Cesare Romano, il Garante dell’infanzia e dell’adolescenza della Regione Campania, ha presentato una ricerca dalla quale risulta che ci siano intere zone della Campania in cui l’abuso sessuale, l’incesto, sia la normalità. È una conclusione cui non vorresti arrivare mai. Non te lo dici ma, per una volta, ti piacerebbe rimanere con una domanda senza risposta. È una di quelle luci che non vorresti accendere mai. Il buio ha tanti difetti ma se un pregio c’è, è quello di permetterti di continuare a non sapere, a non vedere.
Ora che ci sono però – e meno male che ci sono – sarebbe un crimine tremendo non ascoltare queste conclusioni, non sentire queste risposte. Sarebbe una complicità disumana voler rimanere al buio.
Per raccontare quello che Romano, con l’aiuto di tante associazioni, ha detto bisogna far lo sforzo di uscire dal consueto orrore mediatico, quello che rende tutto soffuso, e dobbiamo cercare di arrivare all’ orrore. Qui siamo fuori dalla cronaca nera. Qui il nero non è più l’aggettivo ma il sostantivo: siamo nel buio totale. Qui non ci sono neanche le urla, neanche le fughe. Qui è tutto silenzio. Qui è tutto immobile. Qui è tutto nero. La casa dove accadono gli incesti è una casa dove cala il silenzio, è una casa dove si è soli e male accompagnati. Incesto, vuol dire, abuso sessuale all’interno della famiglia. Padri con figlie e figli. Madri con figli e figlie. Parenti adulti con bambini del proprio sangue. Avete letto bene: non c’è solo l’abuso tra uomo e bambina ma anche tra donna e bambina. Spaventoso il primo, devastante il secondo, ma non allambiccatevi: non è necessario fare la graduatoria dell’orrore. Il nero è un non colore. Assorbe tutto, come l’abuso sessuale in famiglia: assorbe tutto.
Una bambina violentata in casa, è una bambina silenziosa, vergognosa, ansiosa, timida, e poi, quando diventa grandina, cominciano le stranezze. In genere è sugli otto nove anni che già si vede.
Sono da manuale. Non è necessario essere esperti di medicina legale o pediatri da trincea, basta aver ascoltato qualche madre che ha scoperto cosa è successo alla figlia. Il copione è quello. Stranezze, patologie tipo ansie, dermatiti, onicofogia (cioè, ti mangi le unghie), tricotillomania (cioè, ti tormenti i capelli), insonnie, paure di addormentarsi. E poi, come una bomba, deflagra la verità. Una verità di quelle che vorresti che non fosse mai accaduta e invece è accaduta. E invece, addirittura, è percepita come normale in certe zone. Campania, dice Cesare Romano. Io ho sentito medici parlare anche della Sardegna. E immagino che non si finisca lì.
“Normale” in questo contesto, è parola che fa accapponare la pelle peggio della parola abuso. Perché se c’è una cosa “buona” nel male, è che il male fa schifo. E cioè il male fa male. Puzza. Mette paura. Fa scappare. Fa inorridire. Il male è brutto e cattivo, direbbero i bambini. Il male non riesci a nasconderlo a lungo. Ma se invece il male diventa normale, vuol dire che i nostri sensi interiori si sono atrofizzati e la puzza, il dolore, la paura, lo schifo, non si sentono più. Se il male diventa normale, le stranezze di una bambina abusata non vengono più notate. E la bambina invece di percepire quelle stranezze come indizi verso la verità, inizia a percepire se stessa come strana. Pensa di essere strana lei. E lì il calvario diventa una tragedia di tutta la vita. Il male che diventa naturale è la cosa più simile all’inferno che ci sia in questo mondo. Legga Hannah Arendt chi non capisce. L’inferno è la casa del male e nella casa del male, il male è normale.
Ora Romano parla di 200 casi accertati e per quei 200 casi qualcosa si sta muovendo. I riflettori sono accesi ma lo show non deve andare avanti e dobbiamo impegnarci tutti perché non vada avanti. Il teatro degli orrori non deve più avere repliche. 200 casi accertati sono 200 bambini che verranno aiutati a dire quello che le parole non sanno dire, ci penseranno i loro disegni. 200 casi accertati sono 200 case in cui finalmente entrerà qualcuno competente con la testa e con il cuore: preghiamo per loro. Non sono lavori normali quelli di psicologi e assistenti sociali, sono vocazioni con la V maiuscola. Sono persone che dovranno cambiare aria e anima a tutta la casa. 200 casi accertati sono 200 camerette che torneranno ad essere castelli di fate o fortini di soldati e le porte non verranno più chiuse da dentro ma resteranno sempre aperte e la luce accesa. 200 casi accertati sono 200 lettini che ritorneranno quello che dovrebbero essere sempre, il prolungamento delle braccia di mamma e lì ci si farà solo la nanna e si verrà tirati su solo per essere consolati da un brutto sogno popolato di draghi finti, quelli verdi dei cartoni animati.
200 casi accertati sono 200 bagni in cui nessun bambino verrà più chiuso dentro con un adulto per essere teatro di orrori ma torneranno ad essere teatro del bagnetto della sera. Acqua calda e schiuma per tutti: uno dei diritti non scritti dell’infanzia.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da IlSussidiario.net