Vi do la mia pace.
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».
Gesù è il Santo di Dio, è il Forte, il Signore. Possiede la stessa scienza del Padre. A Lui si può applicare quanto il Salmo insegna sulla conoscenza che Dio ha dei nostri pensieri e di tutta la nostra vita. La luce dello Spirito Santo sempre gli fa vedere il cuore di quanti sono presenti e anche assenti, vicini e lontani, amici e nemici.
Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu conosci quando mi siedo e quando mi alzo, intendi da lontano i miei pensieri, osservi il mio cammino e il mio riposo, ti sono note tutte le mie vie. La mia parola non è ancora sulla lingua ed ecco, Signore, già la conosci tutta. Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. Meravigliosa per me la tua conoscenza, troppo alta, per me inaccessibile. Dove andare lontano dal tuo spirito? Dove fuggire dalla tua presenza? Se salgo in cielo, là tu sei; se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. Se dico: «Almeno le tenebre mi avvolgano e la luce intorno a me sia notte», nemmeno le tenebre per te sono tenebre e la notte è luminosa come il giorno; per te le tenebre sono come luce.
Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel grembo di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia. Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi; erano tutti scritti nel tuo libro i giorni che furono fissati quando ancora non ne esisteva uno. Quanto profondi per me i tuoi pensieri, quanto grande il loro numero, o Dio! Se volessi contarli, sono più della sabbia. Mi risveglio e sono ancora con te. Se tu, Dio, uccidessi i malvagi! Allontanatevi da me, uomini sanguinari! Essi parlano contro di te con inganno, contro di te si alzano invano. Quanto odio, Signore, quelli che ti odiano! Quanto detesto quelli che si oppongono a te! Li odio con odio implacabile, li considero miei nemici. Scrutami, o Dio, e conosci il mio cuore, provami e conosci i miei pensieri; vedi se percorro una via di dolore e guidami per una via di eternità (Sal139 (138) 1-24).
Chi possiede una simile scienza, può sempre evitare ogni trappola del male. Sa come prevenirla. Ne può anticipare tutte le mosse. Perché allora Gesù si lasciò catturare, interrogare, condannare, crocifiggere? Perché il Padre gli aveva dato un comando: amare l’uomo sino alla fine, amarlo però immerso nel crogiolo del suo peccato. Gesù deve capovolgere la menzogna di Satana. Lui ha suggerito ad Eva di farsi come Dio nella disobbedienza. Il Padre suggerisce al Figlio di farsi vero uomo nella più grande obbedienza. Ma oggi l’obbedienza la si può vivere solo nel regno del peccato, della morte, dell’empietà, dell’idolatria. Essa si vive amando l’uomo peccatore sino alla fine.
La vera scienza dell’amore è solo questa: amare il peccatore mentre sfoga il suo peccato contro di noi. Si ama il crocifissore mentre ci crocifigge, il delinquente mentre ci rapina, il carnefice mentre ci uccide, l’empio mentre compie cose nefande contro la nostra persona, il commerciante di uomini mentre ci compra e ci vende. Gesù quest’uomo amò sino alla fine. Anzi per quest’uomo diede la vita al Padre per la sua redenzione e salvezza. È come se Gesù dicesse al Padre: “Padre, questo è l’uomo che Satana ha trasformato in una creatura empia e malvagia, crudele e spietata. Io ti offro la mia vita, il mio sangue e tu con esso impasta il nuovo uomo”. Quest’amore il Padre vuole vedere in Gesù e in ogni altro suo discepolo. Chi diviene con Cristo una sola vita, deve attestare al Padre quanto è grande la sua forza di amare. Deve anche lui offrire al Padre la sua vita, il suo sangue, perché possa Lui impastare altri nuovi uomini pronti a dare anch’essi vita e sangue per la redenzione dell’umanità.
Vergine Maria, Madre della Redenzione, Angeli, Santi, fateci olocausto d’amore.
Commento del Movimento Apostolico
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