Gesù è colui che è disceso dal cielo per la salvezza e redenzione di ogni suo discepolo. Solo in Lui infatti è stabilito che possiamo essere salvati. Cristo ha operato per noi la redenzione eterna. Chi può metterci in questa comunione di vita con Lui è lo Spirito Santo.
Lo Spirito deve divenire, pertanto, il principio soprannaturale di ogni azione e comportamento; santità e verità devono pertanto essere l’unica aspirazione. Costituiti capaci di azioni secondo Dio, i discepolo possono manifestare esternamente quella forza divina che agisce nell’intimo di loro stessi, divenendo così segni palesi dell’amore e della carità di Dio per l’uomo, per ogni uomo. Solo attraverso segni e gesti concreti, il mondo si accorgerà della nostra diversità, del nostro comportamento in contrasto e in contraddizione, di rifiuto della sua mentalità malvagia e senza di Dio.
Domanderà certamente ragione della speranza che ci muove e ci conduce, che ci fa agire ed operare secondo canoni di un’altra giustizia e di un’altra verità, che lui non conosce, perché contraria ai suoi principi di egoismo e di concupiscenza. Il cristiano renderà ragione con lo stesso comportamento del suo Maestro, assumendo il peccato, morendo per la salvezza dei fratelli, per ricondurli a Dio, pronto a subire ogni sorta di ingiustizia, ma incapace di commetterla. Egli renderà ragione della verità della sua fede con il bene che compirà in ogni circostanza.
Per questo occorre che egli sia sempre fortificato dallo Spirito del Signore Gesù, attinto nei sacramenti e nella preghiera, in quella adorazione del Signore, che è perfetto compimento della sua volontà. Lo Spirito che abita nel nostro cuore sarà il segno di contraddizione tra noi ed il mondo. Noi siamo differenti dal mondo, perché la verità di Cristo muove pensieri ed operazioni, gesti e comportamenti. Il mondo non può conoscere lo Spirito di Dio, perché esso è tutto immerso nella menzogna e nelle tenebre, in quel buio esistenziale che è già segno del buio eterno. Il cristiano vive invece nel regno della luce, sa discernere il bene, lo distingue dal male, ha la forza di compierlo, perché lo Spirito è in lui principio e forza, capacità e azione che lo muove e lo guida.
Reso capace di amare Dio, egli diviene tempio del Signore, sua abitazione,. C’è quindi una fede che diviene vita e questa vita si trasforma in teologia, in discorso vivo, che convince il mondo del suo peccato, ma anche aiuto l’uomo di buona volontà a ritornare al suo Signore e Salvatore, visto e conosciuto nel credente.
Il miracolo di Pentecoste è la “creazione” di questa unità tra gli uomini: essi possono capirsi perché lo Spirito Santo di Dio conferisce loro il linguaggio dell’amore e della carità, nell’unica fede e speranza. Il linguaggio dell’amore deve essere prioritario all’altro linguaggio, a quello della fede e della speranza, e dell’uno e dell’altro deve divenire il fondamento. La speranza e la fede devono nutrirsi di amore, dall’amore trarre la linfa vitale che rinnova il mondo e lo conduce a Dio. Se dallo Spirito veniamo e di Spirito ci dissetiamo, non possiamo che rivestire sempre più la sua natura, partecipando alla sua verità e comunione; se assimilati a lui non possiamo che manifestare esternamente quella “spiritualità” che ci ha trasformato interiormente, nell’anima, nei pensieri, nella volontà, nell’intelligenza, nella razionalità. La nostra “carne” non ha più potere su di noi, perché l’uomo nato da essa a poco a poco cede il posto all’altro uomo, a quello nato da Dio, per mezzo dello Spirito e dell’acqua.
La Chiesa non è stata chiamata per esercitare una ritualità sterile, che lascia l’uomo nel suo peccato, giustificandolo e incrementandolo anche. Essa ha il divino mandato di liberare l’uomo dalla sua trasgressione, annunciando la verità, donando quella grazia, che è lo Spirito Santo.
Rinnovare la Chiesa è aiutarla a ritrovare la sua vera ed autentica missione, che vuole la liberazione e la santificazione di ogni uomo.
di Don Francesco Cristofaro
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