In occasione della visita “ad Limina” dei vescovi coreani, è stata celebrata ieri pomeriggio, nella Basilica Vaticana, una Messa di ringraziamento presieduta dall’arcivescovo Igino Kim, presidente della Conferenza episcopale coreana. Due i motivi di gratitudine da parte dei presuli: la Beatificazione dei martiri coreani e la visita del Papa in Corea, svoltasi lo scorso agosto.
Una gratitudine ricambiata dallo stesso Pontefice, il quale ha voluto inviare un suo personale messaggio alla comunità coreana, letto prima della celebrazione. “Mi piace ritrovare i vescovi un’altra volta e trovare voi, i membri della comunità coreana. Ho sempre nel cuore – ancora non se ne è andata – la gioia della visita in Corea”, scrive in esordio Papa Francesco.
E prosegue: “È stata una visita bellissima, bellissima, e non posso dimenticare la vostra fede e il vostro zelo. Voglio ringraziare per questo. A voi vescovi che tornate, a quelli di voi che tornano, vi chiedo per favore di portare i miei saluti alla comunità coreana e ai coreani tutti, benché non siano cattolici, perché è stato un popolo che mi ha edificato. E non dimentico quella giornata della Beatificazione tanto piena, tanto piena, eh? Portate i miei saluti”.
In particolare, il Papa rammente due cose. Primo, i laici: “La vostra Chiesa – afferma – è stata portata avanti durante due secoli soltanto dai laici: ma aiutate i laici ad essere consapevoli di questa responsabilità. Loro hanno ereditato questa gloriosa storia. Primo, i laici: che siano coraggiosi come i primi. Per i laici!”. Secondo, i martiri. “La vostra Chiesa – soggiunge – è stata annaffiata col sangue dei martiri e questo ha dato vita”.
Quindi, Bergoglio esorta “per favore a non mollare”. “State attenti al benessere religioso – dice – State attenti, perché il diavolo è furbo”. E racconta a riguardo un aneddoto, tratto da un libro “molto buono” sulla storia della persecuzione giapponese regalatogli dal cardinale Fernando Filoni.
“I giapponesi – racconta il Papa – quando nella persecuzione religiosa, torturavano i cristiani – anche da voi tante torture – poi li portavano in carcere, ma un mese prima del giudizio, quando dovevano fare l’apostasia, li portavano in una casa bella, gli davano da mangiare bene, in un bel benessere. Tutte queste cose stanno scritte nella storia della persecuzione dei cristiani in quel Paese. Ma perché li portavano un mese prima? Eh, per ammorbidire la fede, perché trovassero il piacere di stare bene, e poi gli proponevano l’apostasia e loro mollavano, perché si erano indeboliti. E così alcuni crollavano e andavano giù e altri lottavano fino alla fine e morivano”.
“Io non voglio fare il profeta, ma così può accadere a voi”, sentenzia quindi Francesco. E ammonisce: “Se voi non andate avanti con la forza della fede, con lo zelo, con l’amore a Gesù Cristo, se voi diventate morbidi – cristianesimo all’acqua di rosa, debole – la vostra fede andrà giù”. Perché “il demonio è furbo e vi farà questa proposta, il benessere religioso – ‘ma siamo buoni cattolici, ma fino a qui…’ – e vi toglierà la forza”.
L’invito è quindi a ricordare la propria natura di “figli di martiri” e che “lo zelo apostolico non si può negoziare”. “Voi siete Chiesa di martiri e questa è una promessa per tutta l’Asia – incoraggia il Pontefice -. Andate avanti. Non mollare. Niente di mondanità spirituale, niente. Niente di un cattolicesimo facile, così senza zelo. Niente di un benessere religioso. Amore a Gesù Cristo, amore alla croce di Gesù Cristo e amore alla vostra storia”.
In conclusione, il Papa ringrazia ancora per la visita ed esorta a pregare “tutti insieme un’Ave Maria: in coreano voi ed io in italiano”.
Fonte. Zenit