«Prima di tutto ci vuole una grande fede». In casi come quello di Gianni Tassinari, la speranza cristiana assegna un grande conforto a chi si trova nella prova. Lo testimoniano con evidenza i genitori, Ileana e Corrado, che da quell’ormai lontanissimo 10 settembre del 1995 vivono una situazione al limite.
Eppure, dice Corrado, «noi siamo una famiglia normalissima, come ce ne sono a milioni. Non facciamo nulla di straordinario. Il 9 settembre di 22 anni fa eravamo una famiglia perfetta, quasi prediletta. Padre, madre e due figli che già lavoravano con me», aggiunge Tassinari che dal 1970 gestisce un’attività imprenditoriale a Bagnarola di Cesenatico, in provincia di Forlì-Cesena. «Nessuno poteva immaginare che nel breve volgere di poche ore tutto sarebbe cambiato e il destino ci avrebbe travolto».
Quella domenica Gianni sarebbe dovuto andare allo stadio con i suoi amici. Fece tardi all’appuntamento al bar dove di solito si ritrovavano per partire assieme. Allora decise di fare un giro in moto con un altro suo compagno. Andarono sulla strada statale Marecchiese, nel Riminese, «paradiso e inferno dei motociclisti», aggiunge Tassinari. Non si sa neppure bene cosa accadde di preciso. Fatto sta che i coniugi furono avvisati mentre erano al ristorante: Gianni ha avuto un incidente. È grave in ospedale a Novafeltria.
«La domenica non andavamo mai a pranzo fuori casa. Eravamo e siamo una famiglia di quelle di una volta. Tutti attorno al tavolo, per stare insieme, magari anche a discutere. Ma insieme. Quella domenica invece eravamo tutti via».
IN “COMA VIGILE”
La situazione di Gianni risulta subito gravissima. È in pericolo di vita. Ha un grave trauma cranico, con forte pressione in testa. La situazione è disperata. Viene trasferito al trauma center dell’ospedale “Bufalini” di Cesena. «Lì», ricorda Tassinari che ancora si commuove, «i medici fecero miracoli. Furono meravigliosi. Poi ci trasferimmo a Ferrara, dove c’è un ottimo centro per la riabilitazione da incidenti come quello accaduto a nostro figlio». Gianni è in stato vegetativo persistente, alla maniera di Eluana Englaro per intenderci, ma si alimenta senza l’ausilio di sondini.
In quei cinque lunghi mesi la famiglia si deve riorganizzare. Corrado fa la spola tra Ferrara e la Romagna, per non lasciare da soli Gianni e la mamma che sono in ospedale e non abbandonare l’azienda che prosegue nell’attività grazie all’impegno della figlia Stefania e del genero Marco, «il nostro terzo figlio», chiosa Tassinari. «Ho conosciuto famiglie che poi si sono sfasciate sotto il peso della nuova situazione da affrontare. Noi siamo riusciti a fare quadrato attorno a nostro figlio Gianni. Volevamo tenere unita la famiglia, a cui tutti crediamo molto, e così per noi è stato».
«Per casi meno gravi di quello a noi capitato, ho visto coppie di sposi dividersi», aggiunge. «Non mi permetto di giudicare nessuno, ma se Qualcuno ti dà una croce, quella croce è da portare. Forse per fare scelte di questo genere, occorre credere in Qualcosa di più grande delle nostre piccole forze».
Una volta tornati a casa, tutta la famiglia si deve riorganizzare. «Gianni segue ritmi particolari», prosegue il padre. «Noi ci siamo adeguati ai suoi. Questo nostro adattarci a lui ci ha portato dei vantaggi. Ci siamo stretti ancora più tra noi, attorno a Gianni. E lo hanno fatto anche i nostri amici, che mai ci hanno fatto mancare il loro sostegno. Anche tanti medici incontrati e conosciuti in questi anni ora sono amici di famiglia. E un amico sa curarti il cuore come solo lui può fare».
DA PAPA FRANCESCO
I Tassinari non si fermano di certo davanti alle difficoltà. Organizzano un camper a misura di Gianni e vanno più volte a Lourdes e a San Giovanni Rotondo. Nell’autunno scorso sono stati ricevuti anche in aula Nervi, a Roma in Vaticano, da papa Francesco. E poi, precisa il padre, «se hai due risorse le investi nel realizzare una casa a misura di Gianni. Lo metti al centro e gli costruisci attorno ciò di cui ha bisogno. A 63 anni non pensavo di fare una nuova abitazione per la mia famiglia. Abbiamo dato molto spazio alla luce. Abbiamo fatto un ascensore su cui si può caricare un letto. Poi c’è la piscina interna per l’attività quotidiana di riabilitazione e abbiamo realizzato un ampio giardino. Sono tutti elementi che aiutano la vita di Gianni e anche quella della sua mamma, che dal momento dell’incidente non è quasi mai uscita senza il figlio».
In questi casi così drammatici il rischio della depressione è dietro l’angolo, come l’attualità riporta spesso alla ribalta delle cronache. Tassinari ha escogitato una cura particolare per combatterla. «La depressione, sempre incombente, si fronteggia con i nipoti e con l’amore. Nostra figlia è spesso qui da noi con il marito e i due figli, Asia e Luca. Non bisogna mai perdersi d’animo. Quella capitata a noi è di certo una strada in salita. La salita è ripida, molto ripida, ma vogliamo arrivare in fondo e vogliamo vincere».
L’AIUTO DELLA PREGHIERA
«Non mancano, nella nostra famiglia, il dono della fede e della preghiera», dicono i coniugi Tassinari. «Certamente il dolore rimane nel cuore, ed è grandissimo, ma affrontiamo quel che ci accade con la speranza in un Dio che ci aiuta. Nei nostri pellegrinaggi abbiamo sperimentato il silenzio e il colloquio con il Signore. Sono stati momenti che ci hanno assegnato una grande pace interiore».
A casa Tassinari, la vita prosegue nella straordinaria quotidianità. Si avvicina un nuovo anniversario dell’incidente. Sono trascorsi 22 anni. Un calvario lunghissimo, ma anche, come dicono i Tassinari, un’occasione preziosa per scoprire ciò che veramente vale la pena vivere.
«Dove non arrivano le medicine», concludono, «arriva l’amore tra noi, quello con la A maiuscola. La vera molla che ci tiene in piedi ogni giorno».
Testo di Francesco Zanotti · Foto di Fabio Boni
Fonte credere.it