D’estate le opportunità di vivere il proprio tempo in modo significativo o superficiale sono davvero tante, soprattutto per i giovani. Qualcuno di loro già si guarda indietro e dice su un social network: «Le vacanze sono iniziate e io ancora non me ne sono accorto»; altri fanno il conto dei mesi che restano prima di ritornare al solito ritmo di studio o lavoro; c’è anche chi fa il countdown verso il meritato riposo.
Pensieri sparsi, persino nostalgici, riflessioni che aiutano a capire l’importanza di un tempo come questo da vivere in pienezza e con la coscienza di un periodo che attraverso le persone, i luoghi, gli incontri, le parole di certo segnerà il ritorno alla cosiddetta routine, come leggiamo in un altro profilo: «Ogni estate rimane marchiata a fuoco nella nostra memoria come l’estate in cui vivemmo un’avventura ben specifica: la casa sull’albero dell’estate 2004, la cotta del 2006, la prima vacanza da soli senza i genitori nel 2010. Sono cose che normalmente succedono d’estate. Si aspetta l’estate per uscire, scoprire, crescere. Poi a settembre si torna alle solite cose, un po’ più grandi».
Chi è in vacanza, chi si può riposare, chi si gode le ferie riesce a farlo senza frenesia, senza rischiare dopo la malinconia e affrontando bene il momento? Molti giovani, più di quanti si possa pensare, dedicano parte del proprio tempo estivo al volontariato, organizzando tutto per mettersi a disposizione degli altri, e in tal senso si va dall’oratorio al quartiere a rischio della propria città, dai campi-scuola alle esperienze nei Paesi in via di sviluppo per i più grandi.
Vale la pena sottolineare che non si parla di “martiri” o di “folli”, ma di giovani che vogliono “ricrearsi” attraverso queste attività. Sì, ricrearsi, perché il rischio di un certo modo di vivere la vacanza è quello di consumarsi ed arrivare a settembre e ad ottobre con il metabolismo sballato, le occhiaie, scottature varie, stanchi e soprattutto con un’incapacità di riprendere i ritmi quotidiani di studio o di lavoro. È possibile che si ritorni all’ordinario come se nulla fosse accaduto, magari delusi e annoiati, vuoti e senza motivazioni?
Una buona prospettiva potrebbe dunque essere quella di organizzare una vacanza che dosi bene tutte le esigenze della persona, puntando sul riposo fisico, sulla gioia di stare con gli amici, sul godersi la natura, sullo scoprire luoghi mai visti, sulla cultura, sulla rigenerazione dello spirito, sulla gestione equilibrata del giorno e della notte. Allargare i propri orizzonti vuol dire, per esempio, abbronzarsi ma non affondare le proprie radici su una spiaggia o un solarium; divertirsi ma non “sballare”; gestire il tempo in modo diverso ma non cambiare tutte le notti con il giorno; viaggiare ma non solo per chiudersi in un villaggio turistico; fare nuove esperienze sì, ma anche tornare alle proprie origini e tradizioni magari nelle feste di paese e tra le sagre; leggere, ma possibilmente puntare su un buon romanzo piuttosto che sui giornali scandalistici; conoscere tanta gente, ma anche creare relazioni significative; dedicarsi un po’ di tempo, ma prendersi cura pure degli altri.
(Quaderni Cannibali) Agosto 2014 – autore: Marco Pappalardo >>> www.donboscoland.it
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