Messe all’aperto, adorazioni Eucaristiche, un pellegrinaggio nei luoghi in cui i primi missionari hanno piantato il seme della fede, feste di piazza semplici ma cariche di entusiasmo e partecipazione. In questi giorni centinaia di fedeli della diocesi di Weetebula, nell’isola di Sumba, provincia di East Nusa Tenggara (Ntt), nella zona orientale dell’arcipelago indonesiano, hanno celebrato un doppio appuntamento a livello comunitario: il giubileo per i 125 anni della fondazione della prima missione cattolica e la 68ma giornata internazionale dedicata alle comunicazioni sociali. Due eventi che hanno animato un’area in cui i cattolici sono una minoranza, a fronte di una larga maggioranza cristiana protestante. Sono circa 644mila gli abitanti dei quattro distretti in cui è suddivisa l’isola di Sumba, il 22,2% dei quali (143mila) sono i cattolici appartenenti alla diocesi di Weetebula; la grande maggioranza (il 60,8%, per un totale di 391mila) sono cristiani protestanti, mentre i musulmani – a differenza della parte restante dell’arcipelago indonesiano – sono una piccola minoranza, assieme ai gruppi tribali che praticano ancora la religione “nativa” chiamata “Marapu”. Per quanto concerne i cattolici, molti membri della diocesi di Weetebula – suddivisa in sole 24 parrocchie – sono “migranti” provenienti da Flores, Java o altre province dell’Indonesia.
Pur rappresentando poco più del quinto del totale, la comunità cattolica locale è caratterizzata da un’estrema vivacità confermata dall’alto numero di vocazioni che si sono registrate negli ultimi anni. Il numero a Sumba è in rapido aumento, con oltre 80 iscritti al Seminario maggiore dei Redentoristi e almeno 40 sacerdoti diocesani a Weetebula, una realtà ancora arretrata dove le infrastrutture scarseggiano, vie di comunicazione, mezzi e servizi sono tuttora limitati. La Santa Sede ha istituito la prefettura apostolica nel 1959, divenuta poi diocesi dieci anni più tardi, nel 1969. Oggi la cura pastorale è affidata a mons. Edmund Woga, un redentorista, che ha sostituito nel 2008 l’allora vescovo (verbita) mons. Gerulfus Kherubim Pareira. Alle celebrazioni hanno partecipato oltre 150 persone, alcune delle quali provenienti dalle diocesi di Jakarta, Pontianak e Sanggau (provincia di West Kalimantan). I presenti hanno potuto scoprire i primi passi della missione cattolica a Sumba, grazie all’opera di due missionari gesuiti di origine tedesca – p. Schweitz e p. Bushc – accompagnati nel loro viaggio da otto cattolici dell’isola di Flores. I pellegrini hanno visitato anche il “primo sito” che testimonia la presenza dei gesuiti nell’area, celebrando una messa semplice ma dal profondo contenuto simbolico. Risale al 1889 la fondazione del primo luogo di culto “stabile” per gli abitanti di Sumba che, con alterne vicende, ha saputo crescere e festeggiare oggi i 125 anni di vita. Ad animare la missione nell’area si sono alternati sacerdoti verbiti e, dal 1957, un gruppo di padri redentoristi che hanno aperto la strada ad altre congregazioni e ordini religiosi maschili e femminili.
In Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo, i cattolici sono una piccola minoranza composta da circa sette milioni di persone, pari al 3% circa della popolazione. Nella sola arcidiocesi di Jakarta, i fedeli raggiungono il 3,6% della popolazione. La Costituzione sancisce la libertà religiosa, tuttavia la comunità è vittima di episodi di violenze e abusi, soprattutto nelle aree in cui è più radicata la visione estremista dell’islam, come ad Aceh. Essi sono una parte attiva nella società e contribuiscono allo sviluppo della nazione o all’opera di aiuti durante le emergenze, come avvenuto per in occasione della devastante del gennaio 2013. di Mathias Hariyadi