“Una cinquantina di persone, uomini, donne e bambini, sono arrivati da me. Li abbiamo curati. Avevano tutti gli occhi rossi, problemi respiratori e alla pelle. In quell’attacco sono stati usati agenti chimici, forse gas Mostarda”.
La testimonianza, raccolta dal giornale on line Reggio Sera, è del dottor Alì Nasser, responsabile dell’ambulatorio di Bab al Salam, il campo profughi siriano al confine con la Turchia, sulla strada che da Azaz porta al posto di frontiera con la città turca di Kilis e a pochi chilometri da Marea, la città dove l’Is, il 21 agosto scorso, avrebbe usato agenti chimici contro i civili.
La denuncia del dottor Alì, che collabora con la onlus modenese Speranza-Hope for children, segue di qualche giorno all’allarme lanciato da Medici Senza Frontiere, l’organizzazione medico-umanitaria che, in un ospedale di Aleppo, ha detto di aver curato quattro pazienti che presentavano sintomi di esposizione da agenti chimici.
Ma quella del dottor Alì è molto più circostanziata. Racconta il medico siriano: “Abbiamo medicato subito queste persone e poi le abbiamo portate in un ospedale in Turchia. Non avevo mai visto una cosa del genere in questa zona”.
Il dottore ha anche inviato immagini che mostrano le ferite delle persone che sono arrivate al campo di Bab al Salam: si vedono persone che fanno fatica a respirare, donne e bambini con gli occhi rossi, la pelle ustionata e ricoperta di bolle giallastre.
La preoccupazione del dottor Alì potrebbe essere fondata. Secondo un articolo, pubblicato dal Guardian nei giorni scorsi, si teme che l’Is possa essere riuscito ad avere accesso agli arsenali di armi chimiche del regime di Bashar al Assad, nonostante il presidente avesse dichiarato che queste armi erano state trasportate fuori dalla Siria in un’operazione del 2013 grazie a un accordo con la supervisione della Russia.
Tracce di gas Mostarda sarebbero state trovate anche su alcuni proiettili di artiglieria usati dall’Isis contro le forze curde nella zona. Se fosse confermato l’utilizzo del gas Mostarda, la cui tossicità, fra l’altro, rimane per lungo tempo nella zona in cui viene utilizzato, questo rappresenterebbe uno sviluppo preoccupante della possibilità dell’Is di condurre una “guerra chimica”.
Redazione Papaboys (Fonte www.avvenire.it/Paolo Pergolizzi)
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