Fra qualche ora – in Italia sarà lunedì 19 gennaio – alle ore 02.45, Papa Francesco salirà sull’A340 della “Philippine Airlines” per far rientro in Italia dopo aver visitato prima lo Sri Lanka e poi le Filippine. Abbiamo seguito questo VII viaggio internazionale del Papa minuto per minuto e lo abbiamo fatto monitorando la stampa mondiale digitale in cinque lingue. Questa fatica ci consente di affermare, seppure a qualcuno può sembrare enfatico, che si è trattato di un vero e gigantesco successo pastorale: di fede, di partecipazione di popolo e di dialogo e incontro.
A Manila, dunque, dopo i 5 milioni della X GMG con san Giovanni Paolo II, poche ore fa abbiamo visto – con i 6/7 milioni di fedeli e pellegrini presenti al Rizar Park – il più grande evento papale di tutti i tempi. Una vera sorpresa per tutti, anche per il Santo Padre. “Questa visita è per me una sorpresa! Sto comprendendo molte cose”: sono parole di Papa Francesco ai suoi collaboratori, dopo la Messa a Manila, e riferite alla televisione da padre Antonio Spadaro, Direttore della Civiltà Cattolica, gesuita molto vicino al Pontefice.
Ci sarà il tempo per analisi e bilanci approfonditi ma alcune considerazioni si possono fare subito perché palesi e per certi versi clamorose. Una fondamentale ci spinge a definire questo pellegrinaggio un “viaggio papale perfetto”. Il Pontefice, nelle due tappe, ha saputo con chiarezza e mitezza, armonizzare con la medesima centralità la dimensione religiosa, spiritual ed ecclesiale con quella socio-culturale e politica, proponendo alla fine un magistero comprensibile, onesto ed esigente. Il viaggio, se per qualcuno c’erano ancora dei dubbi, ha dato una fotografia e una radiografia non solo della persona del Pastore Successore di Pietro ma anche dell’itinerario prossimo e futuro del pontificato.
Papa Francesco ha affrontato con rigorosità e coraggio tutte le questioni principali dell’evangelizzazione nel mondo di oggi e, al tempo stesso, non ha tralasciato nessuna delle grandi sfide che l’umanità ha davanti a sé. E soprattutto ha saputo offrire un’immagine della Chiesa convincente e trasparente per tutti, per credenti e non credenti. Dal magistero di Papa Francesco traspare con impressionante chiarezza che lui e la Chiesa in qualsiasi luogo del pianeta, fedele a Cristo “ieri, oggi e sempre”, non si lascerà mai coinvolgere nelle e dalle “cose mondane” eppure non si separerà mai dall’uomo “via maestra della Chiesa” come diceva s. Giovanni Paolo II.
Insieme alla “parola”, Papa Francesco ha colpito ancora una volta anche con i gesti tra cui due, per citare quelli più inattesi: lasciare da parte il testo del discorso preparato (e consegnarlo dopo) per improvvisare riflessioni di importante rilevanza: con le popolazioni di Tacloban e con i giovani a Manila. E sono, tra l’altro, due allocuzioni che resteranno per sempre nella storia e nelle cronache di questo viaggio veramente avvincente non solo per i Paesi coinvolti e per i cattolici; avvincente anche per la stampa mondiale che ha dato agli eventi grande notorietà, offrendo un enorme volume d’informazione, puntuale, onesta e tempestiva. A tali gesti, parole a braccio nelle quali Francesco spesso dona il massimo del suo pensiero e magistero, si dovrebbero aggiungere momenti come la visita a sorpresa ad una casa di accoglienza per bambini orfani o abbandonati, visita a una comunità gesuita fortemente impegnata nella pastorale sociale, l’uso di un impermeabile come un qualsiasi altro fedele presente, la ferma volontà di raggiungere Tacloban quando tutti consigliavano la sospensione della visita, e via dicendo.
Non sarà una visita facile da dimenticare e archiviare anche perché vi sono alcuni interventi di Papa Francesco che ora sicuramente saranno analizzati con meno fretta e non solo dall’ottica giornalistica. Ci saranno ora le analisi e commenti degli esperti e l’intera visita andrebbe riletta a distanza, con calma per decodificare moltissimi contenuti non ancora sottolineati per via della frenesia degli eventi.
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