «impressionato» perché «non erano traditori “seriali”, ma persone che hanno un bisogno, con alle spalle una storia di matrimoni falliti e voglia di riscattarsi». E’ come se avvertissero «il bisogno di essere salvati nella loro situazione, e allora cercano di salvarsi da soli. In fin dei conti l’errore, che è anche un peccato, è l’illusione di pensare di raddrizzare la propria vita da soli. Non c’è il senso di una salvezza trascendente. Si cerca la salvezza con le opportunità che il mondo mette a disposizione, ».
NON SI CURA LA MALATTIA
Secondo il sacerdote, invece, «dovrebbero rimettere tutto in discussione. Il disastro del matrimonio è sintomo di un disagio profondo che però non si può curare in questo modo. E’ come voler curare un sintomo e non la malattia che lo provoca». Storia emblematica quella di una signora che dice di avere il marito con il cancro e con il quale non ha rapporti sessuali da anni. «Avendo letto la sua lettera e non conoscendo a fondo la sua storia, quello che posso dire è che la felicità non dipende dal benessere sessuale. Non è l’astinenza sessuale a rendere infelici le persone, ma la mancanza d’amore. L’infelicità ha altre ragioni e vanno risolte».
IL SENSO DELLA VERGOGNA
Ancora una volta, evidenzia don Fabio, «uno sguardo di compassione permette anche di vedere oltre Il fatto dei suicidi di alcune persone che hanno avuto svelati i loro dati personali, mi fa comprendere il senso di vergogna che hanno provato. Ed è positivo che ci sia questa vergogna, perché indica la consapevolezza del male commesso.
TRADIMENTO VIRTUALE MENO GRAVE?
Può essere un attenuante il fatto che il tradimento in molti di questi casi rimanga virtuale?
«Bisogna vedere come queste relazioni virtuali vanno a tradire il rapporto di fedeltà con il partner – replica il sacerdote -. La fedeltà non è solo sessuale. Ma è anche spirituale, il non rivelare cose intime del coniuge, il non porsi con certi termini nei confronti della persona che si conosce on line, sono esempi che evidenziano come la fedeltà sia un concetto molto ampio. E non si può dare una valutazione globale».
LA “CONCRETEZZA” DEL WEB
Ma attenzione, evidenzia don Fabio: «il virtuale non è affatto virtuale. E’ molto reale. Parliamo del virtuale, a volte, come fosse un grande gioco, come fosse un mondo a parte. Invece è questo mondo. Le persone parlano di sé, raccontano anche i minimi dettagli della loro vita. Quindi il virtuale è concreto, molto concreto.La “protezione” dello schermo del computer non rende affatto neutri i comportamenti».
L’ASTICELLA DELLA TRASGRESSIONE
Un altro dato è l’esigenza della trasgressione. «Gli uomini hanno sempre bisogno di trasgredire, è il peccato originale che ci spinge a farlo. Mi fa paura una società che pensi di mettere in sicurezza o addirittura regolamentare la trasgressione, perché in questo modo non otterrà altro risultato che spostare più in alto l’asticella della trasgressione, rendendo banale e non più interessante ciò che era trasgressivo anche solo pochi anni fa. La trasgressione spinge le persone a cercare emozioni sempre più forti, che generalmente si traducono in comportamenti sempre più feroci. Se 50 anni fa poteva essere trasgressione la “fuitina” con la fidanzata, oggi il ragazzo che vuole trasgredire cercherà altro. L’asticella salirà sempre».
SENZA EMOZIONI
Ci sono anche a casi di persone che vanno su siti come Ashley Madison «proprio per cercare il brivido della trasgressione, pur sapendo che c’è gente che su questi siti viene per lo stesso motivo. Ma cosa c’è di emozionante in un sesso vissuto così? E l’asticella sale ancora…».
LA LEGGE E LA GRAZIA
Don Fabio fa il parallelo con «la dialettica della legge e della Grazia: è come se la legge, non riuscendo a vincere il peccato, invece di aprirsi alla Grazia, si illudesse di regolamentare il peccato. Ogni tentativo di regolamentarlo, apre spazi nuovi, “alza l’asticella”. La legge non produce la giustizia come dice San Paolo; serve a puntare il dito, a dire ciò che è male, ma non mi rende giusto. Solo la Grazia, cioè lo Spirito Santo, può guarirmi dal bisogno di trasgredire».
Di Gelsomino del Guercio per Aleteia
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