Francesco vedeva lo Spirito Santo innanzitutto come colui che inabita i nostri cuori, come presenza di tutta la Trinità. Questo stesso Spirito si rende presenza viva e vivificante sia nell’Eucarestia che nella Sacra Scrittura.
Inoltre lo Spirito Santo aiuta ogni uomo nella pratica delle virtù, nella preghiera, nella lotta al peccato, nella carità fraterna, come ci ricorda il Celano: “Il Padre era solito non trascurare negligentemente alcuna visita dello Spirito: quando gli si presentava, l’accoglieva e fruiva della dolcezza che gli era stata data, fino a quando il Signore lo permetteva. Così, se avvertiva gradatamente alcuni tocchi della grazia mentre era stretto da impegni o in viaggio, gustava quella dolcissima manna a varie e frequenti riprese. Anche per via si fermava, lasciando che i compagni andassero avanti, per godere della nuova visita dello Spirito e non ricevere invano la Grazia” (2Cel 95).
Altro tema fondamentale nel rapporto tra lo Spirito Santo e Francesco è quello della capitale differenza tra lo Spirito del Signore e lo spirito della carne.
Lo Spirito del Signore coincide con lo Spirito Santo, Colui che in ogni istante ci suggerisce e ci sprona a muovere i nostri passi secondo gli esempi e gli insegnamenti di “Cristo Nostro Signore”. Lo spirito della carne invece appartiene a chi attinge da una sapienza “mondana”. Lo spiega esplicitamente Francesco nella Regola non Bollata: “…difendiamoci dalla sapienza di questo mondo e dalla prudenza della carne.
Lo spirito della carne, infatti, vuole e si preoccupa molto di possedere parole, ma poco di attuarle, e cerca non la religiosità e la santità interiore, ma vuole e desidera avere una religiosità e una santità che appaia al di fuori agli uomini” (RnB 17).
Francesco era un uomo spirituale nel vero senso della parola, voleva che il capitolo di tutto l’Ordine fosse sempre celebrato per la festa di Pentecoste e inoltre soleva spesso parlare dello Spirito Santo come ministro generale dell’Ordine: “Presso Dio non vi è preferenza di persone e lo Spirito Santo, ministro generale dell’Ordine, si posa egualmente sul povero e il semplice” (2Cel 193).
Tutto per Francesco partiva dall’azione dello Spirito Santo e da Questi veniva condotta a buon fine, in modo particolare compie quel miracolo che è essenziale nella vita di ogni cristiano: la conversione del cuore. È noto quell’episodio di quella nobildonna che andò da Francesco per chiedere preghiere a causa di un marito cattivo che le rendeva la vita infelice.
Affidatosi all’azione dello Spirito Santo, Francesco ottenne la conversione di quel cuore malvagio, cosicché la donna lodò e ringraziò Dio, e poté continuare il suo matrimonio con minor sacrificio, poiché il marito si mise a servire Dio come lei (cfr. LM XI, 6). Sentiva continuamente traboccare in lui la presenza dello Spirito Santo ed esortava sempre anche i frati, ma non solo, a gustare la presenza dello Spirito, ad aver fiducia in Lui e nelle parole da Lui ispirate: “Abbiate fiducia nel Signore, che ha vinto il mondo! Egli parla con il suo Spirito in voi e per mezzo di voi, ammonendo uomini e donne a convertirsi a Lui e ad osservare i suoi precetti” (3 Comp 36).
a e propria vita nello Spirito Santo quella di Francesco, che viveva la preparazione alla Pentecoste nel vero gaudio pasquale, unico periodo dell’anno in cui non digiunava mai, cosa rarissima per il Poverello d’Assisi.Padre Fabrizio Congiu
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