Dispur – “Non bisogna perdere la speranza per la pace, ma costruirla anche quando i risultati tardano ad arrivare”. È quanto dice in un nota inviata all’Agenzia Fides l’Arcivescovo salesiano Thomas Menamparampil, Arcivescovo emerito di Guwahatie attualmente amministratore apostolico della diocese of Jowai, che ha svolto un ruolo chiave negli ultimi sviluppi del percorso di riconciliazione in Nagaland, stato dell’India Nordorientale attraversato da conflitti e tensioni sociali e politiche.
“Gli sforzi di pace – racconta l’Arcivescovo – erano a un punto morto e circa 10.000 tribali adivasi, cacciati dal Nagaland, stavano perdendo la speranza di ritornare nelle loro terre. Ma i leader di tutte le Chiese del Nordest si sono riuniti lanciando un’iniziativa unitaria per la pace, ispirata dalla missione di uno specifico ‘Peace Team’, già intervenuto in passato nel Nordest”.
Quella iniziativa ha sciolto dei nodi e ammorbidito le posizioni: Tarun Gogoi, il Primo Ministro di Assam, “si è congratulato con la comunità cristiana per una impresa creativa e costruttiva”. Anche Zeliang, il primo ministro del Nagaland, ha apprezzato questo sviluppo, invitando al dialogo fra le popolazioni tribali e le istituzioni.
I leader della Chiesa hanno invitato a guardare il problema in primo luogo dal punto di vista umanitario e dell’interesse delle persone che soffrono e non dal punto di vista politico o ideologico.
Gli adivasi sono preoccupati per le loro terre e per i raccolti, utili per la loro sopravvivenza. Una via possibile è quella di consentire, intanto, alle popolazioni cacciate di raccogliere il riso nelle risaie che essi avevano piantato. “L’importante è che il dialogo sia ripreso. C’è un desiderio di riconciliazione su entrambe le parti”, nota in conclusione mons. Menamparampil. Fonte: Agenzia Fides