Mumbai (AsiaNews) – “Sensibilizzare l’Asia e tutto il mondo globalizzato sul problema del traffico di esseri umani, per impedire che le nostre ragazze diventino prede di questo modo di vivere”. È questo l’obiettivo che anima l’Asian Movement of Women Religious Against Human Trafficking (Amrat). L’associazione rappresenta l’impegno congiunto di tutti gli ordini religiosi femminili dei Paesi dell’Asia meridionale (Bangladesh, India, Nepal, Pakistan, Sri Lanka) nella lotta alla tratta di esseri umani. Su 30 milioni di “nuovi schiavi” stimati in tutto il mondo, l’India da sola ne conta quasi la metà. Secondo gli ultimi dati ufficiali del governo, nel 2013 ci sono stati un totale di 4.566 nuove vittime accertate del traffico: i numeri reali sono molti di più. Lo Stato peggiore è il Rajashtan (1.190), seguito da Delhi (864), Tamil Nadu (762) e Maharashtra (630). Nello stesso arco di tempo, i casi denunciati sono stati 1.657, la maggior parte dei quali (944) ha coinvolto bambini e ragazze, rapiti (o comprati) per essere venduti al mercato della prostituzione, impiegati nel lavoro forzato o mutilati per l’accattonaggio. In questi giorni la Chiesa indiana e asiatica osserva una novena dedicata a santa Bakhita (30 gennaio-7 febbraio), in vista della prima Giornata internazionale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone (8 febbraio). “Le nostre preghiere – spiega ad AsiaNews la segretaria generale dell’Amrat, suor Rita Mascarenhas Fma – sono rivolte anche alla conversione dei cuori dei trafficanti, che perpetrano e traggono profitto da questo male, e dei consumatori che lo alimentano. Preghiamo anche affinché i leader di governo, i politici e tutti i servitori dello Stato affrontino il sistema che rende possibile la tratta di esseri umani”. Di seguito la religiosa, delle Salesiane di Don Bosco, racconta ad AsiaNews la storia di due vittime, salvate con l’aiuto del movimento cristiano.
Di ritorno da Delhi, suor Emilda arriva a Ranchi con due giovani ragazze che hanno superato la 12ma classe. Una si chiama Prema e l’altra Reema, sono parenti alla lontana. Entrambe, insieme ad altre due ragazze, erano state portate a Delhi dalla loro amica Namitha con l’illusione di lavorare in un ufficio.
Namitha viaggia abitualmente avanti e indietro da Delhi con abiti affascinanti e adesca ragazze con la promessa di falsi posti di lavoro vantaggiosi e con stipendi allettanti. Dato il suo stile di vita, le ragazze sono attratte dall’elegante vita di città. Il 23 luglio vengono condotte in un appartamento di Delhi, che Namitha descrive loro come una agenzia di collocamento. Una volta qui però vengono rinchiuse, e i loro effetti personali rubati insieme ai documenti originali. Tuttavia Prema riesce a nascondersi addosso il suo cellulare spento.
Dai trafficanti Namitha guadagna 5mila rupie per ogni ragazza, come ricompensa per l’adescamento. Prema e Reema raccontano che erano quasi in 400, tra ragazze e donne, nel luogo dove erano state portate. Era un grande appartamento, con un bar e molte stanze. Le ragazze provenivano da diversi Stati, in particolare Jharkhand, Chhattisgarh, Orissa e West Bengal.
Le giovani si trovano in condizioni davvero agghiaccianti. Il commercio illegale della vendita di ragazze e donne va avanti giorno e notte e gli uomini che frequentano quel luogo le maltrattano se queste rifiutano di obbedire loro. Le ragazze si nutrono con bevande e cibi drogati. Subiscono abusi sessuali.
Data la situazione, Prema e Reema si rifiutano di mangiare ma continuano a pregare. Il secondo giorno Reema è venduta a un cliente di Ahmedabad. Dovrebbe partire il giorno dopo, ma poiché si rifiuta minacciano di picchiarla in una stanza chiusa. Provano anche a corteggiarla promettendole di portarla a fare shopping. Prema insiste di voler accompagnare Reema ed entrambe progettano di scappare grazie al pretesto delle spese, portandosi dietro il cellulare. Prema riesce a chiamare al telefono sua madre e un compaesano, che la esortano a correre in una strada affollata e a gridare in cerca di aiuto. Quindi entrambe iniziano a correre in modo confuso per strada, chiedendo aiuto.
In quel momento un autista di risciò si ferma per soccorrerle. L’uomo, dopo aver ascoltato la terribile vicenda, lascia le ragazze con 600 rupie alla stazione ferroviaria di Anand Vihar a Delhi. Con tale somma le due organizzano la fuga comprando due biglietti per Ranchi e si apprestano ad aspettare il treno in stazione.
Ma mentre aspettano alla stazione ferroviaria vedono suor Emilda, una suora appartenente alla Society of the Sisters of Bethany (anglicana), che aspettava il treno per Ranchi. Dal vestito riconoscono la sua appartenenza religiosa, perché una delle ragazze ha studiato a una Bethany School. Le ragazze si avvicinano e le raccontano tutto quello che hanno passato. Suor Emilda è in compagnia della figlia del loro autista, che sta portando all’ammissione al collegio di Ranchi. La suora viene colpita dalla loro sofferenza e promette di aiutarle portandole con sé a Ranchi. Procura loro cibo, vestiti e rifugio presso la casa delle consorelle a Ranchi e mette le due ragazze a proprio agio. Per la prima volta dopo una settimana le giovani si sentono al sicuro e libere dalla paura. Suor Emilda dispone tutto per la loro protezione e riesce a riportarle alle loro case.
In questo caso particolare, il trafficante è una ragazza di nome Namitha. Ha studiato fino al biennio universitario. Ora è la seconda moglie di Saif (nome di fantasia), un uomo musulmano. Lui è il principale collegamento e la persona chiave del traffico di affari dal Jharkhand. Ora Namitha, essendo di etnia Santal, si reca in diversi villaggi tribali e seduce sia le ragazze istruite che senza istruzione. A queste vengono mostrate grandi prospettive di buoni lavori, una vita confortevole e così via. Lei le prepara mentalmente. Quando sono pronte, lei le porta al luogo di transito temporaneo nei quartieri generali del distretto. Vengono tenute lì per un po’ di tempo, sono curate e trattate bene. Gli vengono mostrate elevate prospettive. Poi Saif e Namitha le trasportano insieme a Delhi dove hanno il principale centro di transito, nel quale radunano le ragazze e le tengono fino a quando vengono vendute ai compratori.
È davvero angosciante sapere che ci sono centinaia di simili centri di transito invisibili a Delhi, dove vengono distrutte delle vite innocenti e le loro famiglie.
Fonte. AsiaNews
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