L’esito del voto, invece, confermando la totale inaffidabilità dei sondaggi pre-elettorali, ha decretato il successo personale di Matteo Renzi, del suo Governo e del suo partito, che ha colto il 41% dei consensi, superiore alla somma dei consensi che si sono manifestati per Forza Italia (16,8%) e Movimento 5 Stelle (21,2%). Gli oltre 11 milioni di voti presi – 3 milioni in più delle ultime elezioni politiche – oltre a certificare il fatto che per Renzi vota ora una buona fetta dell’elettorato definito moderato, contengono anche un paradosso, se si considera che non una sola delle “promesse” del suo Governo è stata realizzata. La vittoria dell’ex Sindaco di Firenze, che si fonda principalmente sulla grande capacità comunicativa, sul giovanilismo d’accatto che vorrebbe rappresentare il “nuovo” e sulla manifesta inconsistenza politica dei suoi avversari, potrebbe spianare la strada ad imminenti elezioni politiche nazionali. Renzi ha già dimostrato di essere persona che “non si accontenta” e la spregiudicatezza potrebbe portarlo a “prendere tutto”, magari a conclusione del semestre europeo che sarà da lui presieduto. Un altro dato di queste lezioni è significativo e riguarda il Movimento di Grillo. Il suo ridimensionamento, sia in termini di percentuale che di voti, sgombra il campo da una delle più grandi mistificazioni che è stata costruita in questi anni: quella dell’anti-politica. Una parte consistente dell’elettorato grillino, ha compreso che evocare il processo attraverso il web nei confronti della politica, senza sottolineare il ruolo di una buona parte della cosiddetta “società civile” nel degrado civile e morale in cui versa il Paese, è un’operazione priva di senso e solo demagogica. Un’ultima considerazione riguarda i temi relativi ai principi non negoziabili. La vittoria di Renzi produrrà l’accelerazione di leggi contrarie ai principi dell’ordine naturale e un ulteriore passo avanti verso la dittatura del relativismo? di Danilo Quinto
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