Una cinquantina di cadaveri sono stati individuati nella stiva di un barcone blu diretto verso l’Italia e soccorso al largo della Libia da una unità svedese. Sul barcone viaggiavano altri 400 migranti che sono tratti in salvo.
49 morti , testi accusano equipaggio davanti Gip – “Quelli bloccati nella stiva non potevano salire sul ponte esterno” e per costringerli l’equipaggio “faceva ricorso alla violenza, con calci, pugni e colpi di cinghia” anche se “solo provavano a uscire la testa dai boccaporti”. Così una decina di migranti dei 312 sopravvissuti hanno ricostruito, davanti al Gip di Catania, il clima che ha portato alla morte di 49 di altri extracomunitari deceduti per asfissia sul peschereccio sul quale erano imbarcati soccorso dalla nave Cigala Fulgosi della marina militare italiana. Superstiti e salme sono giunti il 17 agosto scorso nel porto etneo a bordo della nave norvegese Siem Pilot. I testimoni, sentiti nell’ambito di un incidente probatorio richiesto dalla Dda della Procura di Catania nell’ambito dell’inchiesta sulla ‘strage di ferragosto’, hanno anche riconosciuto gli otto presunti scafisti del barcone: Ayooub Harboob, di 20 anni, libico, ritenuto il comandante; Tarek Laamami, di 19; i libici Mohamed Assayd e Ali’ Farah Ahmad, entrambi di 18; il sedicenne siriano J.M.; Mustapha Saaid, di 23 anni, marocchino; Abd Arahman Abd Al Monsiff, libico, 18 anni. Gli otto erano stati fermati dopo indagini della polizia di Stato, della squadra mobile della Questura, della guardia di finanza e del Gico delle Fiamme gialle. L’inchiesta ha collegato il decesso dei 49 uomini con l’assenza di aria all’interno dell’angusta stiva le cui dimensioni, nella parte centrale, erano di circa 6 metri per 4, e alta 1,20 metri. Nella stiva, hanno accertato squadra mobile e Gico, coercitivamente erano stati sistemati solo uomini in base alla loro nazionalità: Bangladesh, Pakistan e per ultimi, a poppa,i sub-sahariani. Sul ponte erano stati sistemati siriani, libici e migranti del Maghreb, compresi donne e bambini. Intanto, per 37 delle 49 salme è stato emesso il ‘nulla osta’ al seppellimento, mentre per le altre 12 sono in corso gli esami autoptici per ulteriori accertamenti.
Sbarco a Pozzallo: chiusi nella stiva, sfondano la botola per respirare – “Ci hanno chiusi nella stiva e quando abbiamo capito che potevamo morire soffocati abbiamo sfondato la botola per potere prendere aria e respirare…”. Così alcuni dei 350 migranti sbarcati a Pozzallo hanno ricostruito alla polizia di Stato di Ragusa i momenti di tensione su un barcone che è stato soccorso nel Canale di Sicilia. “Hanno rischiato di morire soffocati come i 49 migranti arrivati a Catania per la ‘strage di ferragosto'”, commenta un investigatore impegnato nell’inchiesta. Intanto la squadra mobile della Questura, su provvedimento della Procura di Ragusa, in collaborazione con carabinieri e guardia di finanza, ha fermato i due presunti scafisti dell’imbarcazione: un tunisino e un marocchino. migranti oltre a descrivere ed indicare, riconoscendo in foto i due scafisti, hanno riferito di “essere stati chiusi in stiva in oltre 200, mentre gli altri erano sopra coperta”. Quando la mancanza d’aria stava iniziando a far svenire qualcuno e gli altri ancora in forze hanno compreso che potevano morire, hanno sfondato la botola che era stata chiusa proprio per non farli uscire. “Soltanto in quel momento – hanno aggiunto i testimoni che erano chiusi nella stiva – abbiamo ripreso a respirare e nessuno è stato più male come prima”. I due scafisti fermati sono un tunisino di 35 anni, Moktar Sadok, e un marocchino di 18, Mohamed Yousef, responsabili di “aver condotto una fatiscente imbarcazione in legno con a bordo 350 migranti, tutti in pericolo di vita”, soccorsi da nave Diciotti, che ha fatto incassare ai trafficanti libici circa 700mila dollari. Il tunisino, che svolgeva il ruolo di timoniere, ha ammesso le sue responsabilità agli investigatori della squadra mobile della Questura di Ragusa: ha confessato che gli accordi con i libici erano quelli di ricevere 2.500 dollari al suo rientro, dopo che le autorità italiane lo avrebbero respinto. Parte dei migranti proveniente da regioni del nord Africa verranno respinti alla frontiera per ordine del Questore di Ragusa, così come previsto dalle norme contenute nel testo unico per l’immigrazione.
218 su nave croata a Catania, anche un morto – E’ arrivata nel porto di Catania la nave militare croata Andrija Mohorovicic, impegnata nel dispositivo Frontex, con 218 migranti, compresi molti bambini e donne, provenienti da Siria, Somalia ed Eritrea. A bordo anche il corpo di un sudanese morto durante il viaggio della speranza. Secondo le testimonianze raccolte dalla polizia di Stato il decesso sarebbe avvenuto per cause naturali. La salma, su disposizione della Procura di Catania, è stata trasferita nell’obitorio dell’ospedale Garibaldi.
Redazione Papaboys (Fonte www.sanfrancescopatroniditali.it/Ansa)
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