In Italia oltre un milione di bambini poveri

Per Save the Children, l’organizzazione umanitaria internazionale a difesa dei minori, sono 570 milioni i bambini che vivono in condizioni di estrema povertà nel mondo e 750 milioni sono vittime di deprivazioni di vario tipo. Più di 950 milioni i minori che rischiano invece di cadere in povertà.

La povertà minorile è un fenomeno che non è limitato ai soli paesi a basso reddito: circa il 73% delle persone povere nel mondo vivono infatti in paesi a medio reddito e anche tra i paesi più ricchi le deprivazioni, in particolare sui minori, sono estremamente presenti per molti di loro. Sono 30 milioni i minori che vivono in condizioni di povertà relativa nei paesi OCSE e nella sola Unione Europea il 27% dei bambini sono a rischio di povertà ed esclusione sociale. Nel giorno dell’apertura del World Economic Forum di Davos, Save The children racconta così il rapporto “Povertà minorile nel mondo”, che analizza gli aspetti multidimensionali della povertà per i bambini.

«La povertà tra i minori è uno dei fenomeni centrali del nostro tempo ed è molto più pervasiva di quanto si creda. Rischia di creare gravi danni al futuro di centinaia di milioni di bambini e della nostra intera società», afferma Valerio Neri, direttore generale di Save the Children. «Bisogna andare oltre i parametri esclusivamente monetari della povertà minorile e combattere tutte le forme di esclusione sociale. La comunità internazionale ha preso una responsabilità importante sottoscrivendo gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, ma ora è necessario un impegno a tutti i livelli da parte dei Governi a sottoscrivere politiche di sviluppo che abbiano la lotta alla povertà minorile come priorità d’azione».

Nel rapporto emerge fortemente come la povertà minorile vada di pari passo con l’esclusione sociale ed economica e sia spesso rafforzata dalle disuguaglianze politiche ed istituzionali che si vivono in alcuni paesi. Nei casi di gruppi minoritari o svantaggiati, come alcune caste e tribù, o di bambini con disabilità e dei migranti, le condizioni di povertà sono ulteriormente aggravate dallo stigma e dalla discriminazione, che finiscono per rafforzare la loro esclusione dalla società.

Le differenti dimensioni della povertà minorile. Nonostante la “misura della povertà assoluta” sia spesso espressa con parametri monetari collegati al capofamiglia, per i bambini questo approccio rischia di non essere completo, poiché dà per scontato che le risorse siano equamente distribuite all’interno della famiglia e non tiene conto delle tante implicazioni che la deprivazione può avere per un minore. Alcune forme di deprivazione possono avere conseguenze molto più gravi sui minori, soprattutto se vissute nella prima infanzia: si stima ad esempio che un bambino che abbia vissuto significative e croniche carenze nutrizionali nei primi tre anni di vita, abbia maggiori rischi di ammalarsi, possa crescere almeno 3 centimetri meno di un suo coetaneo, avere maggiori problemi a completare la scuola primaria e in alcuni casi, da adulto, possa guadagnare dal 3 all’8% in meno all’anno rispetto alla media. Giovani donne con scarsi livelli nutrizionali sono inoltre più propense a vedere crescere i propri figli malnutriti.

I bambini più poveri e vulnerabili sono spesso quelli che sfuggono alle statistiche, perché non c’è nessun adulto che si prende cura di loro, quelli senza casa, quelli che vivono in gruppi fortemente stigmatizzati o i minori migranti. Le statistiche sulla povertà minorile, legandosi ai parametri monetari dei capofamiglia, non tengono infatti conto di tutti i minori soli non accompagnati, che sono invece i bambini che soffrono le forme più gravi di povertà. Si stima pertanto che i dati statistici sulla povertà minorile attualmente disponibili siano sottostimati di oltre il 25%.

Il 30% delle persone in povertà vive nei paesi a basso reddito, spesso in conflitto, caratterizzati da insicurezza e vulnerabilità e guidati da governi che a volte sono fragili. La povertà è molto forte soprattutto nelle aree urbane, dove è fortissimo il rischio di sfruttamento, esclusione e difficoltà di accesso all’educazione. Ma la povertà non è un fenomeno limitato ai paesi più poveri o in guerra: circa il 73% delle persone povere – di cui gran parte sono minori – nel mondo vivono nei paesi a medio reddito ed è proprio in questi paesi che la povertà minorile si trasforma più fortemente in esclusione sociale e discriminazione. In particolare in quei paesi dove lo sviluppo è stato determinato da un’economia basata sul petrolio o sull’estrazione dei minerali, sono particolarmente alte le disparità sociali e le disuguaglianze: il velocissimo sviluppo economico ha infatti portato con sé sia opportunità che rischi per tutta la popolazione, accentuando le disparità soprattutto per i più piccoli.

Insieme a Grecia e Spagna, l’Italia è il Paese che ha più fortemente sofferto la crisi economica e sono più di un milione i bambini che vivono in condizioni di estrema povertà, mentre il 34% sono a rischio povertà ed esclusione sociale. La disoccupazione e la sotto occupazione degli adulti, accanto al deterioramento dei servizi sociali offerti alle famiglie, è una delle criticità che ha peggiorato le condizioni di vita dei bambini in Italia. La deprivazione materiale e il crollo degli standard di vita hanno interessato i consumi, la nutrizione, la salute e l’ambiente in cui i bambini si trovano a vivere: stando ai dati, il numero di bambini che ha provato l’esperienza della  povertà alimentare sembrerebbe raddoppiato dall’inizio della crisi economica.

Redazione Papaboys (Fonte www.romasette.it)

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