Stringere una mano vuol dire solo “stringere una mano”, le parole vogliono dire “quello che vogliono dire”: la gente sa che la parola che Papa Francesco usa con Raul Castro e la stessa che usa con lei, cioè sa che le regole sono uguali per tutti.
“Perché torna in vaticano con famiglie di profughi mussulmani e non cristiani?” è la domanda. “Perché i mussulmani avevano i documenti in regola e potevano essere accolti. I cristiani invece non avevano le carte in regola.” Tutto qui? Sì, tutto qui: ma questa si chiama rivoluzione. Perché rompe la filiera della politica, della comunicazione. È la morte dei non detti, dei cultori dell’interpretazione, del politichese, dei vaticanisti, l’azzeramento delle posizioni dominanti. Nessun privilegio: non importa se sei cristiano o mussulmano: per varcare le frontiere ci vogliono i documenti.
Quando il Papa dice di abbattere muri e di costruire ponti non ha in mente da una parte una città muragliata cinta d’assedio e dall’altra un ponte sterminato che chiunque può attraversare. Pensa ad una civiltà in cui possono convivere persone diversissime perché vengono coltivate le regole della civiltà, gli spazi del rispetto, i luoghi delle differenze. E questo non è possibile senza il rispetto delle regole. “Io capisco i governi e anche i popoli che hanno una certa paura. Dobbiamo avere una grande responsabilità nell’accoglienza e una delle cose su cui avere responsabilità è come integrare questa gente tra di noi. Ho sempre detto che costruire i muri non è una soluzione, dobbiamo fare ponti, ma i ponti si costruiscono con intelligenza, con il dialogo e l’integrazione.” Posso ospitare gente a casa mia non perché non ho mura ma perché ho porte. E citofoni, e serrature, e spioncini, e una stanzuccia in cui far accomodare chi mi porta una raccomandata da firmare e non trovarmelo in cucina o in camera da letto.
Questa attenzione alle procedure vuol dire rispetto per la gente. Questo rispetto è il vero centro della rivoluzione dei ponti e non dei muri, è la stessa attenzione ad usare le parole per il senso che le parole hanno, è rispetto per gli oggetti e quindi per le procedure. È lo stesso atteggiamento che ha fatto pagare a Papa Francesco la prima notte in albergo, che gli fa tenere le scarpe nere perché sono appena risuolate e vanno ancora bene, che lo fa dormire a Casa Santa Marta perché gli fa bene stare con la gente. Costruire muri fa male a chi li costruisce. Perché escludersi dalla realtà significa semplicemente amputarsi dal vivere.
Di Don Mauro Leonardi
Tratto da L’Huffingtonpost
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