Ennesima agghiacciante notizia di violenze alle donne dall’India. Nello Stato centro-orientale di Chhattisgarh, un uomo si è vendicato di una donna sposata che è riuscita a sfuggire al suo tentativo di stupro, dando fuoco e uccidendo alle sue due nipoti che erano con lei. Solo due giorni fa, questa volta alla periferia est di New Delhi, una ragazzina di 15 anni, dopo essere stata violentata e ricattata per otto mesi da un suo vicino di casa, è stata bruciata viva dallo stesso aguzzino. Per cercare di capire le dinamiche di un fenomeno che risulta sempre più grave, Fausta Speranza ha intervistato, per la Radio Vaticana, Stefano Caldirola, docente di Storia dell’India all’Università di Bergamo:
R. – Io non credo che ci sia un problema di aumento del numero di violenze. Io credo che questo problema della violenza sulle donne sia un problema che la società indiana ha da parecchio tempo. Ma ritengo che sia aumentata, da un lato, la consapevolezza della natura del problema. Un tempo gran parte di questi casi non venivano denunciati e, soprattutto, nei villaggi le questioni legate alla famiglia, al clan, alla casta, erano questioni di cui non si parlava, autentici tabù. Oggi, invece, è cresciuta la consapevolezza, ma non solo quella delle donne, anche quella delle caste più basse, che comporta molto spesso la denuncia di questi crimini. Dall’altro lato, ritengo che ci sia anche una maggiore penetrazione dei mass media nella società indiana, anche in quella rurale, e questo aiuta la denuncia e aiuta a far emergere dei casi che un tempo probabilmente non avremmo mai letto sui giornali.
D. – Ma si tratta di un fenomeno che si intreccia con quello delle caste o parallelo?
R. – Definire che esista sempre un intreccio tra episodi di violenza sulle donne e questione castale è sicuramente sbagliato, perché la maggior parte delle violenze avvengono in famiglia, come del resto nella maggior parte dei luoghi del mondo. Ci sono violenze che non c’entrano nulla con la questione della casta. Indubbiamente, però, c’è la questione del conflitto e della tensione tra caste, che esiste soprattutto in alcuni Stati del Nord – penso a quelli della piana gangetica da cui arrivano le più recenti notizie di efferate violenze nei confronti delle donne – che hanno indubbiamente un’influenza in questo. La violenza sessuale, infatti, è da sempre stata una sorta di arma ampiamente utilizzata di solito dalle caste più alte per “regolare” le caste più basse, per “mettere al loro posto” le caste più basse. E questo indubbiamente è un problema che esiste. Infatti, i casi recenti lo dimostrano.
D. – C’è maggiore consapevolezza da parte del mondo femminile, maggiore consapevolezza dei media, ma anche maggiore consapevolezza della politica?
R. – Sì, ci sono oggi molti movimenti politici che rappresentano anche le caste più basse e che quindi danno più coraggio alle persone per denunciare eventuali casi e danno più consapevolezza. Questo si intreccia con altri movimenti, altri cambiamenti che ci sono nella società più profonda dell’India. C’è ancora molto da fare, perché anche il mondo politico indiano, che poi alla fine inevitabilmente è lo specchio del Paese, ha tante voci al suo interno, ha tante posizioni diverse. Ricordo quando ci fu lo stupro efferato di Delhi, che finì sulle prime pagine di tutti i giornali: ci furono alcuni politici che, non dico giustificarono il fatto, ma divisero la colpa ugualmente tra aggressori e vittima, che è una cosa assolutamente intollerabile!
D. – Si muove qualcosa anche sul piano legislativo, però…
R. – Fino a questo momento, in realtà, negli ultimi anni abbiamo avuto interventi della legislazione sia relativi all’inasprimento delle pene, per quanto riguarda lo stupro, sia anche una generale inclusione di reati di violenza sessuale all’interno delle cosiddette atrocità – con un’orrenda traduzione dall’inglese – perpetrate nei confronti delle caste più basse: il Dalit atrocity act, che appunto tende a punire ogni tipo di violenza fatta proprio in nome della discriminazione di casta, all’interno della quale rientrano anche le violenze sessuali.
D. – Sul piano internazionale ci sono diverse dichiarazioni in difesa della donna. L’India ha ratificato queste prese di posizione internazionali?
R. – Sì e no. C’è stata una forte polemica sui giornali indiani proprio la settimana scorsa, relativa alla necessità o meno da parte dell’India – che è dibattuta in questi giorni – di ratificare, ad esempio, quello che viene definito come “stupro all’interno del matrimonio”, che appunto è contenuto all’interno di queste dichiarazioni a livello internazionale, ma che l’India è restia a ratificare. E ancora un ministro del governo indiano ha detto che a suo parere non dovrebbe ratificare questo trattato, perché la concezione della famiglia in India è diversa rispetto a quella che c’è nel resto del mondo, andando in questo modo parzialmente a giustificare gli stupri che vengono commessi dal marito nei confronti della moglie.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana