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Immigrazione: io musulmano battezzo mio figlio come segno di pace

Battezzerò mio figlio nel nome di Dio. Ho assistito negli ultimi mesi alla drammatica storia di Meriam, la donna sudanese obbligata a partorire in carcere a Khartoum, per aver voluto mantenere la sua fede cristiana. La sua condanna a morte per apostasia e adulterio, per aver abbandonato la religione musulmana, l’immensa violenza che ha subito fino alla liberazione, mi hanno spinto a riflettere”. Radwan Khawatmi, imprenditore di origine siriane, da quasi cinquant’anni in Italia, racconta la sua scelta personale in margine alla presentazione del rapporto ‘Imprenditoria e immigrazione 2014’ del Centro studi e ricerche Idos.

Le religioni sono e devono essere un fattore apportatore di amore e fratellanza“, sottolinea Khawatmi. “Invece, in questo caso, abbiamo assitito alla malvagità, al terrorismo ‘religioso’ compiuto nel nome di Dio”. “Avevo negli occhi l’immagine di Papa Francesco che appena eletto ha rivolto parole di dialogo e amicizia a noi musulmani, come segno di pace e amore – continua – e quindi non potevo rimanere indifferente. Io musulmano, insieme a mia moglie che è cristiana, ho perciò scelto di battezzare nostro figlio non per compiere una provocazione, ma una scelta sofferta che vuole essere un segnale di fratellanza e di pace”.

Khawatmi, presidente della compagnia Hirux International e fondatore dell’associazione ‘Nuovi italiani’ sottolinea inoltre i dati del recente rapporto Idos che mostrano una crescita delle imprese immigrate del 9,5% negli ultimi due anni. “Noi imprenditori immigrati, nel 2013, abbiamo prodotto l’11,2% del Prodotto interno lordo italiano, pari a circa 200 miliardi di euro. Se pensate che Grecia e Portogallo stavano dichiarando bancarotta per un terzo di questo importo potete immaginare che il contributo degli immigrati all’economia italiana non è una questione che può essere liquidata come se si parlasse di due lavavetri”.

“Come ha detto il presidente Napolitano – aggiunge Khawatmi – stiamo diventando una colonna dell’economia italiana. Abbiamo versato e continuiamo a versare mensilmente un miliardo di euro nelle casse dell’Inps, pari a 12 miliardi all’anno, ricevendo in cambio meno dei nostri fratelli italiani, in quanto l’età media dei nostri lavoratori è più bassa di quella degli italiani. Come evidenzia il rapporto Idos con circa 500mila imprese noi immigrati stiamo andando controcorrente in Italia in una situazione di grande crisi. Un dato importante che il nostro Governo deve prendere in considerazione”. A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana.

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