Emanuela Campanile – Città del Vaticano
Udienza privata di Papa Francesco al marito e alla figlia più piccola di Asia Bibi e a Rebecca Bitrus, giovane nigeriana per due anni prigioniera di Boko Haram. Un incontro straordinario come ci ha raccontato Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre-Italia, presente all’incontro:
“Un incontro straordinario. Siamo ancora tutti particolarmente toccati, anzi, ci vorrà del tempo per rimettere a posto i ricordi nella nostra memoria. L’incontro, durato ben 40 minuti, ha visto al centro una componente: la fede; ha visto al centro una straordinaria spiritualità. Non solo la spiritualità del Santo Padre, ma anche quella di queste ragazze giovani e sofferenti e del marito di Asia Bibi. Abbiamo pregato insieme al Santo Padre. È stato un momento meraviglioso
. Ha voluto che lo facessimo tutti assieme nelle nostre lingue. Ad esempio, Eisham, la figlia di Asia Bibi, ha pregato in urdu; Rebecca, la ragazza vittima di Boko Haram in Nigeria, lo fa fatto nel suo dialetto, l’hausa, e noi ovviamente nella nostra lingua. Abbiamo recitato prima il Padre Nostro e poi l’Ave Maria. È stato un momento di straordinaria intensità emotiva. Ovviamente, trattandosi di un’udienza privata, è anche giusto non raccontare tutto ciò che il Santo Padre ha avuto modo di dire a queste ragazze e a noi”.Immagino ci sia stato un incoraggiamento da parte di Papa Francesco…
“Assolutamente. Posso raccontare uno dei momenti più belli. Come probabilmente già sanno i radioascoltatori – perché nei giorni scorsi anche voi ne avete parlato – Eisham il 17 febbraio, prima di partire per Roma, ha incontrato la mamma in carcere, Asia Bibi. Le ha detto: ‘Sai mamma, vado a Roma. Incontrerò anche il Papa. Vado a Roma perché il Colosseo si illuminerà di rosso. Penseremo, anzi penseranno a te nel mondo’. Asia le ha risposto: ‘Se incontri il Papa, dagli un bacio da parte mia’. Siamo partiti da questo, cioè dal bacio che Eisham ha dato al Santo Padre e che il Santo Padre non solo si è preso tutto, ma ha ricambiato con un affetto e con una testimonianza di vicinanza, di fede, di solidarietà che in quell’abbraccio diceva tutto. L’incontro avrebbe potuto concludersi anche solo con un saluto introduttivo per l’intensità del legame che si è immediatamente instaurato tra il Santo Padre e le testimoni”.
Ci puoi accennare alle reazioni delle ragazze e del marito di Asia Bibi?
“Erano piacevolmente sotto shock. L’intensità, l’emotività dell’incontro è stata veramente forte, fortissima, un impatto impossibile da descrivere così come la commozione, l’emozione che nessuno di noi ha nascosto, in particolare le ragazze. C’era emozione vera, visibile. Era forte. Il Santo Padre ha definito Asia e Rebecca “donne martiri” – questo sì, lo possiamo dire – delle meravigliose donne martiri, esempio per una civiltà che ha paura del dolore”.
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