Il lavoro minorile in Europa non appartiene al passato: “resta un serio problema che potrà aggravarsi ulteriormente sotto gli effetti della crisi economica. I governi devono monitorare questa situazione e ispirarsi alla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e alla Carta sociale europea per intraprendere misure di prevenzione e contrasto”. Lo afferma Nils Muižnieks, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, nel suo ultimo “Human Rights Comment” pubblicato ieri. Secondo l’Unesco, in Georgia il 29% dei bambini di età tra 7 e 14 anni svolge un’attività lavorativa. In Albania la percentuale è del 19%. Il governo della Federazione russa stima la manodopera minorile nel Paese intorno al milione. In Italia il 5,2% degli under 16 lavora. Anche se per la maggior parte degli altri Paesi non vi sono ancora dati disponibili, Muižnieks avverte: “Molti bambini lavoratori in tutta Europa svolgono occupazioni estremamente pericolose in agricoltura, edilizia, piccole fabbriche o per strada”. In particolare “in Albania, Bulgaria, Georgia, Moldavia, Montenegro, Romania, Serbia, Turchia e Ucraina”. Il lavoro agricolo, spiega il commissario, può richiedere uso di “macchinari e strumenti pericolosi, trasporto di carichi pesanti e utilizzo di pesticidi nocivi. Lavorare per strada espone i bambini a sfruttamento e abusi”.
Altri “Paesi a rischio”, secondo Muižnieks, sono Cipro, Grecia, Italia, Portogallo e Regno Unito. Molto esposti i minori rom e i minori immigrati non accompagnati. Di qui la richiesta ai governi di “prestare attenzione” al fenomeno, “indagare, raccogliere dati e monitorare”. Per il commissario – riferisce l’Agenzia dei Vescovi italiana Sir – , l’interesse superiore del minore deve essere il “principio guida, e i governi devono considerare l‘impatto sul lavoro infantile” dei “tagli nel settore dell‘istruzione e della formazione”, e nelle “politiche sociali e di sostegno alle famiglie”. Da Muižnieks la richiesta ai Paesi di “combattere con decisione il traffico di minori”, l’esortazione ai “sette membri” CdE che non hanno ancora ratificato la Convenzione sulla lotta contro la tratta di esseri umani a farlo in tempi brevi, l’invito a tutti a “cooperare con il gruppo di monitoraggio Greta”. Secondo il commissario, “nella maggior parte dei Paesi i funzionari sono a conoscenza del problema, ma pochi sono disposti ad affrontarlo”. Il lavoro, avverte, ostacola la scolarizzazione dei bambini, molti dei quali “abbandonano la scuola”, e questo “perpetua il ciclo della povertà”. Lo sviluppo di un Paese, conclude, avviene attraverso la promozione dell’istruzione. Un buon esempio viene dalla Turchia, che ha appena approvato una legge per innalzare l‘età della scuola dell‘obbligo a 17 anni come misura di contrasto al fenomeno.