Celebrare l’Eucarestia in quei luoghi visitati da san Giovanni Paolo II in Indonesia per ricordare “che lui è stato qui, un santo moderno che ha cambiato il volto e lo spirito della Chiesa”. È così che migliaia di cattolici a Jakarta hanno celebrato la canonizzazione di papa Woijtyla, avvenuta – insieme a quella di papa Roncalli – il 27 aprile scorso. Un modo per mostrare in contemporanea, anche se a migliaia di chilometri da Roma, “piena gratitudine per la sua santità”.
L’Indonesia fu la seconda tappa del viaggio apostolico in Estremo Oriente e a Mauritius compiuto da Giovanni Paolo II dal 6 al 16 ottobre 1989. In particolare sono stati due gli eventi organizzati dalla Chiesa indonesiana per festeggiare l’avvenuta canonizzazione. Il primo si è svolto nell’università cattolica di Atma Jaya (South Jakarta), dove il papa incontrò centinaia gli esponenti del mondo della cultura locale. La seconda iniziativa si è svolta il 28 aprile scorso al Taman Mini Indonesia Indah (Tmii), parco-giardino che rappresenta l’Indonesia in miniatura, dove mons. Ignatius Suharyo – arcivescovo di Jakarta – ha presieduto una messa di ringraziamento per il nuovo santo. A concelebrare con lui circa 100 sacerdoti provenienti da tutte le parrocchie dell’arcidiocesi. Un momento, ha detto il presule nell’omelia,
“non comune per le congregazioni cattoliche indonesiane, poiché questa è la prima volta nella storia moderna della nostra Chiesa che possiamo celebrare il nostro ringraziamento, attraverso l’eucarestia, per la santità di due papi”. Alla liturgia erano attese un migliaio di persone, ma alla fine più di 2mila hanno partecipato. Proprio nel giardino in miniatura, che accoglie la piccola cappella di santa Caterina, Giovanni Paolo II si fermò in preghiera durante il suo viaggio. Un altro evento importante di quei giorni nel 1989 fu la celebrazione di una messa all’aperto nello stadio Duncunha a Maumere, a cui parteciparono circa 120mila cattolici di Jakarta e delle città limitrofe. L’Indonesia è la nazione musulmana (sunnita) più popolosa al mondo (l’87% professa l’islam) e, pur garantendo fra i principi costituzionali le libertà personali di base (fra cui il culto), diventa sempre più teatro di violenze e abusi contro le minoranze. I cristiani sono il 7% della popolazione, i cattolici il 2’9%, l’1,7% è indù e il 3,4% professa un’altra religione. Nella provincia di Aceh vige la legge islamica e in molte altre aree si fa sempre più radicale ed estrema l’influenza della religione musulmana nella vita dei cittadini.
di Mathias Hariyadi