La forza della fede in questo giorno di dolore è bagnata dalle lacrime. Sono le suore povere di santa Chiara di Norcia che manifestano la fragilità del pianto e la forza della fede. Sono lì in ginocchio davanti alle macerie, come quando si prega dinnanzi a un corpo senza vita, ma si guarda alla Vita che ci attende. A scrivere queste parole è il portavoce del Sacro Convento di Assisi Padre nzo Fortunato, direttore di SanFrancescoPatronoditalia
Suore che vogliono tornare in Convento il prima possibile, anche se non sappiamo quando. Ora rimane solo la paura, si è soli tra le macerie, ma forti perché uniti in unico abbraccio. Anche i figli di san Benedetto provati duramente reagiscono con lo stile di chi ha Dio nel cuore, perché ha a cuore l’uomo. Si propagano le parole di don Ignazio, monaco benedettino che viene dall’Indonesia: “ci eravamo rifugiati in montagna dopo le ultime scosse ma siamo tornati a dare una mano”. Padre Cassian Folsom, priore dell’Abbazia, con voce mite mi dice: “è una distruzione generale, la Basilica, la Cattedrale. Ma la comunità è unita. Siamo pronti a impegnarci per ricostruire, per stare accanto alle persone con la preghiera e con l’affetto. Sai, oggi in questa desolazione un giovane postulante entra nella nostra famiglia. E’ un segno di speranza”.
Il terrore e paura scorrono nel web, nei video mostrati dai telegiornali, nelle numerose dirette tv: le immagini delle chiese distrutte tra l’Umbria, le Marche e il Lazio sembrano una litania di santi che “vengono giù”: san Benedetto e santa Rita a Norcia; sant’Agostino ad Amatrice; verifiche a san Lorenzo e san Paolo a Roma; chiusa per precauzione e calcinacci la Basilica di santa Maria degli Angeli ad Assisi e la chiesa della Regola, il protoconvento di Rivotorto, dove san Francesco riunì la prima fraternità. Parlo con il cardinal Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale umbra che al momento della scossa si trovava a Santa Maria degli Angeli con oltre mille scout adulti. Gli domando: “Eminenza come sta?” ma lui reagisce preoccupandosi degli altri: “No, voi come state?. E’ una prova durissima. Le persone al primo posto, è un dolore che va oltre. San Francesco come san Benedetto sono il cuore del mondo. Quando l’Umbria è toccata nel cuore è tutto il mondo che è scosso. Ora desidero pensare e stare accanto a chi soffre”. E continuo: “Eminenza cosa pensa di fare?”.
“Bisogna evitare di celebrare le messe nelle chiese dell’Umbria. E’ questa l’indicazione che sto dando a parroci e sacerdoti. Ho preso questa decisione dopo un colloquio con la presidente della Regione, Catiuscia Marini. Chi vuole può farlo soprattutto in questi giorni dedicati ai Santi e ai defunti, ma deve tenere le celebrazioni in spazi aperti”. Anche qui ad Assisi chi a messa, chi in chiesa, chi a colazione sente tutta la paura. Ci guardiamo attoniti negli occhi e il frate più anziano, fra Vladimiro che di terremoti ne ha vissuti molti, mi dice “Guarda, guarda…”. E’ tremante e impaurito. Ci abbracciamo. In questi momenti di smarrimento l’esortazione di San Francesco ci accompagna: “Quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più”. E’ la consapevolezza che a farci ricchi non sono le cose, ma l’abbraccio, l’affetto tra tutti noi. Stasera mi addormento e faccio fatica a di dire “madre terra”. Francesco perdonami.
di padre Enzo Fortunato